Cento mani al giorno

La pioggia sottile e continua copre i tetti delle case di Bruxelles da qualche giorno ormai, il sole timido e lontano si cela dietro qualche nube grigiastra mentre l'asfalto si sporca di pozzanghere e passi, gente che corre al lavoro, si incastra nel vagone della metro proprio quando il suono stridulo a singhiozzi annuncia la nuova imminente partenza e c'è sempre qualcuno che corre tentando di entrare all'ultimo istante o fissando il mancato aggancio un po' amareggiato, se solo avesse aumentato il passo lungo le scale mobili, se solo quella coppia non si fosse fermata per un bacio ostacolando il passaggio.. ma in fondo un bacio e' solo un bacio. Poi tra le fermate che portano agli uffici della Commissione Europea, ecco che si svuota il vagone, in fila disordinata la gente si accalca nella fretta d'uscire e raggiungere la propria scrivania, in una dipendenza innaturale al lavoro che non nobilita ma schiavizza necessariamente, lentamente. Adesso c'è più posto, anche per pensare, senza il fastidio di sentirsi in trappola, non più schiacciato dallo zaino enorme di qualcuno o appeso al palo per non capitombolare addosso ad altri; e c'è più spazio anche per la donna dal francese lento che chiede elemosina mentre gli sguardi di tutti si voltano disprezzanti, occhi al pavimento a guardare una macchia che d'improvviso non ha più privacy, chi a leggere l'articolo del metro scartato senza interesse qualche minuto prima, chi tossisce o si avvicina al portellone pur di non incrociare la vista della pietà.

E poi di nuovo la pioggia, ma non c'è tempo per aprir l'ombrello, a breve si e' già coperti dall'entrata larga degli uffici, l'ascensore ti inghiotte e ti porta al sesto piano ed inizia subito il gioco delle cento mani. Ad ogni incontro, anche sconosciuto, un bon jour e poi la mano e forse la mano già si muoveva prim'ancora di produrre suono e poi di nuovo e ancora, il corridoio non e' mai troppo corto, c'è sempre qualcuno che spunta da una porta, qualcuno che attende una copia alla stampante e allora c'è il saluto e la mano meccanica, d'abitudine, tradizione, educazione. Come un rito infrangibile, anche nell'ufficio alle sette scrivanie c'è il passeggio delle mani, una per ogni schermo, sette mani ogni mattina più le altre inevitabili. C'è addirittura chi viene da lontano, per salutare tutto il piano, entra ed esce da ogni stanza, come ape laboriosa a trasportare malattie di mano in mano, e poi scompare per il resto della giornata, fiero d'aver compiuto il suo dovere nel gioco delle mani. E allora lo prepari, il sorriso per ogni mano, sempre lo stesso, d'accordo con gli occhi, tutto il viso in un sol gesto, grande orchestra in due secondi, perché non ti puoi tirare indietro, non puoi mancare di rispetto, se questo e' l'uso dell'azienda, se qui in Belgio dan sempre la mano, devi rassegnarti al loro gioco, le regole son chiare e la mano e' sempre tesa, certo almeno in bagno dico bon jour e' passo lesto.

Consigli sparsi per affittuari a Bruxelles

Dopo alcuni consigli su come trovare casa a Bruxelles, e' importante sapere anche come difendere i propri diritti di inquilini nel caso se ne abbia bisogno. Se siete affittuari a Bruxelles, consiglio decisamente di far parte del sindacato degli inquilini, Le syndicat du locataire. Con 15 euro di iscrizione annuale si ha accesso ad una rete di consulenti e supporti di ogni tipo: in due uffici a Bruxelles, vi aspettano esperti per discutere di ogni problema relativo al vostro appartamento, contratto, proprietario di casa. Potete richiedere una ispezione (in tempi molto brevi) con controlli sul gas, elettricità, acqua, umidità, completa di report con foto e norme da rispettare, pagando soltanto altri 15 euro (io l'ho fatto e son rimasto davvero soddisfatto del lavoro). Per difendere i vostri diritti di affittuari o per conoscerli in ogni dettaglio, per avere consigli, far parte di questo sindacato e' sicuramente da consigliare (vista anche la bassa quota di iscrizione).
L'ufficio in Place Albert, dove sono stato già diverse volte a causa di alcuni problemi, e' piccolo e di color giallo, le pareti vecchie e l'odore di chiuso, di affollato, di gente in difficoltà, ognuno ad attendere il turno sfogliando carte, contratti, ricevute; ma il personale e' disponibilissimo, gente belga calma e sorridente. Se non parlate francese o se il vostro francese non e' ancora abbastanza fluente da poter descrivere certe problematiche, uno di loro parla anche spagnolo ma a quanto pare nessuno inglese. Una cosa importante e' decisamente l'orario, se volete andare a far due chiacchiere con il sindacato, conviene svegliarsi davvero presto: solo le prime 15 persone saranno accettate ogni mattina e due giorni fa alle 9:00 c'era già il cartello fermé sulla porta; soprattutto in periodo invernale Bruxelles e' piena di inquilini con problemi di riscaldamento, isolamento termico, proprietari negligenti e c'è fretta di consigli, soluzioni, supporto. Ieri sono stato in udienza dal giudice di pace, sempre per lo stesso problema, e nel giro di due ore durante l'attesa per la nostra udienza ho ascoltato almeno altri otto casi di chauffage, malfunzionamenti e installazioni a gas.

