Lo scienziato folle... (perché folle? Vi dirò perché divenne folle). Laureato, premiato, stimato, questo scienziato studiò l’amore, quando un un giorno s’era innamorato d’una fanciulla dal dolce calore. Eccitato, strambo, imbarazzato, abbandonò le ricerche sul gene dedicandosi al sentimento nato, ma senza sapere delle future pene. Sempre rinchiuso nei suoi studi non conosceva il mondo di fuori, contro gli altri non aveva scudi né immaginava imminenti dolori. La ragazza lo trasse in inganno per scoprire i ritrovati segreti, causando al cuore gran danno fra menzogne e mirabili reti. Presto lo scienziato capì tutto: fu tradito e poi abbandonato. Ora il sentimento era distrutto e il suo pianto rimase isolato. Nel laboratorio aveva un amico, un robot che costruì in passato: - Compagno mio, sai che ti dico? L’amore è sofferenza, m’ha dato sorrisi e lacrime, voli e impatto. Sto male, amico mio, sto male! Mi rapì il cuore… senza riscatto. Era meglio essere altro animale o forse un robot anch'io, sicuro, immune all’amore! Devo tentare!
Divenne folle, dedicando il futuro allo strambo progetto: cambiare, smettere d’essere umano: Bene! Anch'io un robot! Senza cuore! Dimenticherò lei e le altre iene, così non proverò mai più dolore!
Lavorò mesi e mesi al progetto, sino a giungere a buoni risultati: aveva silicio e microchip nel petto e i cinque sensi tutti elettrizzati. Finalmente terminò il suo lavoro: era felice di non poter mai più amare o forse illuso d’aver spento il coro che nel cuore sa far innamorare. Ma l’amore non si regola in un tasto, non si scinde dal suo sito naturale, pur se c’è di carne e ferro impasto e la mente divien sede demenziale. D’improvviso infatti sfogò in un pianto, quando vide una foto della ragazza:
- No! – urlò malato – Che schianto! Non credevo davvero… Impazza ancora, in me, l’amore… Adesso? Lo scan disk per trovar l’errore! Ecco cosa fare: subito! Che fesso! Devo analizzare questo cuore…
Lo scienziato folle... (Perché folle? Divenne folle per amore). Collegando al computer generale il cuore ormai mezzo robotizzato, eseguì estesa scansione globale: Tutto perfetto, era tutto ordinato. Lo scienziato soffriva d’amore: - Oh, computer, ti prego, aiuto! Ora... Deframmentami il cuore. Oppure... un virus sconosciuto innesta nel sistema e danneggia ogni cosa, ogni circuito, presto! Sento quel coro, dentro echeggia e non smette, anzi si fa più lesto!
Prima di arrestare il povero matto (non era più umano né congegno) il computer con un calcolo esatto lo collegò al web e in tutto il regno, su ogni pc in rete apparve l’amore: ogni sito presentò la triste storia, tutto internet si riempì del dolore dello scienziato folle senza gloria. Anch'ella lo rivide nello schermo, la ragazza che lo ferì per gioco: s’osservarono: lui rimase fermo e in entrambi si riaccese il fuoco. Ma troppo tardi! Destino beffardo! Dal cielo si scagliò un forte lampo che colpì il laboratorio come dardo nel bersaglio: non ci fu più scampo. Esplose il computer e il complesso, ogni sogno crollò in quel momento non appena il disastro fu trasmesso alla metà robotica del cuore spento. La ragazza rimase così ad osservare, piangendo sul modem, senza ritorno: ma troppo tardi! Era tardi per amare e tornare indietro, fino a quel giorno...
Non un battito né un output rovinato: lo scienziato folle era morto dal dolore e dal processore nel petto installato scivolò una lacrima: frammento d’amore. Lo scienziato folle... (Perché folle? Quando il cuore si nutre di follia...).
P.s. Perché questo post? Niente, ho ritrovato questa favoletta che scrissi nel 2001 (quando avevo 19anni) e ho pensato di condividerla. Ce ne sarebbero tante altre, ma c'ho vergogna.
2 commenti:
It's too late to apologize.
si vede che è del 2001.
parla ancora di deframmentare e di fare scandisk.
riscrivine una in chiave open source e con file system ext4 :P
p.s. comunque, bella.
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