Gargoyle rock star

La bellissima cattedrale di San Michele al centro di Bruxelles, utilizzata dalla famiglia reale per tutte le cerimonie religiose, si adorna come da stile gotico di numerosi animali mitologici, i gargolli (piu' famoso l'inglese gargoyles), che in fondo non son altro che sculture per coprire dei doccioni e scolare l'acqua dalle grondaie (se vogliamo rompere la poesia), e se di norma hanno aspetto mostruoso, perche' secondo la leggenda debbano difendere la chiesa dai demoni (se vogliamo tornare all'antico mistico), tra i tanti sul perimetro della cattedrale ne ho scovato uno che non ricorda per nulla i piu' celebri della cattedrale di Notre Dame a Parigi, ma sembra piu' una rock star con tanto di occhiali da sole ad urlare un qualche ritmo sfrenato...

Comportati da brussellese!

Da una guida alla città scritta da giovani brussellesi con impegno ed ironia, alcuni consigli utili su come comportarsi per apparire un vero brussellese (ho tradotto dall'inglese e aggiungo un po' di link per facilitare la cosa):

1. Mangia e bevi tanto. I brussellesi sono chiamati 'keiekefretters' (mangiatori di polli) perché, secondo la leggenda, a noi piaceva mangiare più che lottare durante il medioevo.

2. Bevi la vera birra Gueuze. Prende il suo sapor amaro unico dai batteri che esistono soltanto nei pressi di Bruxelles nella valle del fiume Zenne. E' vero, non e' possibile vedere il fiume perché scorre proprio sotto Bruxelles: lo abbiamo coperto nel 19esimo secolo a causa dei suoi odori sgradevoli (ottimi batteri pero'). Le varietà: Gueuze (davvero aspra, specialmente le più vecchie come Cantillon e Girardin), Faro (più dolce, solitamente per ragazze), Kriek (dolce e amara, con ciliegie).

3. I supermercati sono più economici dei negozietti per turisti che vendono souvenir tradizionali e venderanno sempre alcune delle sei birre trappiste (Chimay, Orval, Rochefort, Westmalle, Westvleteren, Achel) e ottime barre di cioccolato belga.

4. Bruxelles e' brutta e noi la amiamo. E se non l'amiamo, conviviamo con questo sentimento. Quindi non essere sorpreso se costruiamo un terribile blocco di appartamenti nei pressi di un gioiello di art nouveau o un monastero pseudo-classico di fronte alla stazione centrale.

5. Non fare tante foto nella Grand Place, l'UNESCO afferma che sia un patrimonio dell'umanità, noi diciamo sempre che ci son troppi turisti.

6. A parte la domenica, le auto comandano a Bruxelles, quindi stai davvero attento se sei a piedi. Non e' una coincidenza che le poche persone in bicicletta utilizzano elmetti. I brussellesi utilizzano ancora la propria macchina per comprare il pane dietro l'angolo.

7. Impara le differenze. Un vero waffle di Bruxelles e' rettangolare, una Liegeois e' ovale e caramellata. Metterai zucchero sulla prima e nulla sulla seconda (lo zucchero fa parte dei suoi ingredienti). Se poi vuoi qualcosa di autentico: cerca un posto con un sacco di signore anziane (sono le uniche ad andare sempre dove le cose son genuine). Se davvero vuoi sembrare un turista: ordinane una con extra cioccolato o fragole.

8. Patatine fritte, waffle e cioccolato non sono gli unici simboli dei locali: cerca i ristoranti di Bruxelles che vendono vol-au-vent, tomates crevettes, konijn mee pruimen, stoemp, sprouts e chicons.

9. Alcuni anni fa nessuno lo avrebbe creduto ma e' davvero cosi': non si può fumare nei ristoranti in Belgio dal primo gennaio 2007. I bar di solito hanno aeree per non fumatori giusto a qualche tavolo di distanza da quelle per fumatori.

10. Non provare a fare il fico. Potrebbe funzionare a Parigi, ma non a Bruxelles. La parola 'branche' (trendy) e' spesso usata come una critica, ma 'a l'aise' (easy-going) e' come ognuno vuole essere ed i veri brussellesi son proprio cosi'.

11. Essere genuino sarà davvero apprezzato a Bruxelles, non ti considereremo strano troppo in fretta. Questa potrebbe essere la ragion per cui persone come Karl Marx (che scrisse il suo manifesto del comunismo nel bar De Zwaan/La maison du Cygne in Grand Place), Ian Curtis dei Joy Division (che ebbe un'amante qui) e Baudelaire (che definì i belgi 'le persone più stupide della terra') passarono un po' del loro tempo in questa città.

