La tua felicità è soprattutto dove vivi

Recentemente ho letto alcuni brani tratti da un libro, Who's your city, di Richard Florida, studioso dell'urbanistica statunitense ed ogni sorta di argomento correlato alla evoluzione delle città moderne, in cui si descrive quanto la nostra felicità sia collegata direttamente al posto in cui si vive. Anzi, la decisione, la scelta del luogo, della città in cui vivere, viene descritta come la scelta più importante della nostra vita. Alcune delle considerazioni che seguono possono sembrare semplici e banali, ma raggruppate con ordine e tematica creano un quadro ben preciso di fattori che indubbiamente influenzano il nostro stato d'animo e quello che, per vie dirette o indirette, finisce con essere la nostra felicità.

Secondo Florida, la città scelta come luogo in cui vivere avrà un impatto molto profondo perché determinerà la tipologia di lavoro a cui avremo accesso, la direzione della nostra carriera professionale, come saranno le nostre reti sociali, il tipo di persone, di coppie che si incontreranno, come sarà la nostra famiglia e il nostro stile di vita. Pesando tutto ciò, si determina la nostra felicità. Classificando il tutto, il benessere dipenderebbe da cinque fattori principali:
1. Abbiamo sicuramente bisogno di sicurezza, è importante quindi scegliere un posto dove ci sentiamo al sicuro. La percezione della sicurezza ed i dati statistici potrebbero anche discostarsi leggermente, ma difficilmente avranno un divario notevole, è ovvio poi che in quasi tutte le grandi città esistono zone più e meno pericolose, ma il sentimento quotidiano di sicurezza è relativo ai luoghi che si frequentano.
2. Bisogna pensare alle opportunità che il luogo ci offre, a livello sociale e lavorativo, alla possibilità di trovare lavori che ci soddisfino, appaghino le nostre ambizioni (meritocrazia, ascesa al successo, ambiente lavorativo, rapporti umani, ovviamente ognuno ha le proprie esigenze e priorità); ma anche agli ozi, alle attività che possiamo sfruttare, che la città offre ai cittadini, dal cinema al teatro, dai concerti ai festival, dalle aeree verdi a tutti i servizi presenti sul territorio e a cui si possa avere facilmente accesso.
3. Terzo punto è la importanza del condividere l'etica della nostra scelta, sentire che le norme civiche di convivenza siano giuste e rispettate. Ragion per cui molti eviterebbero paesi in cui per un bacio in un luogo pubblico si corra il rischio di essere arrestati o dove il livello di corruzione raggiunge livelli non tollerabili, giusto per fare qualche esempio.
4. Inoltre, necessitiamo integrarci con il luogo in cui viviamo, è fondamentale sentire che possiamo essere noi stessi ed essere accettati per come siamo, incontrare persone come noi. Questo punto probabilmente richiede adattamento e flessibilità, potrebbe richiedere sforzo nel caso di spostamenti all'estero, dove lingua, cultura, abitudini potrebbero rappresentare un ostacolo, ma rimane strettamente legato al punto precedente e nel lungo termine integrarsi risulta fondamentale.
5. Infine, la qualità estetica ha una ripercussione non marginale, cerchiamo luoghi che ci risultano attrattivi, un intorno che sia gradevole, perché anche la vista ha un impatto sul nostro umore, soprattutto quando si tratta di un intorno quotidiano che ci circonderà per anni o forse per tutta la vita.

Leggendo questi cinque punti è ovvio pensare anche alla scelta di provarci all'estero e qui un passo di Richard Florida diviene essenziale: bisogna ricordare che al momento della scelta, come ogni altra cosa importante nella vita, non si può avere tutto; ci sono compromessi da affrontare. Molte persone che si spostano per la propria carriera devono rinunciare alla vicinanza di famiglia ed amici d'infanzia; altri che preferiscono rimanere vicino a famiglia ed amici, magari rinunceranno a migliori opportunità economiche. A ciascuno la propria bilancia, ovviamente. La mancanza di tutti i punti elencati non implicata perentoriamente una mancanza di felicità, le condizioni non sono necessarie né sufficienti, si può essere felici anche senza incontrare nessuno dei fattori descritti o essere infelice pur applicandoli tutti, ma dovendo effettuare una scelta, potrebbe essere utile tenerne in considerazioni alcuni o addirittura tutti.
E voi? Riuscite ad applicare i cinque punti elencati alla vostra città o alla città in cui vi siete spostati (e che quindi avete scelto)?

11 commenti:

TopGun ha detto...

è una bilancia che pende male se ci pesi Napoli...

Baaaaah!