I contratti di affitto qui a Bruxelles possono nascondere diversi tranelli (e farlo visionare al sindacato prima di firmarlo non sarebbe una cattiva idea), ma ci sono numerosi servizi per la difesa degli inquilini ed il sindacato e' solo uno di questi. Ogni comune (Bruxelles e' suddivisa in 19 comuni) offre consulenza legate gratuita per qualsiasi problematica (per esempio su quello di Saint-Gilles, in Rue Vanderschrick 71, posso dirvi che parlano anche inglese e spagnolo, ad ogni modo non siete obbligati ad usufruire del servizio del vostro comune di residenza, quindi nel caso ne abbiate bisogno potete controllare quello che più vi facilita spostamenti, lingue, etc), potete andare anche all'ufficio urbanistica (ma del vostro comune) in cui e' possibile richiedere una ispezione completa della propria abitazione (la tempistica dipende dal comune, siamo intorno al mesetto); inoltre in Gare du Nord sono situati gli uffici del Ministère de la Région de Bruxelles-Capitale tra cui l'ufficio du logement in cui tra le altre cose e' possibile richiedere una ulteriore ispezione (tempistiche molto più lunghe, anche 4 mesi) e consigli complementari al sindacato, sono li' per ascoltarvi ed aiutarvi.

Tutto ciò dovrebbe bastare in caso abbiate problemi su queste tematiche. Se scoprite alcune informazioni sbagliate o se grazie a vostre esperienze personali o di amici sapete qualcosa in più, condividere o integrare grazie ai commenti e' sempre gradito:) Ah, un ultimo consiglio dopo le mie esperienze recenti: se la mattina sapete già di dover andare in diversi uffici tra code, attese, a ripetere sempre la stessa storia, con stress annessi e magari anche la difficoltà della lingua, e le tempistiche, i trasporti, insomma la città, beh se sapete già di dover affrontare tutto questo, non fate come me, non prendete un cappuccino nel primo shop che trovate nella metro, effetti distruttivi possono colpirvi anche in brevissimo tempo..

Ma quante banana republic

Quando vivevo a Dublino ogni mattina leggevo il metro nei venti minuti di tram che mi portavano a lavoro e nella rubrica dedicata ai messaggi dei lettori si leggevano spesso critiche al governo da locali e stranieri ed ogni tanto compariva la frase sulla banana republic come critica, lamento, etichetta. Girando numerosi blog di giornalisti e pensatori italiani spesso si parla di repubblica delle banane nei testi o tra i commenti, riferendosi all'Italia, alla situazione politica o qualche altro problema del momento. Recentemente leggo la stessa espressione rivolta pero' al Belgio nelle numerose email del proprietario di casa, un signore irlandese che di fronte ad alcune sue palesi negligenze continua a prendersela con la burocrazia belga sicuramente complessa e poi con la compagnia del gas e poi a turno altro ancora, etichettando di continuo il tutto come repubblica delle banane. Quando poi ho incontrato l'ex vicino ugandese al mercatino settimanale della piazzola sotto casa, mi ha ricordato quando succedeva lo stesso con lui e che non era molto carino sentirsi ripetere sempre quella espressione.
Se originariamente si appellavano come repubbliche della banana quelle nazioni politicamente instabili, dipendenti da un modesto settore agricolo in mano a multinazionali e sotto dittature camuffate appunto con la bandiera di repubblica, col tempo e' divenuta espressione dispregiativa alquanto internazionale e spesso utilizzata con molto leggerezza anche di fronte a problematiche riscontrabili un po' ovunque. Che il paese perfetto non esista e' oramai nozione banale, eppure sono tante le repubbliche delle banane a detta di voci che s'alzano e cambiano come il vento in alto mare, come se tutto fosse cosi' eccessivamente disorganizzato o come se davvero alcune contemporaneità fossero a livelli di altre nazioni che non hanno sicuramente colpe se distese immense si coprono di banane ne' se anni addietro il colonialismo barbaro le invase, saccheggiandone risorse e poi sfruttandone la povertà, lasciate con debiti pubblici incolmabili e con governanti fantocci manovrati abilmente dai poteri internazionali; basterebbe sentire anche solo per poco le parole di Thomas Sankara per comprendere alcune differenze basilari. E se anche si volesse soltanto giustificare l'uso dell'espressione come di scherno o d'una leggerezza incontrollata, magari con paragoni a Woody Allen che pure giro' sul tema con stile, non so fino a che punto lo si potrebbe accettare e magari son io che son esagerato adesso, ma quando sento o leggo di banana republic da gente che probabilmente non conosce altri aggettivi su argomenti futili, comuni o di cui domani già avrà dimenticato, beh mi domando sempre se ci son repubbliche delle banane anche mentali, governi celebrali in teste senza senno.

