Che un tedesco non è italiano, in generale

Al corso serale di francese c'è un micromondo da esplorare, dove s'incontrano nazionalità diverse tra stereotipi e percezioni, che a te gli stereotipi ti attirano, per contraddirli o soltanto confermarli, senza mai prenderli troppo sul serio però, che a prenderli sul serio poi ci si chiude come in un riccio, ogni spina una convinzione contro gli altri. Qualche tempo fa, per esempio, al corso di francese facemmo un test di vocaboli ed espressioni, quelle da imparare che altrimenti il francese non lo parli, parli un italiano tradotto in francese, che non è la stessa cosa, lo sanno bene i belgi che poi non ti capiscono, anche se loro spesso parlano un inglese tradotto in francese - dice la prof - e questo ai francese un po' dà fastidio un po' li fa ridere, che loro, i francesi, c'hanno l'accademia della lingua e ne fanno anche le riforme, precise. E insomma mentre stavi facendo il tuo test, la prof guardava un po' in giro che nessuno collaborasse e tutti con la testa sul foglio in attesa di risposte, quasi come ai banchi di scuola di anni addietro, solo che adesso con la convinzione di apprendere qualcosa di produttivo (che lo era pure allora, ma senza la convinzione).

Poi però il foglio ti domanda una parola e quella parola non la ricordi, l'avevi studiata (forse), l'avevi letta nella metro prima del corso (sicuramente) e niente, non te la ricordi, ti guardi in giro come a trovarla sulla faccia degli altri, ma gli altri hanno la faccia sul foglio e il foglio ancora in attesa di risposte. Il ragazzo tedesco alza il viso, come se il tuo sguardo lo avesse richiamato, che capita spesso, quando gli altri ti guardano tu ti senti osservato e rispondi allo sguardo, sarà istinto o soltanto quella domanda inconscia, quella tipo "che cazzo mi guardi?". Vi fissate qualche secondo, il tempo che ognuno torni al proprio foglio, abbassi lo sguardo e ti accorgi che la tua cartelletta, quella in cui metti tutti gli appunti, tutte le fotocopie del corso, tutti i fogli sparsi di quando dimentichi il quaderno, ecco quella cartelletta è trasparente, è di un bianco che se gli fai pressione è trasparente e ci si vede attraverso, ci stavi scrivendo sopra e proprio lì, a portata d'occhio, ecco la parola che non ricordavi. E allora che fai? Sta lì, la parola, senza colpe, quasi nuda, con il vestito trasparente, e c'è il foglio lì, in attesa di risposta e tu non te la ricordi, la risposta, ma la risposta è lì, nuda, basta copiarla. E tu la copi. E il ragazzo tedesco ti guarda e si accorge di tutto. E ti fa segno di aver capito, gli scappa un sorriso e poi torna con la faccia sul foglio. E tu hai copiato, hai barato, hai infranto le regole, d'improvviso la tua pelle si trasforma e si veste della tuta della banda bassotti, hai rubato dalla fiducia della prof, sei andato contro te stesso, che eri lì per imparare, che eri lì per migliorare e non per copiare, che non è produttivo, che non è costruttivo, che sei come Berlusconi, sì, tu, nel tuo micromondo, sei l'esempio rampante di tutti quei moralismi e perbenismi fittizi quando poi nel pratico copi, truffi, inganni. Così giri il foglio, rispondi a quello che sai e consegni, con la parola rubata.
lui: "Eh ti ho visto sai.. " durante la pausa, il ragazzo tedesco ti condanna senza appelli, c'ha il testimone, è lui.
tu: "Ehm... lo so, ma solo una parola.. non me la ricordavo, era lì.. ", dicasi arrampicarsi sugli specchi.
lui: "Sì, sì, italiani... eheheheheeh"

Poi succede che qualche tempo dopo c'è un altro test, il ragazzo tedesco è assente e tu lo fai senza copiare ma non puoi dirti bravo, non hai fatto nulla di speciale, solo la normalità, non copiare. Poi alla lezione seguente lui torna e al test non si scappa, lo sa bene la prof, e allora mentre voi altri andate in laboratorio per un esercizio di comprensione orale, lui resta in classe, solo, a fare il test. Solo?
tu: "Ma lo lasciamo solo in classe?" domandi
la prof: "Sì, è grande, non avrà paura... e non copierà, vero?"
lui: "Non sono mica italiano!" e scoppia in una risatina, lui, e anche la prof e anche tu, ma con tonalità diverse.

Poi nella pausa tornate dal laboratorio, lui consegna e in disparte gli domandi.
tu: "Allora, com'è andato il test? Non hai copiato niente?" scherzandoci come d'abitudine.
lui: "Ehehehe, sì... qualcosa l'ho copiata... ero solo e non mi ricordavo due-tre verbi, tu cosa avresti fatto?"

E tu gli dai una pacca sulla spalla, come a sapere di cosa stia parlando, come a sentirlo più compagno, complici, colpevoli, uniti da quel male comune, che sia italiano o soltanto umano, da quel giorno gli ricordi che ha un 5% d'italiano e lui ti risponde sempre con un sorriso, è contento, anche se un tedesco non è italiano, in generale, o almeno così dicono.

5 commenti:

S t E ha detto...

tutto il mondo è paese... :)

andima ha detto...

@StE
sì, il corso di francese, a suo modo, offre una miriade di punti, ogni tanto vomito qualche aneddoto:)

Anonimo ha detto...

E' vero tutto il mondo è paese. Il problema è che gli italiani quando fanno i furbi può accade che 1) si fanno sgamare 2) fanno i gradassi perchè sono furbi. Gli altri lo fanno 1) senza farsene accorgere 2) stanno zitti.

andima ha detto...

[notifica]
c'era un mio commento qui ed un altro di un lettore anonimo, son andati perduti a casa di questo problema della piattaforma Blogger, dicono che verranno ripristinati a breve, altrimenti farò un copia/incolla delle email di notifica ricevute, non sia mai che si dica che andima censura i commenti!

andima ha detto...

Riporto anche qui i commenti scomparsi a causa dei problemi di Blogger degli ultimi giorni:

andima:
@StE
sì, il corso di francese, a suo modo, offre una miriade di punti, ogni tanto vomito qualche aneddoto:)

Anonimo:
E' vero tutto il mondo è paese. Il problema è che gli italiani quando fanno i furbi può accade che 1) si fanno sgamare 2) fanno i gradassi perchè sono furbi. Gli altri lo fanno 1) senza farsene accorgere 2) stanno zitti.