12. Mescola qualche lingua. Nonostante molti parlino francese a Bruxelles, anche il nederlandese e' una lingua ufficiale (come potrai vedere dai doppi nomi delle strade). Domanda in qualche bar locale come pronunciare alcuni dialetti misti come 'avoir les poepers', 'ce n'est pas du spec pour ton bec' e 'tire ton plan'. Se provi a mixare con inglese, arabo, spagnolo, russo o swahili, diventerai più brussellese.

13. Bruxelles e' la capitale del surrealismo belga e ciò influenza il modo in cui parliamo. Uno degli insulti più carini e' 'skieve lavabo', che significa lavandino svitato. Ci vuole un po' di tempo prima che tu possa comprendere a pieno l'umorismo brussellese. Vivi qui per un paio di anni, ma biche, e poi ne riparleremo.

14. Bruxelles e' anche la capitale d'Europa. Ciò richiama qui un sacco di persone da tutto il mondo a lavorare per la Commissione Europea. Noi li chiamiamo amorevolmente gli 'eurocrats'. Ognuno ha una sua opinione su di loro, ma giusto alcuni di loro ci hanno realmente parlato. Gli eurocrats sono un po' come una comunità a parte, con le loro abitudini, bar, ristoranti.. Odiano Bruxelles non appena arrivano, poi pian piano se ne innamorano ed alla fine nessuno di loro vuol più lasciare la città.

Il piacere di un waffle

Quando la mattina arrivo in Gare du Midi il primo impatto e' sempre delizioso, tutto il corpo che fin da casa si muove per inerzia si risveglia all'improvviso non appena alle narici arriva quel profumo di waffle appena preparate, calde, dolci, da fermarsi e dimenticare ogni altra cosa, da chiudere gli occhi e lanciare nell'oblio tutto lo stress di cui non c'è bisogno e invece no, il dovere chiama, l'ufficio, il lavoro, la scrivania e la tastiera, il piacere poi verrà, magari in altri tempi, piuttosto in altri modi, certo qui a Bruxelles ho visto in giro diversi strani connubi, non solo cozze e patatine fritte, ma anche il piacere di un waffle accoppiato a ben altro... : )