Quell'Italia che non so

Chiacchierando con un'amica lituana l'altra sera, si parlava di caratteristiche comuni e differenze tra i nostri paesi cosi' distanti, con domande curiose e continue, come un appetito di conoscenze o soltanto la voglia di scoprire. Dopo diverse risposte, lei mi fa notare il mio eccessivo uso dei 'penso', 'credo', 'secondo me' e altre introduzioni ipotetiche utilizzate nel descrivere cose, fatti, persone. Ma possibile, mi domanda, che sul tuo paese sei incerto su cosi' tante cose? Il problema di base e' che le mie certezze, quelle da mano sul fuoco o meritevoli di verbi forti e sicuri, si poggiano su quello che succedeva tra le mura domestiche o nella cittadina sul mar Tirreno, intorno, la provincia, la regione, gli amici, l'università a poco più di un'ora di macchina, qualche fine settimana in giro un po' lontano, qualche gita, qualche viaggio, e poi? La verità e' che mi son reso conto di non conoscere tante sfaccettature del mio paese e non saper descrivere come vivono in Sardegna, cosa mangiano a Milano o le abitudini serali di Palermo. Se l'Italia può sembrare una nazione cosi' piccola sul mappamondo, in realtà e' un cosi' ricco mix di tradizioni, storia, abitudini ed evoluzioni a volte anche diametralmente opposte tra loro e la sola nazionalità, il solo fatto di essere italiano non mi autorizza a dire 'si in Italia e' cosi'' o 'no, in Italia non trovi questo prodotto' o 'si'  la sera i ragazzi fanno questo', perché non son mai stato in un supermercato di Trieste o in un bar di Genova o in una piazza di Campobasso o una discoteca ad Alghero. Io conosco soltanto l'Italia che ho vissuto, che ho percepito, che ho provato e che sicuramente non e' la totalità di tutto quello che contiene, offre, e'. Ed e' cosi' per ogni luogo, ogni posto, ogni persona.
Vi assicuro che non e' una bella sensazione, essere italiano ed acquisire la coscienza di non conoscere a fondo il proprio paese, tanto più quando ci si allontana per scoprire, imparare ed unirsi a viaggi altrui per ampliare i propri orizzonti culturali ed ideologici, e poi aver il rimorso di non aver girato abbastanza le proprie terre, conoscere a memoria alcuni microcosmi ma saperne altri solo come un turista ed i suoi viaggi da foto ed appunti. Qualunquismi e generalizzazioni sono dietro l'angolo, dove l'erba e il fascio si confondono erroneamente, e alle domande rispondo col dubbio, quasi fossi uno straniero anche li', dove inizia quell'Italia che non so.

Disintossicazione lenta

L'altro giorno in Gare du Midi entro nel bagno pubblico, a pagamento come la maggior parte dei bagni qui a Bruxelles (con prezzi che vanno dai 30 ai 50 centesimi per il servizio). Quello di Gare du Midi ha l'ingresso controllato da tornelli, altrove c'è la signora che spiccioli alla mano preleva e gestisce. Proprio mentre entro, un altro ragazzo di carnagione scusa parla con un amico, poi entra dal tornello d'uscita nell'attimo in cui un altro ragazzo stava uscendo. La signora che in quel momento stava lavorando all'interno inizia subito a strillare qualcosa in francese, chiedendogli di uscire e di pagare per entrare. Lui le risponde in francese e poi con 'vaffanculo', una, due, tre volte. Io mi giro di scatto proprio prima di entrare in una delle cabine, quasi sorpreso nel sentire quella parola. La signora gli urla di conoscerne il significato, invitandolo a dirlo a qualcun altro ed uscire immediatamente. Lui finalmente cede, uscendo e ripetendo ancora 'vaffanculo, vaffanculo' e qualche altra parola/insulto francese.
Passeggiando più tardi tra la neve quella che si scioglie nera, sporca dei passanti e del progresso innaturale, ripensando a quel 'vaffanculo' e alla scenetta associata, notavo con quale naturalezza quel ragazzo per me non poteva essere italiano ed usava quella parola solo perché oramai internazionale. E se fosse stato un Pap Khouma? In fondo in Senegal si parla francese, ed un cittadino italiano di origini senegalesi avrebbe tranquillamente potuto parlare francese in vacanza a Bruxelles, lasciandosi scappare un 'vaffanculo'. Certo, con probabilità minori. Certo, più difficile da pensare. Certo, forse solo la scusa per pensieri piu' ampi. Certo, più naturale la mia prima osservazione, e non d'istinto, ma soltanto di cultura, associazioni, normalità. Ma normalità educate tendono ad invecchiare velocemente in questa società multietnica e gli stereotipi incontrano subito contraddizioni, reali.
Disintossicazione lenta. Disintossicazione da tanti luoghi comuni, verità, modi di fare, agire, pensare, con cui si convive fin dalla culla e che da passive normalità penetrano nel manto neurale trasformandosi in pensieri attivi e cosi' mi son scoperto maschilista cronico, razzista leggero, ingenuo globale, intollerante denso, legato a delle stupide marche commerciali, spesso circondato da muraglie culturali, forse soltanto da conoscenze errate o da una pluralità d'informazione mancata. In due anni e più all'estero, mi son scoperto con sorpresa in tanti altri modi e provo a cambiare, ma ne' comoda vittima ne' moralista sapientone, ne' contro l'Italia lasciata ne' contro il sud sanguigno, ne' contro la famiglia patriarcale ne' il microcosmo di piccole citta', non e' affatto facile distruggere mattoni vecchi anni ed anni, soprattutto senza voler scalfirne altri. Ed e' facilissimo inciampare, in qualsiasi momento, in quel pensiero, proprio quello li', quello che credevi d'aver superato tanto tempo fa.

