La coscienza (degli acquisti) che ci manca

Torniamo da poco da un centro Oxfam, dove abbiamo lasciato due sacchi di tutto: jeans, giacche, t-shirt, maglioni e anche una cravatta; è incredibile quante cose escono fuori da un armadio, cose quasi dimenticate, cose prima amate e poi scartate, colori neanche troppo sbiaditi ma parte di un tempo passato o soltanto di un gusto cambiato, ma cose praticamente quasi nuove, lì, lasciate per mesi, a volte anche un anno, magari soltanto perché associate ad un ricordo, un periodo o quell'immancabile scrupolo del dire "poi qualche volta lo indosserò". E invece poi rimangono lì.
Abbiamo riempito due sacchi e li abbiamo portati ad un centro Oxfam nei paraggi: raccolgono vestiti di ogni tipo, quelli in buono stato vengono lasciati alla vendita di seconda mano, tutto ciò in stato deteriorato viene inviato al riciclaggio. I ricavi vengono investiti in progetti umanitari. Lì abbiamo trovato delle signore gentilissime ad accoglierci con un sorriso sereno, già impegnate a selezionare da una montagna di articoli d'abbigliamento. Ci siam fatti un giro tra tutto quello che era in vendita di seconda mano ed è impressionante vedere quanto vestiario praticamente nuovo sia stato accumulato (facile il cliché, ma la maggioranza era abbigliamento femminile, bisogna dirlo). A saperlo prima, avrei comprato lì tutto l'occorrente per andare a sciare e probabilmente anche qualcosa di più.

Nell'era di H&M, di Zara e delle tante altre catene di abbigliamento a basso costo, è facile comprare e comprare e comprare, quando qualcosa non costa praticamente nulla in relazione al proprio stipendio e spesso si compra senza la coscienza degli acquisti, magari soltanto per qualche mese, spesso pensando di indossarlo soltanto un paio di volte ma il prezzo ne vale la pena e allora subito alla cassa, specialmente nella pazzia dei saldi e così si accumula materiale senza la coscienza dell'ambiente, dell'impatto dei 10 euro spesi per una maglietta in più e di tanto altro di cui magari non se ne avrebbe davvero bisogno.
Proprio mentre stiamo per uscire dal centro Oxfam, una signora entrata dopo di noi prende un maglioncino appena aggiunto alla selezione di seconda mano: è il mio, 9 euro in saldi da Zara, messo non più di tre volte in un anno, praticamente nuovo. Magari lo avrà comprato, magari no, ma almeno non è più in un armadio a far compagnia al silenzio e forse chissà, verrà venduto e contribuirà ad un progetto umanitario. Mica male.
Un negozio non tanto differente da quelli super conosciuti, ma questo aiuta gli altri.
Foto scattata qui.

2 commenti:

Zax (Andrea) ha detto...

per 'combattere' questa corsa all'acquisto 'sfrenato', non motivato dalla necessità ma dal bisogno di consumo fine a se stesso, io ho adottato (da moltissimi anni, praticamente da sempre) questo comportamento. Compro solo cose che mi piacciono sul serio, viste e riviste nelle vetrine, magari viste addosso a qualcuno per strada, costose. Si, costose. A mio parere ci si affeziona di più a un capo comprato a questo modo, lo si porta più a lungo e se ne comprano di meno. Non dico che funzioni per tutti, però è da provare.
Pensaci :-)

Andrea
PS: questo è più facile per i maschi che (in media) hanno un guardaroba più piccolo delle donne, le (poche) donne con questa politica di shopping spendono un capitale all'anno :-)

andima ha detto...

@Zax
d'accordissimo sul comprare solo cose che ci piacciono davvero, se sono in dubbio non compro, è meglio. Sulle cose costose non saprei, sicuramente spendendo di più per un capo se ne avrà più cura ma ti posso assicurare che nel sacco che abbiamo riempito c'erano anche capi di Tommy Hilfiger!
Il problema poi è non cadere nella febbre dei saldi, lì si possono fare grandi affari ma anche comprare cose che poi staranno nell'armadio il 90% dell'anno!