Cose che ti possono capitare a Bruxelles

Ieri sera per caso mi son trovato al settimo piano di un hotel al centro di Bruxelles in un mix di sensazioni e pensieri che m'han lasciato alquanto (si' Giusy, alquanto) silenzioso e osservatore, per un po'. Tutto e' nato da una collega della mia ragazza che e' stata invitata ad un happy hour tutto italiano organizzato dalla Camera di Commercio Belgo-Italiana e alla fine a catena mi ci han trascinato. Ad una scrivania all'ingresso una bandiera italiana fa da tovaglia a festa, messa li' in mostra il giorno in cui la nazione e' in lutto per le sei vittime a Kabul: mi fermo che già preferisco andarmene, m'ero gia' guastato l'umore, ma uno strattone alla mano mi tira dentro. Tre ragazze col sorriso ci invitano a firmare un registro; chiedo perché, mi dicono solo per raccogliere le presenze e allora mi invento un nome un cognome un indirizzo.
L'albergo sembra molto di lusso, ci dicono di salire al settimo piano. Quando le porte dell'ascensore si aprono a destinazione mi trovo davanti una sala brulicante di giacche e cravatte, ragazzi in tenuta da colloquio, camerieri con la mascella verso l'alto a servire stuzzichini e donare l'illusione d'essere importante (perché servito), qualche uomo dai capelli grigi e la parlata facile, alcuni a distribuire bigliettini da visita. Io mi trovo tra i meno eleganti, perché non sapevo della cosa, perché ero si' con la camicia appena uscito dall'ufficio ma la camicia non me la stiro quasi mai, quando la mattina gli occhi si svegliano nella tazza dei cereali e poi l'orologio inizia ad urlare che e' già troppo tardi e allora non c'è tempo per certi dettagli, ma la somma dei dettagli si sa, fa la differenza (e' che in ufficio da me non c'è tanta eleganza e addirittura il collega cinese viene in t-shirt ma conserva il completo negli scaffali e se c'è un meeting con il cliente, va un attimo in bagno a cambiarsi... ).
Mentre le ragazze vanno al bar a prendere qualcosa da bere, io mi giro e mi rigiro, la vista e' da mozzafiato: tutto il centro di Bruxelles illuminato di notte, ogni luce un sogno da realizzare, tante intermittenti, assai nuove ogni secondo, l'Atomium da lontano d'un azzurro grigio brillante e la cattedrale della Grand Place del suo bianco antico ma orgoglioso. Non mi sento affatto a mio agio, in mezzo a tante cravatte, tanti sorrisi stentati, una ragazza ha quasi la lingua a terra mentre il tipo dai capelli grigi annota il suo indirizzo email, altri a turno si raggruppano attorno ad un uomo borbottante politica e numeri; no, mi ripeto, no, non e' proprio il tuo ambiente, tu che sabato sera eri con 4 ragazzi francesi a ubriacarti in un bar spagnolo perché li' si spende poco e alle 3 di notte sfidavi a biliardino un africano ed un ragazzo di Manchester (che tra l'altro ti aveva detto che a Noel preferiva Liam e tu insistevi sputacchiando mezzo brillo che si' Liam e' stata la più bella voce del pop inglese degli ultimi 20 anni in pezzi come questo ma anche Noel sapeva difendersi bene in pezzi come questo, e si', Davide, ogni volta che li ascolto penso a te) e mentre narravi a tutti che a Dublino avevi giocato ogni giorno almeno 20 minuti durante la pausa pranzo con i tuoi colleghi, non eri un asso del biliardino ma te la cavavi, tu e l'amico francese prendevate più goal del Milan all'ultimo derby.
Dopo poco mi son reso conto che la maggior parte di quei ragazzi italiani erano stagisti presso la camera di commercio o altre ramificazioni dell'economia di Bruxelles: la Commissione Europea. Sento che il capelli-bianchi chiede a ciascuno da chi avesse ricevuto l'invito all'happy hour e cosa facesse. Mi sento sempre piu' a disagio, io che non lavoro alla Commissione Europea o per qualsiasi altra azienda che alla fine succhia business da essa, mi sento un po' come quando a Dublino in molti party ero circondato solo da gente di Google e stavano li' a divertirsi con le t-shirt di Google e bevevano il whisky nella tazza di Google e non erano nerd dagli occhiali spessi 8 centimetri, capelli lunghi e puzza di polvere, ma ragazzi normali con in testa Google e quando dicevo che non lavoravo per quell'azienda-luce mi guardavano come quando hai una caccola che fuoriesce un pochino dal naso, ognuno se n'e' reso conto ma nessuno ha il garbo di fartelo notare.
Alla fine interrompo la mia macina celebrale tra ricordi e congetture nate soltanto da impressioni e umori saltellanti e fermo uno di quei ragazzi, chiedendo informazioni per chiarirmi un po' le idee: mi dice no, nessun sfondo politico, nessuna congrega di stagisti, solo un evento sociale e magari scambio di contatti, qualcuno cerca una sopravvivenza lavorativa al dopo-stage, altri appena arrivati cercano una via per entrare, altri ancora vogliono solo far amicizia.
Ecco qui! andima, sei sempre il solito tuttopensieri, potevi fermarlo prima uno di quei ragazzi, almeno non vomitavi un post cosi' lungo e tracanavi con più gusto il prosecco stile lusso all'ultimo piano di un hotel del centro troppo fico, più apparenza che sostanza, quanta eleganza per vestire speranze e che organizzazione per seminare promesse.

Bruxelles, patria dei cioccolatini (macchiati di sangue)

Dai pascoli verdi delle mucche viola della svizzera, nel 1857 Jean Neuhaus si trasferisce a Bruxelles e con suo fratello apre una farmacia in Galerie de la Reine (la più antica galleria commerciale d'Europa), in cui il cioccolato viene venduto inizialmente come rimedio contro la depressione. Nel 1912, suo nipote Jean Neuhaus junior inventa il primo cioccolato ripieno: la pralina, e Bruxelles diventa la patria dei cioccolatini!
Oggi il Belgio produce ogni anno più di 172.000 tonnellate di cioccolato vendute in più di 2.000 negozi sparsi per il paese: se vi capita di girare da queste parti, non potete non fermarvi ad assaggiare almeno una pralina! La cosa che inizialmente potrebbe stupirvi e' che i negozi di cioccolatini appaiono come venditori di oggetti pregiati, di lusso, il cioccolato e' esposto in vetrine come fossero gioielli e a servirvi le persone saranno gentilissime e professionali, spesso eleganti, come se ogni pralina fosse un lingotto appena sfornato, le confezioni come degli scrigni di delicati segreti. Basta dare un'occhiata anche veloce al sito di Marcolini, uno dei venditori tra i più prestigiosi, per comprendere con quale raffinatezza e maestria il cioccolato viene offerto al cliente, come se ogni pralina fosse un'opera d'arte perfettamente composta di crema, cioccolato ed aromi in un equilibrio che lascerà il palato incantato.