Cadaveri natalizi

Che poi e' facile pensarli destinati a quella fine, con un po' di cinismo e coscienza del reale, magari già coltivati in qualche grande laboratorio, in una serra dai pochi sorrisi, insieme a tanti altri destinati comuni, poi caricati ad uno ad uno, senza neanche chissà quante carezze, e via sul furgone, in cerca di destinazione, sulla lista degli ordini solo un numero e ciao a tutti gli altri, già pronto in vetrina o in qualche giardino da esposizione fin quando non arriva il cliente, quello giusto, quello che sceglie perché ansioso di scattargli una foto o mostrarlo in famiglia, uno scambio di mani, da una parte i soldi, dall'altra la ricevuta e subito ad indossare un vestito inusuale di colori e luccichii, un manto innaturale di luci artificiali di un mondo alieno, ai piedi li' già spuntano scatole e fiocchi, fiori e bigliettini, come funghi velenosi ad adornare il tronco che più non fa parte d'un paesaggio natio mentre intorno schiamazzo, brindisi, canzoncine a ripetizione e ancora luci, poi i botti e milioni di auguri fin quando arriva il giorno finale, in cui lo si spoglia veloce, qualcuno con malinconia, chi con pigrizia, altri con violenza, nella fretta di far pulizie, tanto c'è li' il marciapiede che aspetta e tutto finisce senza magia, senza amore, dal calore alla strada soltanto un breve intervallo di violenta festività umana per chi come loro innocente ma inerme deve subire tutto lo spettacolo in prima fila.
E cosi' sabato notte ogni casa ha lasciato fuori il proprio albero natalizio, qui a Bruxelles, tanti cadaveri posavano inerti al suolo come immondizia, scarto dei sorrisi recenti, mentre la neve leggera ma continua ne ricopriva un po' quel verde sbiadito, richiamando magari alla natura madre o semplicemente salutando i mille rami come mani al cielo, qualcuno ancora scosso dai ricordi delle voglie di un bambino, ancora un poco macchiato dei mille addobbi profani, dalle eco della festa, ma la festa ormai finita e quello che rimane e' li' fuori a prender freddo.

Esser vivi grazie ad un buco

Che non e' il buco a cui alcuni instancabili perversi potrebbero pensare, ma la conclusione del tecnico Sibelga (azienda responsabile di gas ed elettricità in Belgio) che due sere fa ha dovuto chiuderci il gas dopo una nostra chiamata al servizio 24h. Conclusione: siamo senza acqua calda e riscaldamento da due giorni con temperature sotto lo zero. Ma andiamo con ordine, senza annoiare troppo.
Ad aprile mi trasferisco in Belgio e dopo aver visitato una quindicina di appartamenti qui a Bruxelles, finalmente troviamo quello che sembra soddisfare i nostri criteri, il proprietario e' un signore irlandese contento di incontrare una coppia proveniente da Dublino e ci descrive la casa come il posto perfetto, non a caso rifinito come sua dimora - volendo ripetere sue parole - ma poi per diverse questioni costretto ad affittarla. Una mattina di agosto mi sveglio con un leggero spiffero sul volto ma non sto dormendo per strada o facendo camping ad Amsterdam con miei amici francesi, in realtà sono nel letto di casa e da un punto di giunzione tra soffitto ed muro si intravede un sottile fascio di luce: c'è un buco nel muro, da cui entra luce e vento. Chiamo subito il proprietario, che mi suggerisce un po' di silicone. Siccome con lui avevo già avuto altre discussioni per diverse faccende, me la sbrigo da solo e chiudo il buco comprando un po' di materiale da Brico.

