Dejà vu europei

Spirus è un ragazzo greco che sta cercando lavoro a Bruxelles, ha vissuto 12 anni ad Atene, dice, tra università e lavoro, per poi trasferirsi nell'isola di Paros, 12.000 persone e tanta tranquillità. Quando gli domandano della crisi greca abbassa gli occhi, come a cercare qualche parola sul pavimento, come a decifrare il nodo scomodo dei lacci delle scarpe, e le parole, quelle che trova, indossano svelte un manto d'amarezza, che c'è poco da sorridere anche se si stava degustando una birra belga, che magari scende più rapida, per mandare giù quel nodo che dalle scarpe è salito in gola. Quando invece gli racconti, per cambiare argomento ma non troppo, che in quattro anni all'estero ne hai incontrati di ragazzi stranieri, ma greci davvero pochi e gli chiedi dove cavolo siano, se emigrino come gli altri, vista la crisi (e qui ti accorgi che l'argomento non l'avevi cambiato poi tanto), lui ti risponde sorridendo che in Grecia sono appena 10 milioni e tu ti (ri)scopri ignorante, poi però pensi che in Irlanda sono appena 5 ma son ovunque, gli irlandesi, e allora Spirus sorride di nuovo, meno male, e dice che loro, i greci, amano stare tra loro e magari non si mescolano tanto come gli altri. La prendi come una sua teoria, magari il tempo la confermerà, magari no.
Eppoi gli domandano di Atene, dove ha vissuto tanto tempo, troppo per lui, che già ne aveva abbastanza, la descrive come sporca, disorganizzata, con la gente non amichevole, brusca, dove l'Acropolis e le rovine di una civiltà antica e imponente sono solo ricordi che attirano i turisti ma che non si rispecchiano nella città di oggi. Ed ecco di nuovo l'amarezza che gli torna in gola, con i lacci delle scarpe oramai sciolti e il boccale di birra vuoto, anche se poi aggiunge che per quanto possa essere così negativo su Atene, è sicuro che col tempo la gente se ne innamora, succede così, dice. E allora all'improvviso hai come un dejà vu: ti stanno raccontando che una città una volta culla di splendore e conoscenza e ricca d'arte ed opere che nessun altro al mondo può vantare, adesso appare sporca, disorganizzata e con la gente cafona, ma che poi uno finisce che se ne innamora. Ma dov'è che l'hai già sentita questa storia?

4 commenti:

rafeli ha detto...

ma i greci non li noti perché, come si dice, una razza una faccia (noi con loro). uno svedese, un cinese, fanno più rumore. quale differenza fra un greco e un molisano?

andima ha detto...

ehehe hai ragione, ma io mi riferivo ad incontri personali, non soltanto alla percezione visiva intorno, tra party/pub/serate/etc il numero di greci che avrò incontrato è davvero bassissimo, da contare sulle dita di un mano in 4 anni, ma probabilmente solo coincidenze. Certo, non sapevo fossero così pochi..

Zax (Andrea) ha detto...

io sono stato molte volte in Grecia: ha ragione a dire che Atene fa schifo! e in ocasione delle olimpiadi si è data una 'ripulita', dovevi vedere com'era prima (il vecchio aereoporto era uno spettacolo!)
Per quanto riguarda il confronto con la nostra capitale ... forse Atene è messa peggio. A Roma tolto il caos, il traffico, la sporcizia, l'abusivismo, ecc ecc le tracce della storia sono ancora visibili, eccome se lo sono; ad Atene no, è stato tutto cancellato (è rimasta l'acropoli e qualche colonna sparsa per la città)

Andrea

andima ha detto...

@Zax
grazie per la tua testimonianza diretta! Io non ci son stato, ma la mia ragazza sì, per 3 giorni, anche se per lavoro ebbe tempo di girare un po' per la città e sì, anche lei ne fu un delusa. Il confronto personale con Roma quindi non lo posso fare, ma parecchie associazioni mi han fatto pensare alla stessa situazione, però ecco, mi rallegro che Roma stia meglio ma, allo stesso tempo, mi dispiace che Atene sia così, perché non è che si sta a tifare per "il meglio" in Italia soltanto.
Certo che leggendo "A Roma tolto il caos, il traffico, la sporcizia, l'abusivismo, ecc ecc", beh bisogna togliere parecchio eh :D