Le tipologie di praline che potete trovare sono di una varietà impressionante e molto spesso dipendono da produttore a produttore, in generale e' possibile pero' suddividerle nelle seguenti categorie:
  • Creme Fraiches, con panna, tanto burro alla vaniglia e spesso associato con cioccolato gianduia.
  • Pralines 70% cacao, praline al cioccolato più amaro con burro fresco, ganache con nocciole, con torrone (nougat)
  • Fruits, cioccolatini ripieni di ciliegia, canditi di arancia ricoperti di cioccolata (orangette), dischi di cioccolata con frutta secca (mendiant).
  • Truffes, ciccolatini con crema di burro, ricoperti con polvere di cacao (classico) o amaretti, scaglie di cioccolato, caramello, etc.
  • Massepain, al marzapane ricoperti di cristalli di zucchero, con pistacchi, caffè, mandorle, etc.
  • Gianduja, alla gianduia ovviamente (il nome e' chiaro:), con caffè, riso soffiato, burro e glassa di zucchero, etc.
  • Liqueurs, ripieni di zucchero e liquori, tra cui vodka, cointreau, rum, cognac, whisky.
  • Manons, cioccolatini mix delle descrizioni di sopra ed oltre, spesso disponibili con copertura al cioccolato al latte, fondente o bianco, in una varietà che disorienta.

Non stupisce quindi che i belgi mangino in media 8 chili di cioccolato l'anno e la passione dei chocolatiers diventi un orgoglio nazionale, attrazione turistica e vanto internazionale. Passeggiando intorno al centro (dove troverete anche il museo del cioccolato), alla Gran Place, troverete numerosissimi negozi dalle vetrine pralinate, facile richiamo per golosi e curiosi, dei marchi più famosi (Godiva, Nehaus) ma anche quelli più turistici (Leonidas, Chocopolis ed in generale tutti i negozi di souvenir); ma basta camminare un pochino di più per raggiungere quelli definiti miglior chocolatier di Bruxelles, in Gran Sablon, Marcolini e Wittamer, fornitore ufficiale del re di Belgio; anche se ovviamente la scelta non manca (come Galler, Frederic Blondeel, Laurent Gerbaud, Passion Chocolat e tanti tanti altri tra i 260.000 produttori nazionali) con dei prezzi che oscillano tra i 20 ed i 60 euro al chilo.

E se la storia del cioccolato e' legata allo sterminio di un'intera civiltà, quella dei Maya, purtroppo la fama dei cioccolatini belgi e' legata alla triste storia della guerra del Congo: secondo molti la bontà del cioccolato dipende anche dalla particolarità' del cacao di qualità superiore (importato dall'Africa e non dall'America latina come molti altri produttori di cioccolato). Infatti fin dagli inizi del 1900 il Belgio importa grandi quantità di cacao da quella che fu sua colonia, il Congo, e scenario della guerra più sanguinosa dell'umanità dopo la seconda guerra mondiale. Colonia sfruttata per le proprie risorse naturali (cacao, avorio, diamanti, caffè), il Congo ha avuto una storia da sempre tormentata e vittima in principio del governo non curante di Leopoldo II (durante il quale 10 milioni di congolesi morirono a causa di scontri armati e sfruttamento), re di Belgio all'epoca del colonialismo. Il giorno della propria indipendenza, i congolesi dichiararono al re belga in visita "Nous ne sommes plus vos singes" (Non siamo più le vostre scimmie). Per quasi 50 anni e' stato poi teatro di conflitti interni, guerre civili e prede di corporazioni europee ed americane che continuavano ad investire e sfruttare le ricchezze di quelle terre. Il resto e' storia recente della più devastante guerra africana nella storia per numero di vittime. Tutt'oggi il Belgio rimane il maggior importatore di prodotti del Congo.

Probabilmente e' solo una delle tante parantesi che si possono aprire su come l'occidente vivi e prosperi sulle spalle del resto (povero) del mondo. Non volevo rovinare la prelibatezza dell'argomento ed il sorriso ed il piacere che può nascere anche solo ad immaginare di mangiare uno di questi cioccolatini, ma leggendo ed informandomi per la scrittura di questo post, non potevo non menzionare la relazione (diretta e non forzata) con avvenimenti e situazioni di cui ignoriamo, dimentichiamo, preferiamo non pensare, e che invece sono presenti, invisibili, indirettamente, nella nostra quotidianità, anche in qualcosa di cosi' innocuo e buono come un cioccolatino belga.

Peccati di gola belgi

Nella bellissima cittadella di Bruges, fare cioccolata e' una passione cosi' come in tutto il Belgio e non e' per nulla una cazzata o almeno credo...