Il tempo passa, lavoro nuovo, città nuova, corso di francese e tanti sorrisi. Quando l'inverno belga si appresta a raffreddare le città, iniziamo ad usare i riscaldamenti. Un giorno di novembre sentiamo uno strano odore di gas, ma siccome la casa e' piccola e in quel momento si stava cucinando qualche intruglio non magico, pensiamo che ci stessimo sbagliando; ad ogni modo chiamo il proprietario per avvisarlo della cosa, mi dice che gli impianti sono certificati e che non dovrebbe accadere ma che nel caso potrei chiamare un tecnico per controllare. Leggo dal contratto che e' sua responsabilità occuparsi di queste faccende. Finisce che non chiamo, inghiottito da impegni, cose, inutilità, progetti e fantasie e anche perché l'odore non si avverte più.
A dicembre arriva il grande gelo, il riscaldamento non riscalda più la casa, troviamo un altro buco nel muro del salottino, poggiando la mano tra il parquet ed il muro si sentono entrare soffi di vento, sfiorando con la guancia alcuni punti tra soffitto e mura si avverte una leggera brezzolina entrare dentro casa. dalla porta principale lungo la cornice Eolo sembra voler entrare ad ogni costo lasciando penetrare le sue temperature stagionali. Adesso basta. Contatto il proprietario ma non ottengo nulla, si avvicinano le feste e adesso proprio non può interessarsi alla questione, rimandando al dopo Natale.

Sabato scorso di ritorno dalle spiagge di Gran Canaria abbronzati e col sorriso, Bruxelles ci accoglie con neve e temperature dalle cifre negative. Ritorno da Brico ed isolo almeno la porta ed ecco che dall'impianto interno di riscaldamento si sente un fortissimo odore di gas. Chiamiamo immediatamente Sibelga: il tecnico riscontra una fuga di gas nel sottoscala dell'edificio per delle tubature vecchissime e da cambiare, le ripara momentaneamente prendendo i contatti del proprietario, poi passa da noi. Il suo rivelatore di fughe di gas inizia a squillare all'impazzata ed alcune tubature non sono a norma: si sorprende, saremmo potuti morire in casa, gli facciamo vedere l'appartamento, ci conferma che lo strano ricambio d'aria che abbiamo dalle pareti ha sicuramente influito in modo positivo. Ad ogni modo lui deve seguire il protocollo, blocca tutto.

Ed eccoci qui: Bruxelles a -5 e noi senza acqua calda e riscaldamento con l'aggiunta di spifferi dall'esterno. Insomma un gran bel inizio d'anno nuovo:) Ma questa e' solo meta' della storia, perché dal giorno seguente sono iniziate altre tarantelle (ancora in corso) che vi racconterò al prossimo rigurgito di pensieri.

Intervista ad una ragazza italo-belga

Grazie al No B Day di Bruxelles ed alla mia animata partecipazione, son entrato in contatto con una ragazza italo-belga, attiva organizzatrice della manifestazione, che dopo qualche scambio di messaggi ha accettato con simpatia una mia proposta di intervista. Cosi' tra il gioco e la curiosità, tra la volontà di entrare in sfaccettature più intime dei rapporti tra immigrati e residenti e la voglia di conoscere umori ed esperienze altrui da diversi punti di vista, e' nata l'intervista che segue.
Franca ha risposto con piacere a tutte le mie domande e sono sicuro che risponderà con altrettanto piacere ad altri spunti che potrebbero nascere dalle sue risposte; il suo e' un interessante ritratto del come una ragazza indissolubilmente legata all'Italia guarda oggi il paese da fuori e sente fortemente vicine tematiche legate all'integrazione, il razzismo, il pluralismo di informazione.
Mi sono improvvisato giornalista soltanto per pochi minuti, ma nel caso qualcuno dei lettori avesse altre domande, osservazioni, pensieri, come sempre i commenti sono lo strumento migliore per condividere opinioni ed integrare contenuti.


- Lei nata in Belgio ma di nazionalità italiana, figlia di immigrati italiani degli anni 60, nonostante la distanza non smette di interessarsi dell'Italia, soprattutto della situazione politica. Perché? Come si sente a guardare gli avvenimenti da fuori?

Nata in Belgio, rimasta di nazionalità italiana, le miei radici culturali, la mia identità profonda sono e saranno sempre italiane, anche dopo più di 30 anni di "belgitude".
"Chi non sa da dove viene non può sapere dove va" disse Antonio Gramsci, cosi i miei genitori mi hanno regalato due importanti cose che mi hanno dato la possibilità di capire le mie origini: imparare la lingua italiana qui in Belgio, e "provare" una parte dell'Italia originale durante le vacanze per qualche anno.
Vivendo l'Italia cosi' un po più da vicino, ho scoperto con il tempo e la maturità le differenze tra il Belgio e l'Italia ma pure come vivono gli italiani in Italia, che sono diversi da noi italiani cresciuti all'estero.

