I ghetti del web

Ho sempre pensato che Internet non sarebbe mai potuto rimanere così come lo abbiamo conosciuto ai suoi albori, così come è nato, non in termini tecnologici (per fortuna, migliorando in velocità di trasmissione e affidabilità, per esempio), ma in quanto a libertà messe a disposizione, libertà di condivisione di dati ed informazioni, tanto da essere acclamato come strumento fondamentale per qualsiasi democrazia moderna, perché una democrazia, appunto, si fonda anche (e soprattutto) sulla consapevolezza ed il grado di conoscenza dei suoi cittadini. Magari un giorno racconteremo ai nostri nipoti dei lontani tempi in cui su Internet si poteva condividere di tutto, legalmente o illegalmente, di quando si poteva scrivere di tutto, con o senza diffamazioni, di quando non c'era controllo ed era una prateria aperta in cui tutti potevano creare, nel bene e nel male.
Il mondo ha dovuto colmare numerose mancanze ed adattarsi, anche in termini di leggi e privacy, per esempio, ma soprattutto sfruttando al meglio le possibilità infinite offerte dalla rete. L'ultima tendenza è quella della personalizzazione dei contenuti, tendenza che se da un lato rende la rete più accogliente, adattandola ai propri interessi, filtrando contenuti inopportuni e rimuovendo un sacco di rumore, dall'altro ne snatura una delle qualità strutturali come l'abbiamo conosciuta fin dal principio: un universo in cui si poteva interagire con tutti, scoprire nuovi contenuti ed allargare le proprie vedute. Lo si può fare ancora, per carità, ma sempre meno o almeno in maniera meno diretta. Basta guardare questo video di TED, segnalato da Mantellini, per capire come la tendenza sia quella di adattare, filtrare, personalizzare le ricerche su Google, i video proposti da Youtube, gli aggiornamenti delle amicizie su Facebook, gli articoli in primo piano nei quotidiani e così via, creando una filter bubble intorno a noi che ci isola in qualche modo da altri contenuti, magari poco interessanti, magari invece rivelatori, probabilmente porte verso altre vedute, che solo la curiosità può aprire e che magari un tempo apparivano nei risultati di una ricerca o in un annuncio a bordo pagina, quando non c'erano filtri sulla localizzazione geografica, sulla cronologia di navigazione, i tipi di contatti nelle reti sociali e così via.

Se normalmente tendiamo già a creare il nostro orticello di contenuti visitando quotidianamente gli stessi quotidiani online, gli stessi blog, gli stessi forum, in abitudini dettate dai propri gusti ed interessi, a causa della tendenza alla personalizzazione dei contenuti quell'orticello potrebbe diventare ancora più isolato e nocivo. Certo, non c'è bisogno di allarmismi eccessivi o di paranoiche configurazioni di plug-in ed estensioni per il browser in modo da pulire qualsiasi traccia lasciata durante la navigazione (spesso fanno anche comodo alcuni completamenti automatici), però bisogna averne la coscienza, che la rete sta cambiando, e che gli utenti inesperti (un'enorme massa di navigatori ignari) si potrebbero ritrovare assuefatti da contenuti personalizzati non in base ai propri interessi ma a quelli che gli algoritmi di personalizzazione propongano loro, creando dei veri e propri ghetti nell'universo della rete, in cui diviene più difficile accedere o interagire con informazioni e contenuti che normalmente non apparterrebbero al nostro orticello ma che magari aiuterebbero ad ampliare vedute, opinioni, conoscenze, in quella che da sempre rappresenta una grande ricchezza: la diversità.
Così, invece di usare quell'abusatissima (ed odiosa) etichetta, il popolo del web, finirà che a breve dovranno urlare titoloni con la parola ghetto, i ghetti del web.

15 commenti:

elle ha detto...