A parte la lamentazione quotidiana, è un post interessante.

andima ha detto...

più di una persona mi ha fatto notare come la scelta di cui parlo alla fine, quando pongo la domanda, non e' una scelta il più delle volte, ma e' quasi una forzatura, come se in un modo o in un altro finiamo "incastrati" in un luogo, avendoci trovato lavoro, avendoci la ragazza, e cosi' via. Ovviamente tutti questi sono a loro volta dei compromessi, i cinque punti elencati non tengono in considerazione fattori personali, ma in modo generale esprimono dei consigli, degli input che sarebbe bene tenere in considerazione al momento di una scelta "libera" (e cioè magari priva di altri compromessi "forti") e che in modo diretto o indiretto migliorano sicuramente la permanenza in un luogo e di conseguenza il proprio benessere e la felicita'.
Ma ripeto, non sono affatto condizioni ne' necessarie ne' sufficienti per un sorriso, pero' conoscerle non fa male:)

Se dovessi applicarle a Bruxelles, direi che i cinque punti si applicano tutti senza troppe forzature (città sicura per quel che frequento; opportunità di lavoro enormi; ricchezza di eventi, mostre, festival, concerti; educazione civica apprezzabile (con qualche eccezione, come sempre, ma non per i belgi); integrazione lenta come in ogni luogo all'estero, ma qui siamo anche nel luogo comune come vinz insegna e lo straniero e' di casa; infine, se piace l'art nouveau, qui di gradevole alla vista c'e' tanto, ma forse non pulitissima come città e molto ingrigita dallo smog. Se dovessi applicarle a Dublino, ancora, funziona quasi tutto senza troppe forzature. E' ovvio che se dovessi applicarle ad Agropoli, il punto 2 cade, il 3 ed il 4 traballano un pochino, l'1 ed il 5 non si discutono, ma non bastano, purtroppo. Certo e' che avere criteri di confronto personale, esperienze in più di un luogo, sicuramente non guasta, almeno per le scelte future;)

Belguglielmo ha detto...

Aah Florida, lo citano un po' ovunque nei collocqui d'urbanismo, in genere seguito da improperi, ma non so perché. Toccherà leggerlo anche a me, che dici?

andima ha detto...

@Belgugliemo
si' avevo letto anche io qui alcune critiche a Florida, come sempre bisogna sempre filtrare ma per il momento mi sembra interessante come lettura, almeno i cinque punti di questo post sono abbastanza condivisibili e ragionevoli.
Se inizi a leggermo, fammi sapere cosa ne pensi, condividi qualche commento qui!:)

Aldo ha detto...

Io ho sempre avuto la fortuna di vivere dove la maggioranza delle popolazione mondiale sarebbe felicissima di vivere (Borgo San Dalmazzo ;-), Inghilterra, Taiwan, Melbourne).

Noi dei Paesi sviluppati non ci rendiamo conto di quanto siamo fortunati, soprattutto rispetto al punto 1.

Detto cio', e' tutto relativo. A Taipei non mi ambientai per niente e mi resi conto che vivere in Asia non mi renderebbe felice. Parere personale.

Adesso a Melbourne mi sento in grado di dire che tutti e 5 i punti vengono soddisfatti.

andima ha detto...

@Aldo
grazie per la visita e per aver condiviso parte della tua esperienza.

pierosky ha detto...

Io e mio marito abbiamo scelto Melbourne con la testa e ... ci ha preso il cuore

Claudia - La Casa nella Prateria ha detto...

Ciao, sono capitata qui di tweet in tweet, tramite italians in fuga. Questo post mi è piaciuto molto. Ho vissuto in tanti posti diversi, prima per studio, poi per lavoro, poi perché cercavo "il posto ideale" nel quale far crescere i miei figli.

Ovviamente so che "il posto ideale" non esiste, ma questo non significa che non dobbiamo cercare di trovare il luogo migliore possibile per noi...

TopGun ha detto...

mi è capitato di nuovo sotto mano questo post.
bello rileggerlo.

test ha detto...

quando lasci il tuo paese, anche se hai la fortuna di trovarti bene, capisci che non esiste il paese ideale. Se prima rischiavi di mitizzare la fuga, l'approdo, la partenza, una volta che arrivi, nel migliore dei casi realizzi che dovunque ti troverai ci sarà sempre qualcosa che ti manca. Questa è la mia esperienza. Io non mi trovo pienamente bene in Italia (per tanti motivi, culturali, politici, civici) ma nemmeno a Bruxelles posso dire di sentirmi a mio agio al 100% nonostante qui sia riuscito a realizzare tantissimi sogni...

andima ha detto...

@test
come darti torto, hai perfettamente ragione, il paradiso non esiste, lo si è detto numerose volte su queste pagine virtuali, ma esiste l'equilibrio dei propri compromessi personali, esiste quella che io chiamo "bilancia della felicità", una bilancia personale dove pesare i propri compromessi dipendendo da un determinato luogo, l'equilibrio delle bilancia dovrebbe dare il sorriso.