35.000 volte amaro

Ma che bello ritrovarti di colpo in mezzo a 35.000 e più persone quando non te ne aspettavi davvero tante e voltarti in ogni direzione senza riuscire a vederne la fine; che bello vedere persone di ogni età, giovani e anziane, mamme con bambini mano nella mano, mamme con bambini in carrozzina, chi con il cane a passeggiare e anche il cane addirittura vestito di colori e lettere: certo, sembra troppo strano vedere cose del genere, venendo da un'Italia in cui con quella tranquillità, con quel quadretto familiare, spesso non si pensa di andare nemmeno allo stadio, perché troppo pericoloso, figuriamoci ad una manifestazione contro la classe politica, dove c'è la possibilità che qualche seguace di Cossiga sguinzagli i soliti teppisti specializzati per creare fuoco e fiamme sui cui far leva poi il giorno dopo nelle programmate dichiarazioni di populismo e falsità.
Ma che bello farsi compagnia con 35.000 e più volontà, unite, senza una bandiera di partito a inquinare l'atmosfera (giusto qualche maglia rossa alla fine del corteo, ma più amanti del Che che rappresentati di partito), senza le facce di quella classe politica che prima di scendere tra la folla dovrebbe sempre misurarsi con il proprio operato e la propria coerenza: certo, troppo diverso per chi viene da quell'Italia in cui al No B Day addirittura compariva lo spauracchio D'Alema ed altri volti ignavi o a sponsorizzare e strumentalizzare le manifestazioni, se pur nate dal web come quella belga, poi comparivano sempre loghi di partiti che dicono, gridano ma poi deludono.
Ma che bello star in mezzo a quel mare di 35.000 e più voci, cori, slogan e speranze, pur essendo straniero ma non per quello estraneo a fatti ed opinioni, pur contando poco perché appunto non avente diritto al voto, all'arma democratica; certo, una manifestazione non può cambiare la realtà politica in una notte, non risolve una situazione stagnata in 7 mesi di chiacchiere e non è il tocco di una bacchetta magica che tutto illumina all'indomani, ma si ha questa certezza proprio perché venendo da un'Italia in cui non si smuovono le cose nemmeno per sentenze di corruzione, per collusioni mafiose, per scandali sessuali e contraddizioni quotidiane, dove appunto le cose sono talmente immobili che non si può riporre la fiducia in una se pur affollata manifestazione.

Ma il punto è proprio quello: che quando ti ritrovi in mezzo a tanta foga e sorrisi e vedi tutto in modo strano, quando la normalità altrui appare come qualcosa se non irreale almeno inattuabile dalle tue parti, indipendentemente dalle motivazioni e dai fini, è la prova che c'è qualcosa che non va o che sicuramente si potrebbe migliorare. Tutte quelle stranezze, quelle osservazioni generate da confronti sicuramente leggeri, sono cause di un'assuefazione che trasforma in normalità ciò che altrove è insopportabile, che aliena o addirittura scoraggia, assuefatti in sterili soddisfazioni per una vignetta satirica o una battuta di Crozza mentre intanto si muove poco e si alimenta un degrado contagioso.
E tornando a casa, dopo il bagno di folla di 35.000 voci, te la senti in gola quell'amarezza, 35.000 volte più forte del normale.

1 commento:

andima ha detto...

parte di questo post è stato pubblicato qui su Italians, il blog diretto da Beppe Servegnini.