Sull'Europa che non c'è

C'è un sondaggio, citato dall'Economist, che gioca un po' con gli stereotipi sulle varie sfaccettature europee e ridacchia un po' dei greci, perché mentre mezzo continente risponde "Germania" alla domanda "Chi è che lavora di più in Europa", loro, i greci, rispondono "i greci". Ed hanno ragione. Però, ricorda l'Economist con la voce da maestrina, lavorare di più non significa produrre di più, ci vuole o-r-g-a-n-i-z-z-a-z-i-o-n-e, e i tedeschi, in quanto a organizzazione, sono maestri, sembra. Spread docet. Certo, bisogna vedere a che prezzo e con quali speranze future. Però a noi piace speculare sul presente. E alla domanda "Chi è il meno corrotto", sembra che nessuno abbia dubbi, tutti rispondono in coro "Germania", chi magari con i denti stretti, chi abbassando gli occhi, chi ammettendo con certezza una verità assoluta. Potere degli stereotipi.
Tralasciando l'apoteosi quasi generale che si scatena alla domanda "Chi è il più corrotto", tra una settimana inizierà il tanto atteso campionato europeo di calcio dove, di solito, c'è sempre quell'esplosione di stereotipi e patriottismi nel dipingere con colori e aggettivi l'avversario diretto o il protagonista della giornata e ci arriviamo, noi italiani, con l'ennesimo scandalo di corruzione, giusto per confermare qualche stereotipo apprezzato, e noi europei, con uno spirito che d'europeo ha veramente poco, complice la crisi, ovviamente, ed i vari capi d'accusa che ciascuno sventola spesso pensando ad una poltrona alle prossime elezioni politiche più che al bene comune, locale o continentale. (Ma esiste, un bene continentale?). Così, mentre un blog abbastanza stimato in rete ci chiarisce che con la crisi l'euro non c'entra nulla, un professore d'economia nonché autore di un blog sempre più seguito ci spiega perché in realtà è il contrario. Anche l'euro ha i suoi stereotipi. E noi le nostre ignoranze. E probabilmente è su quello che si fonda quella tanto decantata cultura europea, quel sogno dei padri fondatori, su stereotipi ed ignoranze. E se per assurdo molti stati membro han voluto far parte dell'Europa anche per semplice nazionalismo, è ancora per nazionalismo che qualcuno adesso pensa d'uscirne, almeno negli slogan, per il bene comune, locale, dopo che proprio grazie alla crisi è aumentato indovinate cosa? Il nazionalismo. Insomma, dentro esiste solo quello, nazionalismo. Fuori, il resto, è tutto stereotipi ed ignoranze, sugli europei, sulla loro moneta, sulle istituzioni create e poteri delegati, al netto del mare di fuffa e giochi di potere. Di questo è fatta, l'Europa che non c'è.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

giusto per scrivere una cazzata:
subito dopo il precedente scandalo calcistico italiano l'Italia ha vinto i mondiali.

Forse pensano di ripetersi...

andima ha detto...

@Anonimo
e sarebbe anche un problema, la vittoria, perché poi sotto l'entusiasmo della vittoria si tende a perdonare/dimenticare