una casa vagabonda
Il giorno seguente si alzo' stordito e mentre pensieri listati su riccioli increspati incominciavano a disordinar la mente, lo sguardo cadeva intorno, sull'armadio da svuotare, sulla scrivania in confusione, sulla camera da lasciare gia' da li' a qualche giorno ad un altro ragazzo. Tutto in valigia per la nuova partenza. Quando casa e' una valigia, non c'e' posto per tante piccole cose che fanno parte del tuo mondo e che magari non userai mai ma vederle intorno, sapere che ci sono, avvertirne la presenza o soltanto la coscienza di averle a portata di mano ti trasmette un benessere che diventa invece una smorfia di malcontento quando sei quasi costretto a lasciar quello spazio per altro; quando casa e' una valigia, come in un ciclo di pulizia obbligata si buttan via le cose inutili che appesantiscono il bagaglio, come l'acquisto veloce che genero' la gioia di un momento o un regalo mai usato, sicuramente sbagliato, da non portare con se' come una cortesia silenziosa che non giova ne' aiuta; quando casa e' una valigia, hai una casa vagabonda, il tuo mondo in poco spazio, da svuotare in luoghi nuovi e popolare di tuo il palcoscenico della prossima partenza futura, da portarsi dietro e migliorare ad ogni ciclo per raggiungere l'insieme minimale degli oggetti necessari e purtroppo cosi' non e' per la mente dalle pareti illimitate, che trascina ancora qualche memoria dolorosa e doni di nemici mascherati, che ha sempre spazio per pensieri lunghi e spesso troppo elaborati e macchiati di dubbi ed incertezze, la mente che Ryanair non pesa sulla bilancia del check in e allora facilmente s'appesantisce di nodi vecchi ed oramai inutili. Eppure questa volta anche la mente un poco vagabonda sembro' seguire il ciclo della valigia perche' la partenza per Bruxelles conteneva tante novita' e nuovi stimoli efficaci. Ecco, tutto chiuso, tutta casa dentro la valigia. Ora si poteva partire.
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