Del sonno accumulato

Iniziava così il messaggio pubblicitario di quel nuovo assurdo prodotto, se lo ricordava ancora distintamente, un po' perché lo faceva ridere con leggerezza, un po' perché in forme diverse aveva spesso pensato lo stesso, "Sonno, sai una cosa? Sei vanitoso - diceva quel messaggio - C'è davvero bisogno di far vedere a tutti che stiamo insieme? Su, toglimi quel color viola da sotto gli occhi, lasciami!". Era quell'ultima preghiera, quel lasciami!, a lasciarlo sempre interdetto o almeno così era nel ricordo di quei primi slogan commerciali, come se si potesse davvero comandare al sonno di lasciarci in pace. E così fu infatti, non appena entrarono in commercio quelle siringhe eccezionali, il sonno si estraeva come fosse una qualsiasi altra sostanza del corpo e ci lasciava magicamente attivi, senza sbadigli, senza pigrizia, rompendo di colpo il cordone ombelicale che sempre si trascinava dal cuscino alla colazione, dal bagno alla prima tazza di caffè; bastava poi alla sera iniettarselo di nuovo, quel sonno estratto, e tornare a quel torpore di palpebre appesantite e conciliazioni notturne. Prodigi della scienza moderna. Divenimmo così tutti drogati di tempo, nel 2123, a decidere con un prelievo e un'iniezione il nostro ritmo d'energie. Tempo, tempo, tempo, ne volevamo di più, lo volevamo all'istante, per poi sprecarlo in nuove mode e vacuità.

C'era chi in ufficio scappava in bagno i primi tempi, per succhiar via ancora un po' di sonno accumulato durante la mattinata, per non farsi vedere quasi fosse una colpa o soltanto perché quel nuovo gesto era ancora difficile da trasformare in abitudine. Scambiammo in fretta il caffè con l'ago, il sorso col prelievo, la camomilla con l'iniezione, e tutto divenne più facile, miracolosamente. Al miracolo non gridò il Vaticano però, condannando prontamente quella pratica innaturale e satanica, guadagnando qualche inutile titolone per una settimana. Non ci furono equivoci nemmeno secondo pubblicazioni scientifiche e campagne denigratorie contro quella siringa mortale, che col tempo - sostenevano - avrebbe accelerato il degrado del corpo umano, anche se furono presto tacciati di complottismo e presunte connessioni con lobby dei sonniferi e del caffè, in perdita drastica di mercato per quella concorrenza fascinosa. Tempo, tempo, tempo, ne volevamo usufruire il prima possibile, per quell'utopia contagiosa di far tutto e farlo presto.

E si contagiò come si contagiavano prima gli sbadigli oramai estinti, si contagiò veloce e col sorriso l'uso di quella siringa poderosa: c'era chi in fin di vita preferiva estrarre, prelevare, succhiare sonno il più possibile, posticipando poi le iniezioni, tentando di star sveglio il più possibile e prolungare in qualche modo la vita; così iniziarono a fare anche tanti anziani, perché la morte faceva paura e la si poteva allontanare un po' vivendo senza dormire, o almeno così pensavano; c'era chi le usava anche coi neonati, per sincronizzarli a ritmi e abitudini familiari ed averli facilmente al letto la sera ad orari precisi, un'iniezione e ninna nanna. Non tardarono ad aprirsi dibattiti legislativi sul prolungamento delle ore di lavoro, vista l'aumentata attività umana e il conseguente dispendio di risorse alimentari ed energetiche a livello globale, bisognava adeguare la società a quell'evoluzione, bisognava lavorare di più: per l'ennesima volta il progresso non aiutava l'uomo ma lo imprigionava sempre più ad una scrivania. Tempo, tempo, tempo, e c'era chi arrivava a buttare siringhe piene di sonno non consumato per la smania di fare non si sa cosa, si gettavano sogni così e progetti, speranze. Quante idee morivano in quel modo, all'ombra del dormiveglia scomparso, nel 2123.

Iniziarono poi a sorgere quei mercati neri del sonno, quel contrabbando di sonno altrui, per tutti coloro che rinnegavano il sonno e ne accumulavano in iniezioni. Il mondo aveva sempre avuto questa grande ricchezza, il sonno, ma nessuno prima lo aveva mai considerato abbastanza. C'era chi lo comprava come alternativa all'eutanasia; c'era chi lo preferiva come rimedio alla depressione; e c'erano poi quei partigiani silenziosi che non accettavano di vivere evoluzioni innaturali di società accelerate - proclamavano - e che decidevano quindi di viverla dormendo, in forma di protesta, acquistando sonno di contrabbando e passando le giornate a dormire, dormire, dormire, in cerca di ristoro in fughe oniriche da cui però molti non si svegliarono più. Così come gli altri iniziarono a svenire all'improvviso, dopo giorni interi senza iniezioni, svegli e produttivi, iniziarono a cadere esausti, come presi da un infarto, il corpo di colpo cedeva. Ma di nuovo s'associarono le cause di quegli eventi a disturbi già presenti, a condizioni di vita già precarie, ad abusi già documentati nel foglietto illustrativo, tra la voce delle combinazioni da evitare e quella degli effetti indesiderati.

"Sonno, sai una cosa? Sei vanitoso", diceva il messaggio che tanto lo faceva sorridere, a cui ripensava mentre stava lì con la siringa tra le mani, la siringa della sua amata. Aveva deciso di addormentarsi con il sonno di lei, perché la voleva vivere fino in fondo e perché voleva vivere i suoi sogni, affascinato da quelle dicerie sullo scambio di sogni, suoi sogni che rimanevano nel sonno, intrappolati in alcune siringhe e che alcuni s'erano ritrovati a sognare dopo averne acquistate di contrabbando, con il sonno altrui s'erano iniettati a sorpresa anche i sogni altrui. Quanti nonni svelavano in sogno numeri da giocarsi al lotto al nipote sbagliato, nel 2123. Ma a lui non sarebbe successo, non era una siringa del mercato nero, era quella della sua amatissima, anche se presa di nascosto, con la voglia morbosa d'amarla in ogni suo aspetto. Quando però s'iniettò quel sonno e nel sogno di lei la vide felicissima baciarsi con un altro, il cuore non resse il colpo, non si svegliò più.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissimo scritto

Baol ha detto...

Ma che meraviglia che è, davvero!

andima ha detto...

@Anonimo @Baol
troppo buoni, davvero!