Per quanto riguarda la politica italiana mi ha sempre affascinata perché complessa, caotica e cosi' unica in Europa. Il fascismo, il terrorismo rosso e nero, la P2, Tangentopoli, mafia e mafie, azioni poliziesche ultra repressive e violente, successione di 12 governi in 20 anni, e da 15 anni la presenza di Berlusconi sulla scena con le sue ripetitive "figuracce", ... Tutto questo non può lasciare nessuno indifferente, italiano o non, per poco che si cerchi Democrazia e Giustizia con lettere maiuscole in Europa. Ho scoperto anche l'altro lato, quelli dei "resistenti" che hanno tutta la mia ammirazione perché mi fanno sperare e credere che un'Italia diversa è ancora possibile, perché lottano ad aprire le menti: Sabina Guzzanti, Marco Travaglio, Michele Santoro, Indro Montanelli, Enzo Biaggi, Beppe Grillo, Piero Ricca, Roberto Saviano, etc.

- Lei vive a Bruxelles, città mista delle più diverse culture, sede delle principali organizzazioni europee e per questo da molti denominata 'capitale d'Europa'. Cosa pensa dell'Italia dal punto di vista dell'integrazione degli immigrati, di episodi di razzismo, xenofobia, recentemente apparsi sulle cronache dei giornali?

Sono nata e vivo in Vallonia, a Charleroi, 70km al sud di Bruxelles (dove tanti italiani son emigrati dopo il 1946 per lavorare nelle miniere e dove nel 1956, 262 minatori, tra cui 136 italiani, sono morti nella miniera di Bois du Cazier, (un museo "must" da visitare per capire l'immigrazione italiana in Belgio).

Io stessa figlia dell'immigrazione, mi indigno sempre quando leggo nei giornali italiani o stranieri ripetute cronache che parlano di casi di razzismo, xenofobia per gli stranieri, ma non solo, intolleranza contro chi e' omosessuale, prostitute o semplicemente differente per il suo aspetto fisico.

Sembra che il vostro governo presenti l'insicurezza sociale come legata all'immigrazione, senza neanche verificare i dati statistici e non distinguendo tra regolari e clandestini, senza neanche provare a capire le ragioni spesso ingiuste o involontarie per cui molti si trovano ad essere in Italia e "sans papier". Mi sembra che pochi in Italia (come pure in Belgio) capiscono che queste persone e famiglie vengono da voi per vivere, lavorare, studiare, producendo benessere materiale e arricchendo il vostro paesaggio culturale.
Perché l'Italia di oggi non usa l'accoglienza come la Germania, la Gran Bretagna, o pure la Scandinavia?
I romeni e gli italiani sono gli emigrati più numerosi nei paesi UE e la comunità di stranieri più numerosa in Belgio è quella degli italiani, 17,4%.
Allora mi domando, essendo loro stessi immigrati, come fanno a non capire gli altri?

- Figlia di italiani, ma per circostanze di nascita anche belga, cosa pensa del racconto di Pap Khouma, ragazzo di origine senegalese ma oramai italiano, che pero' a distanza di anni ancora trova difficoltà di integrazione per il colore della sua pelle?

Commovente articolo. Sono in totale ammirazione per la forza morale di Pap Khouma che lotta ogni giorno contro la stupidita' della gente.
Questa testimonianza mi ricorda fatti molto più leggeri, che sono successi alla mia famiglia. Mia madre tornata nelle sue parti in Italia e' stata insultata da una ragazza: "Belga, torna nel tuo paese!" solo perché mia madre usciva da una macchina targata Belgio. Ma pure qui, in Belgio, mio padre, come tanti altri insultati come "Maccaroni!" non trovavano casa ad affittare perché rifiutavano "cani e stranieri". Più tardi anche a mia sorella avendo preso la nazionalità' belga per motivi di lavoro, e' stato fatto capire dalle autorità belghe che con un cognome cosi' (italiano) non sarà mai belga. Questi esempi lasciano capire che e' molto difficile trovare un posto cui appartenere quando si e' immigrati.

Il razzismo viene da tanta ignoranza ed e' cosi in tutto il mondo in tutte le epoche, ma un'atmosfera cosi' di odio, inumanità, intolleranza e indifferenza come si trova da voi, visto, sentito e capito da qui è drammaticamente eccezionale. Siamo nel 2010 ed oggi siamo di fronte ad un'Italia sempre più razzista perché la politica lo permette e sicuramente incoraggia questo clima di paure e insicurezze assurde, utilizzando i media nel modo migliore.

Mi ricordo l'indifferenza dei passanti quando il musicista rumeno, Petru Birladeandu, e' stato ucciso per errore a Napoli nel metro lo scorso giugno. Terrificante.

