Cinque

Dopo cinque anni a Bruxelles succede che non riesci ad immaginare più i tuoi giorni altrove e senti tua una città che invece per molti non ti appartiene appena ti ricordano quel flusso continuo di valigie e speranze che arriva, che parte, che cambia, di cui eri parte, non lo sei più, lo sarai di nuovo un giorno - pensa qualcuno - lasciando appeso un timido punto interrogativo, non lo sarai - rispondi - esclamando con convinzione di compromessi abbracciati. Ti abbraccia Bruxelles nell'espressione della gente al mercato che ti riconosce, ti saluta, san già che pane prenderai, o che il mango lo mangi il giorno stesso, poi incontri l'agricoltore fiammingo che da oramai due anni ogni mercoledì ti porta prodotti bio dalla sua fattoria, le sue mani sempre secche, le unghie sporche di terra e fatica, come le tue quando sul balcone di casa sperimenti un giardinaggio appassionato e lo commenti con la signora del piano di sotto, che un po' ti ha adottato se bussa alla porta di casa con una zuppa fatta per voi quando sa che siete appena rientrati tardi da due settimane di vacanze, meglio lei del signore del piano di sopra con cui ogni volta bisogna commentare i campionati di calcio di mezza Europa per terminare con le stesse conclusioni di sempre e un po' rimpiazzare quell'aria da bar sport di un tempo. Un tempo non ci avresti neanche fatto caso, ma dopo cinque anni a Bruxelles quasi ti fai nervoso se il menù di un ristorante o di un bar non propone almeno una decina di birre, se non c'è almeno una birra scura e una trappista (meglio ancora una trappista scura), se devi rassegnarti a una Jupiler o qualsiasi lager insipida che non saprà stimolare il gusto né il sorriso. Sorridi, quando la piazza popolosa di terrazze e gente s'unisce in un coro di voci ed alfabeti intrecciati, anche solo attraversandola come immergersi in ritratti di vita che qualcuno non chiamerebbe del nord, cadendo nell'ennesimo tranello di stereotipi e induzioni, e invece è lì, al primo raggio di sole, al primo polline che fluttua nell'aria, all'aperitivo del mercatino del lunedì al municipio di St.Gilles, alla marea di teste e sguardi del mercoledì di Chatelain, al giovedì al Parvis o nella folla sbronza di Luxembourg e tanto, tant'altra vita ancora, che non vedi, che manchi, che eviti, che t'assorbe e ti confonde. Ti confondi un po', dopo cinque anni a Bruxelles, quando nella stessa giornata a lavoro ti fan parlare in quattro lingue e la mordi, la lingua, per non parlarne ancora bene la quinta, ti piacerebbe avere conversazioni lunghissime in fiammingo ma poi ti ricordi che non sai di che parlare se per caso incontri un collega nel tram del ritorno, dove invece ricerchi la pace, che sia un libro o le cuffie da colonna sonora del rientro a casa. E c'è una casa che ti aspetta, dopo cinque anni a Bruxelles, dove ogni cosa rispetta i tuoi bisogni viziati e proprio per questo cambia, in bricolage sperimentali ed evoluzioni familiari, un po' come la città ce s'espande ma non sa come contenersi, s'adatta malamente ma continua nonostante preoccupazioni e problemi. Di problemi ne giustifichi tanti, dopo cinque anni a Bruxelles, a questa città che non smette di contraddirsi, altrove non sapresti giustificarli, altrove li avresti condannati, dispregiati, beffeggiati, ma adesso fan parte dei tuoi compromessi digeriti se sulla bilancia del benessere finale contano poco e si lasciano alle spalle, come fanno quelli in patria che non partono, trattengono, resistono, come non fanno alcuni belgi che partono, non sopportano, scappano, perché ognuno ha un proprio ronzio da accontentare, c'è chi lo vomita in lamenti condivisi e chi lo trasforma in sinfonie private.

10 commenti:

antonio ha detto...

Beato te che hai ancora voglia di scrivere dopo 5 anni, io ho finito da tempo :)

auguri cmq :)

andima ha detto...

@antonio
eh ma se osservi il numero di post per mese, tremendamente calante, il pattern è quello, manca poco insomma :) anzi, in verità il post di "addio" lo avevo pure scritto, convinto di chiudere baracca e burattini, poi l'ho cancellato, "non è ora" mi son detto. Vediamo quanto dura questo rinvio;)

p.s. quanto mi sarebbe piaciuto continuare coi disegni, ma il tempo, maledetto, il tempo manca sempre
p.p.s. grazie cmq :)

tt ha detto...

miii come sei integrato ciccio. Io dopo 4 anni conosco ancora solo 3 belgi, faccio la spesa nel delhaize più anonimo a turistico che ci sia, e a casa non vado oltre Rai Tre.
"Ognuno qui scrive la sua storia", mi disse un saggio amico spagnolo. ed è vero. comunque dev'essere semplicemente perché sei simpatico!

Valentina VK ha detto...

non ero felice quando vivevo a bruxelles per una serie di contingenze che diventavano intollerabili una volta condite di pioggia, sporco, cielo bigio e quant'altro.
pero' a pensarci ora che invece vivo felice a varsavia e non mi manca davvero nulla, ripenso con tenerezza ai ballotins da mezzo misto non alcolico di Leonida's presi al volo per strada e finiti divorati prima di arrivare a casa.
continuando a scrivere e disegnare per cosi tanti anni hai costruito un diario che sicuramente fara' piacere leggere a chi verra' dopo di te, anche tra molto molto tempo, percio' anche se hai meno ispirazione non smettere del tutto, fai quando vuoi

daniela ha detto...

Spero tu possa sentire ispirazione, voglia, necessità di continuare a scrivere perchè sono una tua lettrice solo da qualche mese e soprattutto perchè le tue parole creano con spontaneità atmosfere intime molto preziose.
complimenti :-)

Vaisarger ha detto...

*Grazie* di aver condiviso questi cinque anni con noi...

Unknown ha detto...

Mio cognato è lì, per caso si possono avere i contatti dell'agricoltore? :)

andima ha detto...

@Vittorio
grazie a te perché mi hai fatto ricordare alcune cose e quindi penso che il post te lo sarai studiato per bene;)

@Fra
più che integrazione direi abitudini (ok, le cose sono legate tra loro, ma fino a un certo punto, giustamente), ma tu poi abiti in pieni centro, ti confondi coi turisti:P

@Valentina
Il punto è proprio quello, non eri felice a Bruxelles perché una serie di contingenze/compromessi/coincidenze/situazioni hanno fatto sì che tra te e la città non si creasse quel feeling che invece si è creato altrove, ti capisco perfettamente, questo non vuol dire che una città sia meglio dell'altra, ma soltanto che il noi di quel momento non si fondeva bene con la città di quel momento, pensa quante variabili!:)
Per il blog, hai ragione, ma indirettamente il non postare diventa a volte uno "stress", come se avessi un debito verso il blog dopo 2 settimane di non post, per dire, non so spiegarlo bene, ma è praticamente così, per questo a volte pensavo di dire basta ed eliminare uno stress dalla lista, ma in fondo è difficile dire basta, è una valvola di sfogo che ogni tanto dà anche qualche soddisfazione:)

andima ha detto...

@Unknown
si tratta del nostro contatto Gasap, ne parlai qui. Servizio consigliato vivamente, per esperienza.

@daniela
ma grazie:) è che son periodi (lunghi) più incasinati del solito, troppe cose che si accavallano, ma ce la possiamo fare:)

Valentina ha detto...

Grazie mille! (sono unknown di qui sopra) :)