Venerdì all'uscita dagli uffici la metro si riempie solitamente di sorrisi, perché il fine settimana imminente non può che portare sollievo ed in questa gioia dell'attesa ripetuta c'è sempre la confusione del parlare, dei telefoni a squillare, della calca verso casa, degli appuntamenti e dei baci da incontrare. Mentre venerdì lasciavo riposare la testa in uno dei vagoni lasciando la mente leggera nonostante tutto intorno fosse affollato di voci, spalle, colori, alfabeti mescolati di questa Bruxelles dalle mille lingue, ecco che d'improvviso una signora anziana, bassa, di carnagione scura, inizia a parlare al telefono a voce altissima, accaldata, richiamando l'attenzione di tutti i presenti, dapprima come di scherno per delle parole incomprensibili e la scenetta magari singolare e poi di attonito silenzio dopo quella domanda veloce, gelida, rapace: chi e' morto?
Le urla immediate, di rabbia, dolore, di quella coscienza dell'impossibilita' del rimedio, d'inappellabilità della natura e della macina comune, si son diffuse subito come messaggio chiaro intorno nell'infrangere ogni altro umore possibile in quel grido cosi' forte da non lasciar spazio alle lacrime, ammutolendo l'intero vagone in una eco profondissima fino ad ogni rintanato pensiero tra le pareti celebrali e le fantasie assopite, fino a coprire i rumori meccanici della metro, della ferraglia che cigolando nei suoi versi rauchi e profondi si apprestava a fermarsi all'ennesima stazione. Finalmente i portelloni aperti e quel grido disumano trova maggior spazio per diffondere il suo sfogo, nell'ampia piattaforma stranamente quasi deserta, giungendo alle sedie zoppicando, accasciando tutto il peso inutile del corpo e lasciandolo alla gravita' mai cosi' accogliente. Tutti a fissare quel percorso drammatico. La metro non riparte sotto segnalazione del personale addetto, nell'intento di capire cosa fosse accaduto. Poi qualcuno si avvicina alla signora, una mano pacato sulla spalla, un'altra che le porge un fazzoletto, chi chiede, chi si avvicina in rispettoso silenzio. Poi il gesto convenzionale della paletta verde, il suono stridulo a singhiozzi della chiusura dei portelloni e la metro riparte, mentre dai finestrini si scorge appena quel grido ininterrotto, circondato da aiuti sconosciuti e preghiere straniere, sipario repentino su quello che già ognuno si lasciava alle spalle, inevitabilmente.
Qualche secondo di silenzio, come d'un doveroso lutto o di coscienze pensierose nelle menti ancora scosse, e poi il solito mormorio, confusione del parlare, dei telefoni a squillare, della calca verso casa, degli appuntamenti e dei baci da incontrare. E il mondo era tutto li', in quel vagone, nella corsa verso la prossima stazione, inarrestabile avanzata che non può curarsi di certi eventi e deve andare avanti, impassibile, indifferente, per dovere, per legge, perché cosi' e' stata costruita la società ed i suoi pilastri, perché deve essere cosi' e di tante cose non può esserci memoria, rilevanza, traccia.
L'estranea passeggia impalpabile, a volte danza, a volte si lascia in equilibri precari, e quando adempie ai disegni di Atropo ecco che da qualche altra parte qualcuno dirà: c'est qui qu'est mort ?
4 commenti:
oggi questo post mi fa tremare ancor di più.. Mi sembra di sentirlo quel grido di dolore e associarlo a immagini conosciute, raccontate o vissute.. E di fronte all'estranea nulla può e nulla le sfugge. E all'improvviso tutto sembra così effimero..
off topic.
http://lacittadisalerno.gelocal.it/dettaglio/viene-da-agropoli-una-star-di-hollywood-motta-il-mago-degli-effetti-speciali/1373990
se solo riuscissimo a non farci travolgere dai ritmi incalzanti di questa vita, che non è una vita.
se solo riuscissimo a vedere ed a ragionare su ciò che abbiamo davanti, invece di sfogliare le immagini, le emozioni, le persone, come le pagine di una rivista commerciale.
non notizie vere, solo figure a colori, slogan, a catturare l'interesse momentaneo per poi passare ad altre.
Il grido di dolore della donna in metropolitana, ha fermato per poco tempo, la corsa scomposta delle esistenze di qualcuno.
Chissà che non abbia stimolato pensieri profondi, come quello che descritto.
Eppure qualcuno ci aveva avvisati...cogli l'attimo...
è vero, probabilmente dopo qualche secondo di attenzione tutti sono tornati alle loro faccende / telefonate / chiacchere / ecc ...
Credo non sia giusto o sbagliato: per quanto sia triste o doloroso da accettare, siamo qui per questo. L'unico cruccio che ci resta è solo il come (ma qual è il modo 'migliore' ?) e il quando (non esiste il momento giusto!). Triste ? cinico ? non lo so, ma è sicuramente vero.
lunga vita e prosperità a tutti voi
Andrea
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