Ti chiama alla sua scrivania, il collega responsabile della documentazione e di chissà quale altro compito noioso, un parigino sulla cinquantina o forse più, dalla fronte stempiata da età e natura, ed inizia a vomitare un fiume di parole, specifiche e protocolli, come fosse (e sicuramente lo era) cantilena già ripetuta, macinata e bestemmiata. E mentre quella fiumana di regole e imperativi si riversa per l'ennesima volta nell'aria, tu ti fissi involontariamente sulle forme della sua fronte, tra le rughe ed i segni del tempo, partendo dalle sopracciglia folte e percorrendola fin dove la calvizia lascia spazio a qualche capello sporadico, testimone sopravvissuto di un passato remoto. Lui non può seguire il tuo sguardo perché troppo intento a non saltare nessuna procedura, a non dimenticare nessun particolare di tutto quello che sicuramente non farai prima delle vacanze di Natale e forse neanche dopo, perché le priorità non son affatto per la documentazione e già lo sai.
Ma devi stare lì, ad ascoltare, magari con un po' più di concentrazione, anche se non ci riesci, quel cranio calvo ti richiama. I pensieri dei calvi - pensi - non hanno nascondiglio, non possono rifugiarsi all'ombra di un ricciolo o dietro una ciocca di capelli maldestra, stanno lì, in balia del sole, della pioggia, della polvere. D'inverno, probabilmente, con questo freddo, senza una chioma a coprirli, devono star tutti vicini a riscaldarsi a vicenda, saranno pochi quei pensieri solitari, quelli un po' soli, distanti dagli altri, quelli spesso ribelli. Ecco, i calvi non saranno mai rivoluzionari d'inverno. D'estate, invece, non potranno mai stare tutti insieme, lì, in balia del sole, senza un ciuffo a fargli ombra, dovranno evitare gruppi troppo affollati, tanti pensieri diversi magari storditi dal caldo ed il rosso della pelle abbronzata. Ecco, i calvi d'estate saranno sempre un po' più pazzi. In primavera - ma certo, pensi - in primavera i calvi avranno i pensieri migliori.
E se qualcuno prova a leggergli la mente, ad un calvo, è tutto più facile, non deve filtrare i mille intrecci di capelli e ricci, le tele di pettinature spettinate, no, deve soltanto attraversare la pelle e leggere quei pensieri, senza protezione, senza scudi pelosi. Non c'è davvero un nascondiglio - e invece no, eccolo - se non le orecchie - e gli fissi di colpo le orecchie, ma certo le orecchie - dove i pensieri più lesti possono rifugiarsi, per non essere letti. Ad esempio, leggesti che i problemi matematici sono spesso risolti nella parte prefrontale della corteccia cerebrale, mentre la corteccia visiva primaria, dietro, lì, vicino al collo, è dove l'immaginazione prende piede. Ma certo - quasi esulti - le fantasie saranno sempre al sicuro, lì, vicino al collo c'è sempre un po' di chioma rimasta viva, i calvi sapranno immaginare in modo perfetto tutto l'anno. Quando un giorno sarò calvo - pensi e sorridi -, perché prima o poi succederà, non avrò di che preoccuparmi, la mia fantasia sarà al sicuro. L'ho scientificamente dimostrato - ti complimenti con te stesso, quando ad un certo punto ti accorgi che il collega ti fissa con aria turbata.
lui: "Hai capito quello che ti ho appena spiegato?"
tu: "Sì, sì, nessun problema".
lui: "Bene, allora ripetimelo".
Ecco, adesso prova a spiegargli tutte quelle teorie, prova a ringraziarlo per il risultato scientifico ottenuto, tutto grazie alla sua calvizia, tutto mentre avresti dovuto impegnarti sulle specifiche e quelle sigle da memorizzare... provaci un po' terminando in qualche modo quel "Ehmmm" appena iniziato.
1 commento:
Antonio,
ho un sorriso stampato in faccia in questo momento... e' sempre un gran piacere quello che scrivi!
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