- Recentemente il direttore generale della Luiss, Pier Luigi Celli, e' stato protagonista di una lettera-provocazione in cui invitava il figlio a lasciare il paese. Lei in futuro inviterebbe mai suo figlio ad avere una esperienza di vita in Italia? E a lasciare il Belgio? Qual e' il paese che più la affascina?

Inviterei molto presto mio figlio a lasciare questa "Povera Patria" regredita e devastata dalla criminalità politica, l'arroganza, senza più valori di onestà ne' libertà di espressione e stampa, dove i diritti umani non sono rispettati più, il razzismo sempre più crescente, la donna svalutata al massimo, ... per viaggiare in giro per il mondo, per capirlo ed arricchirsi delle sue differenze, e per poi, se gli rimanesse abbastanza coraggio, tornare in Italia per cambiarla.

Lasciare il Belgio? Certo, lasciare pure il Belgio (imparare a lasciare quello che si conosce e' sempre un buon esercizio filosofico :) In Belgio ci sono pure troppo tasse e il brutto tempo guida presto alla depressione... e tanti anziani finiscono la vita in Spagna! :)

- Volendo forzare una generalizzazione, e' possibile suddividere gli italiani all'estero in due categorie: coloro che disprezzano ogni cosa del paese che li ospita, lamentandosi e riferendosi di continuo all'Italia; e coloro che disprezzano ogni cosa dell'Italia e vedono nel paese che li ospita la soluzione e, se non il paradiso, il compromesso perfetto. Lei ha qualche opinione sugli italiani qui a Bruxelles? Pensa spesso a confrontare Belgio ed Italia?

Conosco tanti figli di immigrati italiani che hanno la nostalgia di una certa Italia, solo perché hanno passato le vacanze e se ne sono innamorati... ma per me si sbagliano, non conoscono l'Italia vera. Rimanendo superficiale l'Italia può sembrare attraente, viverci e' sicuramente un'altra cosa, tanto più oggi con il governo che avete.
E se mi viene da confrontare Belgio e Italia, il Belgio e' sicuramente il paese molto più vicino al mio ideale anche se non c'è il mare e il tempo cosi' bello, qui c'è sicurezza sociale e molto più stabilita' politica (nonostante i nostri problemi).

- Le capita spesso di parlare dell'Italia con persone belghe? Quale e' di solito il suo atteggiamento? Difensivo, critico? Cosa ne pensano gli altri interlocutori?

Con persone belghe, succede spesso che parliamo dell'Italia per i suoi monumenti, la sua cultura, la sua cucina.. Da quando c'è Berlusconi a ridicolizzare l'Italia, molto più spesso si parla di politica. In generale non si interessano della politica perché pensano "non sono affari nostri" e non cercano di capire cosa succede in Italia. Quando si interessano, provo sempre ad informarli su chi e' Berlusconi e sopratutto quello che fa (o non fa) con molta passione. Mi succede di discutere su Berlusconi sui giornali belgi (fori). Tanti lo scusano, mostrandolo come vittima dei giornali, dell'opposizione, altri pero' lo condannano e quelli sono sempre i più informati e non sottomessi alla televisione.

- A distanza di anni, cosa pensano i suoi genitori dell'Italia?

Mio padre era molto critico verso l'Italia ed il suo funzionamento, lui non sarebbe mai tornato a vivere in Italia. Penso che gli sia rimasta sempre una certa amarezza per non essere stato aiutato dall'Italia a rimanere li', perché non ha avuto scelta di andar via per trovare una condizione migliore all'estero. Mia madre era con me al NO-B Day di Bruxelles e ne sono fiera.

- Lei ha avuto una parte attiva nella organizzazione del No Berlusconi Day di Bruxelles: il suo impegno non si ferma soltanto all'interesse di lettrice, ma scende anche in campo. Come si e' sentita quel giorno? Farebbe lo stesso se esistesse un caso simile in Belgio?

Era un giorno che aspettavo da sempre, un sogno diventato realtà. Ho preso un giorno di ferie al lavoro e portato con me pure due amiche. Non sarei potuta rimanere nel silenzio un giorno cosi'. Unirmi ad un gruppo di gente che la pensano come me ed essere solidale era un emozione molto forte. Mi e' dispiaciuto che non c'erano tanti altri figli di immigrati come me. C'erano molti più italiani che lavorano o studiano in Belgio. Manifesto volentieri per ogni causa che difende valori di democrazia per tutta l'Europa (sono membro Amnesty International Belgio) perché sono "italo-belga" e mi sento cosi' anche molto europea. Se domani ci fosse un No Sarkozy-Day, io sarei li'.

- Ci saprebbe descrivere in poche righe Bruxelles? Pregi e difetti.

