Shada, integrata discriminata

Shada è una ragazza marocchina, o meglio, Shada adesso è belga, ma di origini marocchine. I suoi lineamenti non mentono, non nascondono le sue radici etniche ed il taglio degli occhi, la forma del naso, il colore della pelle non possono in alcun modo camuffare le apparenze. Neanche lei vuole, o meglio alcune volte accade che vorrebbe e vi spiegherò perché.
Shada è cresciuta sin da piccola nel Belgio del nord, nelle Fiandre fatte di immense pianure affollate di biciclette; è cresciuta in Europa ed è cresciuta occidentalizzata, la sua integrazione è stata naturale e Shada non porta il velo, non si copre il viso ed i suoi capelli cadono soffici sulla nuca e sulle spalle. Poi da qualche anno Shada ha deciso di spostarsi a Bruxelles, ma subito si è scontrata con il problema della lingua: lei ragazza belga del nord che parla perfettamente nederlandese, deve migliorare il suo francese balbettante, magari dalla grammatica non perfetta e dall'accento stonato (il francese è musicale, mu-si-ca-le, non si stanca mai di dire la prof). Così Shada è arrivata nella mia classe del corso serale di francese, vogliosa di accelerare l'apprendimento e migliorare la sua integrazione a Bruxelles. La prof è una continua macchina di domande, soprattutto con i nuovi arrivati, per invogliare a parlare, a rompere il ghiaccio con il resto della classe, per grattare qualche timidezza iniziale (dice lei) ma anche perché le piace sapere, conoscere i propri alunni, curiosa e spesso troppo gossippara (dico io). Shada si presenta e ci parla un po' di lei, poi tra una domanda e l'altra, ci racconta che non tutta Bruxelles le piace, che evita di andare in alcune zone, soprattutto dove ci son troppi marocchini. Incalzata dalle interrogazioni della prof, Shada ci dice che ha un'amica in un quartiere di Bruxelles ma non vuole, non può andare più a trovarla: quando passeggia per certe stradine, I suoi connazionali riconoscono la identità comune, qualche ragazzo le chiede da dove venga, come si chiami e soprattutto perché non porti il velo. Finché non iniziano ad insultarla. E allora Shada è costretta ad evitare quel quartiere, anche se vorrebbe, lei vorrebbe visitare la sua amica, andare in qualche negozietto, rivedere frammenti della sua cultura di origine. Ma non può, lei perfettamente integrata, viene discriminata perché troppo integrata e gli altri, che cercano di integrarsi, discriminano chi cammina, parla, respira con la stessa loro identità ma con dentro una straniera.

5 commenti:

vinzInBxl ha detto...

Bel post, bella storia. Si può provare a discutere, leggere, informari su integrazione, laicità, immigrazione.
Ma non c'è modo migliore di apprendere le cose delle parole e dei racconti di chi i problemi li vide dal didentro.

andima ha detto...

si', verissimo vinz. Ed io, al di la' di ornamenti letterari alla storia, ho evitato di aggiungere riflessioni personali perche' l'argomento e' sicuramente delicato e conosco troppo poco per lanciarmi in analisi o riflessioni affrettate. Pero' quello che ci ha raccontato mi ha colpito tantissimo e non ho resistito alla voglia di condividerlo.

orma ha detto...

Grazie.
E' davvero un interessante punto di vista, difficilmente analizzato.
Sono sempre molto interessanto le tue cronache dalla classe di francese.

Zax (Andrea) ha detto...

hai fatto bene a postare il raconto di Shada. Decisamente la tua classe di francese è più interessante della mia di inglese :-(

andima ha detto...

@orma Zax
si' e' vero, sarà la miscela di quattro continenti in pochi metri quadrati, ma al corso oramai la voglia di vedere cosa accade ogni sera e più di quella di imparare la lingua:)