Interessantissima questione su cui tra l'altro riflettevo qualche tempo fa con una mia amica. Io sono d'accordo con te e con Mantellini, e la trovo una cosa molto pericolosa. Per lei invece e' cosa buona e giusta vedere solo le cose che le piacciono e che le sono simili, perche' altrimenti innanzitutto la sua attenzione non verrebbe catalizzata comunque, e poi perche' e' proprio nel circondarsi di cose a lei affini che si sente libera di scegliere in mezzo al rumore della rete.
Secondo me la chiave di tutto sta nella consapevolezza della parzialita' delle nostre visioni, e nel tentativo di ampliarle in qualche modo. Se c'e' questa volonta' non c'e' algoritmo che tenga.
E poi...viva i post come questo che invitano al pensiero. Bisogna educare alla riflessione!

Anonimo ha detto...

You meant filter 'bubbles'

andima ha detto...

@Anonimo
yep, tnx:)

fabristol ha detto...

Concordo. Anche se nel mio piccolo cerco di prendere da più fonti possibile e ho molte diversificate passioni.

andima ha detto...

@elle
la chiave è la consapevolezza, hai detto benissimo, senza allarmismi ed esagerazioni.
Io ho avuto il mio piccolo esempio quando Google ha deciso che Google+ doveva regnare sovrano e ha tolto senza preavviso la rete sociale di Google Reader: avevo una quarantina di contatti con cui si condividevano feed e spessissimo leggevo post di blog a cui non ero iscritto ma che condividevano altri, era la rete sociale perfetta per me, riuscivo ad avere info anche da blog che non seguivo, da giornali che non leggevo. Poi, di colpo, ho perso 40 contatti e ho perso almeno 100 feed al giorno di cui magari 20 mi interessavano ed erano appunto porte che si aprivano. Adesso Google Reader sembra quasi muto a confronto e sono io con i miei feed, nel mio orticello di feed ma senza il contributo altrui che lo diversificava.

Valentina S. ha detto...

(Mi piace il tuo blog e lo seguo da tempo, quindi ora, se si puó, commento pure :D )

Sará che ora sono piú grande e ci faccio piú caso, sará che quando sono in italia mi tocca guardare la tv, sará che stando a New York é impossibile non pensare al fatto che ci sia un 'potente' che ti convince a farti piacere una cosa piuttosto che un'altra, ma mi sembra che il web sia sempre piú strutturato come la tv, che a sua volta é strutturata come un supermercato: la roba che costa di piú e quella tutto sommato piú inutile é sempre in bella vista, mentre le cose interessanti o necessarie sono sempre o in alto, o in basso o dietro gli scaffali. E' vero, le 'ad' ci creano intorno uno spazio circoscritto dal quale ora é un po' piu difficile uscire. Ma é anche vero e sacrosanto (come ha detto elle) che ci vuole la consapevolezza e la volontá di cercare anche dietro gli scaffali, perché di farlo abbiamo sempre la possibilitá. Certo i metodi di ricerca sul web sono cambiati. In fondo i pensatori dal campo vasto al 'potente' non sono mai piaciuti, ma siccome siamo nel 2012 e il pensiero non si puó ostacolare apertamente davanti alla faccia, basta fare come fanno tutti: si fa il giro e si passa 'da dietro'.

'Educare' alla riflessione, come ha detto elle, mi sembra il punto chiave di tutto: il web presto sará come quei venditori che ti danno gli assaggini e cercano di venderti merce che magari non ti interessa, ma che per imbarazzo o noncuranza potremmo non avere il coraggio di rifiutare.

andima ha detto...

@Valentina
ma fai benissimo a commentare:)

Esatto, la consapevolezza è la chiave, perché, come ho scritto, non si tratta di fare allarmismi esagerati, la diversità non è certo morta in una tendenza, ma sicuramente utenti ignari (penso a mio padre che usa il pc da appena un anno, per esempio, ma a chissà quante altre casistiche simili) si ritroveranno circondati da contenuti filtrati nella loro bolla di felicità con il browser pieno di cookies e l'algoritmo di Google/Facebook/Pincopallino a "decidere" per loro.

