Il discorso nazionale, alla non nazione

Così domani il Belgio sarà fuochi e parate per la festa nazionale, anniversario dell'indipendenza, un po' come il 14 luglio dei vicini francesi ma meno patriottico e sciovinista, che loro, i francesi, ridono spesso dei vicini belgi, quando ascoltano qualche espressione in francese che risente d'inglese o d'olandese, quasi un sacrilegio, per loro, che il francese è di Francia e tutti gli altri son scolari, somari. Eppoi il Belgio, si sa, è il paese del surrealismo, dicono, che dopo 400 e più giorni senza governo dalle ultime elezioni tutti si chiedono cosa mai dirà il re alla nazione durante l'annuale discorso, che finora ha nominato dieci e più responsabili per risolvere la crisi tra i partiti ma è difficile dividersi le fette di potere quando la torta ha due ricette, una fiamminga e l'altra vallona, e in più al centro la ciliegina brussellese fa gola a tutti ma resta amara, non solo in gola. E il re dovrà parlare di nazione ed unità, proprio il re, che guai a chiamarlo Re del Belgio, che lui è il Re dei Belgi e non del Belgio, perché la monarchia qui fu una monarchia popolare, che non c'era nessun monarca quando i belgi, proprio quel 21 luglio 1831, ne elessero il primo ottenuta l'indipendenza, e ne elessero uno tedesco, neanche belga, che divenne quindi il re dei belgi. E proprio lui, non lo stesso del 1831, ovviamente, ma il re dei belgi attuale, nato proprio in quel di Bruxelles, dovrà parlare di nazione, d'identità ed unità a quel popolo elettore che 400 e più giorni fa ha votato per un governo che ancora non c'è, ha visto vincere un partito dall'umore separatista, è sceso in piazza gridando vergogna, vanta un nuovo record del mondo non proprio da elogiare e ancora si domanda semmai ci sarà soluzione o rottura, magari in attesa di una parola consolatrice, uno spunto emozionale da quel re che li rappresenta, anche se quando parla olandese fa sorridere per l'accento - dice il collega belga, del nord, ovviamente - e ha sempre quell'espressione un po' triste un po' solenne, da giorni al centro di previsioni, vignette e scommesse, per capire cosa mai dirà nel suo discorso nazionale a quella che per molti appare come una non nazione, magari riassunta proprio in un quadro del loro celebre Magritte. Maestro del surrealismo, appunto.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono un italiano che vive da ormai 10 anni in questo paese artificiale il Belgio (politicamente SPARLANDO) nessuno riesce governare un paese che ormai e' diventato una barzelletta. ParaFrasando Bennato il Belgio e' come l'isola che non c'e'. Meno male che la gente si governa da sola e va avanti ogni giorno da oltre 400 giorni.

andima ha detto...

@Anonimo
la barzelletta la fanno i politici, per il momento, e io sarei per una soluzione che per esempio il re vuole evitare come la peste: nuove elezioni, perché e' chiaro (dopo 400 giorni) che le coalizioni vittoriose non trovano accordo e non vogliono. Nuove elezioni farebbero si' perdere ancor più tempo (ma quanto se ne e' perso già finora?), ma lascerebbero al popolo la decisione di dar nuovamente potere agli attuali interlocutori (e allora si', sarei d'accordo, siamo in una barzelletta o di fronte alla prova che si vuole la rottura) o cambiare aria, cambiare attori, esprimere delusioni e disgusti, votando facce nuove.
Per ulteriori approfondimenti, consiglio un bel blog (francofono) di politica: http://blog.marcelsel.com