Bruxelles e' una città ricca d'incontri, che riunisce fiamminghi e valloni, ma pure un sacco di altre nazionalità nei quartieri europei e nelle università, una entità culturale con le sue proprie particolarità (dialetto "brusseleer", gastronomia, architettura art nouveau e art deco molto interessante) misto ad altre culture di comunità di immigranti, una città aperta, tollerante e arricchita dalle sue differenze e per questo capitale europea ideale e perfetto "melting pot".

Difetti non ne trovo tanti. Uno di questi e' il non rispetto dell'architettura urbana esistente e dei cittadini di Bruxelles quando hanno costruito il quartiere europeo. Immensi palazzi hanno sfigurato il centro di Bruxelles e tanti cittadini hanno dovuto lasciare quei quartieri ad imprenditori senza scrupoli. Quei posti servono solo ad uffici in settimana lasciando Bruxelles una città vuota durante i weekend.
Se hai un po di tempo ti consiglio di visitare Bruxelles con questa organizzazione ARAU. Visite organizzate in inglese pure, molto interessante per capire la vita urbanistica e l'architettura di Bruxelles.

- Il Belgio agli occhi di uno straniero sembra più una entità amministrativa che una nazione vera e propria per via della diversità linguistica e culturale tra Vallonia e Fiandre. Lei come sente tutto ciò?

Credo di averti già risposto nella domanda precedente.

- Cosa ama di più del Belgio? E dell'Italia?

Del Belgio: la sua posizione geografica che permette di visitare un sacco di città intorno, lasciando cosi' sentirsi in piena Europa ed aperti sul mondo.
Dell'Italia: la sua ricchezza artistica, culturale immensa, riconosciuta in tutto il mondo, che pure è da salvare dalle mani di Berlusconi.

Dalla spiaggia alla neve

Letteralmente. Un giorno a Roma, una settimana ad Agropoli, due giorni a Madrid e quattro alle Canarie e poi dalle spiagge calde e rilassanti di Maspalomas al ghiaccio della pista di Charleroi e la neve che oggi ha ricoperto tutta Bruxelles. Di seguito le frasi celebri delle mie vacanze natalizie.

Mio padre ad Agropoli, dopo avergli parlato della mia partecipazione al No B Day e di tante altre cose che penso e che ho iniziato a pensare recentemente sulla politica italiana: ma Berlusconi e' un grande. Ecco, ennesimo abisso in un rapporto familiare da limitare a discorsi calcistici e telefonate da copione.

Io, al telefono con chi non ti aspetti: vorrei tanto avere la bacchetta magica. Perche' non per tutti il Natale e' sorrisi.

Mia nonna in un paesino vicino Avellino, lei che ha vissuto piu' di 20 anni in Germania: Sappi che a viver tanto tempo lontano dal tuo paese, un giorno ti sentirai straniero in Italia. Da un po' inizio a sentirmi straniero ovunque, e' quella la strada o e' qualcosa di peggiore?

Piu' di una persona in giro: ma quando torni a vivere in Italia? All'ultimo conoscente che me lo ha chiesto ho fatto notare che invece del quando si potrebbe usare anche il se.

Mio padre ad Agropoli: Annozero e Ballaro' dicono solo cazzate. Quando si vive in una campana di vetro e la tv ti racconta che quella campana e' la campana piu' bella del mondo.

Il ragazzo alla cassa di una pista di karting vicino Madrid, dopo avermi chiesto da che parte d'Italia vengo: Ah, terrone! Poi ho scoperto che ha vissuto 5 anni a Bergamo.

Una ragazza che dopo 7 anni a Londra ha deciso di trasferirsi da 2 mesi a Las Palmas, dove e' estate tutto l'anno: tra un mese son contenta di andar via, torno a Londra, qui tutti prendono le cose troppo alla leggera. Meglio la pioggia ordinata che il sole in confusione.

Un uomo nel paesino di San Bartolome' de Tirajana nell'isola di Gran Canaria: con questo panino vi sentirete come aver fatto colazione, pranzo e cena! Panino, uomo e umore magici, peccato che fino a sera ho ruttato quella salsa di olio e aglio...

Un folle per una via di Las Palmas dopo averci raccontato la storia della campana della cattedrale e tante altre cose assurde senza fermarsi un momento, quando volevamo solo sapere come raggiungere una piazza: se hai fretta vuol dire che sei ricco, vedi, io sono povero e non ho fretta, i poveri non hanno mai fretta. Ecco, anche i pazzi hanno le proprie ragioni.

Ryanair, la musichetta annuncia il loro ennesimo volo giunto in anticipo mentre ragazzi belgi applaudono all'atterraggio. Peccato che ci hanno cambiato 3 volte porta di imbargo con gente che correva da una parte all'altra, peccato che durante il viaggio di piu' di 4 ore da Las Palmas a Bruxelles avevano finito i tramezzini e ogni altro cibo gia' alla terza fila dell'aereo e la gente ha iniziato ad urlare nervosa e peccato che piu' tardi abbiamo atteso piu' di un'ora per avere i nostri bagagli.