L'esperimento del video di TED, della ricerca sull'Egitto che parlava della rivoluzione per un utente e di vacanze per l'altro, è abbastanza eloquente. Ovviamente le informazioni sono sempre lì, non stiamo parlando di censura, basta soltanto saperle (e volerle) cercare. Chi è pigro però rimane nella bolla.

cinzia ha detto...

ciao,ti seguo da poco e trovo i tuoi post non soltanto interessanti,ma spesso simpatici!sono d'accordo con te,soprattutto x la questione tutela della privacy,che ormai non c'è più!cmq a volte basta non effettuare l'accesso,altre purtroppo si dovrebbe cancellare l'indirizzo ip del pc perchè ormai siamo quasi costretti a subire tutto questo!è paradossale,nascono le leggi sulla privacy,ma in realtà siamo più vulnerabili!

andima ha detto...

@cinzia
attenta, perché a volte non effettuare l'accesso non è abbastanza, come conferma questo articolo e questo video ufficiale di Google. Anche queste impostazioni si possono cambiare, ma rimane il fatto che utenti inesperti ignoreranno la tematica e quindi le settings, rimanendo nella bolla.

andima ha detto...

@cinzia
i link ed il video si riferiscono al 2009, qui trovi come disabilitare impostazioni adesso;)

andima ha detto...

questo è un cane che si morde la coda:

"Note: If you've disabled signed-out search history personalization, you'll need to disable it again after clearing your browser cookies. Clearing your Google cookie clears your search settings, thereby turning history-based customizations back on."

cinzia ha detto...

@andima sì,infatti ho scritto che si dovrebbe cancellare l'indirizzo ip e il ciò mi sembra impossibile!grazie dei consigli,mi informerò!

Zax (Andrea) ha detto...

altri hanno commentato la tua riflessione. Sottolineo un punto fondamentale (IMHO): gli utenti 'inesperti' saranno (sono già?) le vittime di quanto hai descritto. Non loro, ma qualcun altro dedicerà cosa il web gli propone in evidenza ...
Ed è solo l'inizio: aspettiamo l'ingresso di Facebook + Microsoft nella telefonia, e ne vedremo delle belle :-)

Andrea
PS: il tuo captha mi dice "Dimostra di non essere un robot" ... ho provato a rispondere con qualche parolaccia, ma non funziona :-)

sandrokhan80 ha detto...

E' un po che non venivo sul tuo blog e, se tutti i post sono come questo, devo proprio recuperare a leggere le cose perse. Condivido pienamente il tuo pensiero e mi sono soffermato spesso a riflettere sulle stesse cose. Abbiamo vissuto un'era esaltante di internet che dopo il suo acme si avvia alla parabola discendente. Come la curva del petrolio, il declino della libertà nella rete sarà lento ma è un dato di fatto. Probabilmente quello che abbiamo vissuto con il web in questi anni è molto più importante di quello che ci rendiamo conto e magari nel futuro gli storici daranno un nome ad un qualcosa che nemmeno siamo riusciti a percepire bene mentre lo vivevamo.Io vedo che la prossima evoluzione sarà la divisione degli utenti della rete tra una moltitudine di "ghettizzati del web" ed una minoranza che (senza nemmeno tanta difficoltà alla fine) prende i provvedimenti per stare "fuori dal ghetto".
Grazie per l'invito di qualche post fa, quando sarò a Bruxelles mi farebbe veramente piacere vederci per una birra ... che poi sarebbe l'equivalente di "un caffè" in Italia ;)
Bellissimo il video su Troisi, però uno all'estero non può non vedere pure questo http://www.youtube.com/watch?v=J417Q4EAdOM
Ti giuro che in Belgio ancora nel 2011 mi hanno chiesto: "emigrante"?

andima ha detto...

@Zax
il captcha l'ho tolto perché iniziava ad esagerare :)

@sandrokhan80
no, non tutti i post sono come questi, ultimamente sono un po' più "leggeri", per così dire, ma sono periodi, credo:)
è davvero difficile prevedere cosa sarà Internet, ma alcune tendenze sono da tener d'occhio, di sicuro noi che ne abbiamo vissuto la nascita possiamo confrontare e notare quante differenze, quanti cambiamenti ci son stati. La mia preoccupazione per il momento rimane per gli utenti inesperti, ma non è detto che nel futuro la cosa non tocchi la totalità degli utenti.
Quando sei a Bruxelles fammelo sapere, una birra in compagnia è sempre un piacere:)
e grazie per il video, lo conoscevo ma lo avevo dimenticato, è sempre un piacere rivedere Troisi :)