Non tornerai dall'estero

Lo guardi, quel cielo dalla finestra dell'ufficio che sembra non avere il colore delle tue soddisfazioni sommate con leggerezza, che non possono essere grige - ti ripeti con ritornelli mal digeriti - e che non vuoi associare a nuvole rigonfie di dubbi e previsioni uggiose, quasi a negare lo sfondo d'altalene emotive ma non meteoropatiche: Non tornerai dall'estero, c'è scritto su una nuvola che fai finta d'ignorare, rimbomba sulla testa quando le gocce di pioggia ritmano sull'ombrello e scivolano, come scivolano le memorie della tua vita altrove, di quelle parallele, possibili, che non si son realizzate, che non accadranno, perché no, non tornerai dall'estero. Non tornerai dall'estero lo pensa il nonno silenzioso, mentre consumi felice il pasto preparato secondo ricette secolari dalle mani della nonna affettuosa, prolungamenti d'attese e speranze per il tuo prossimo rientro, temporaneo, di una vacanza, una visita veloce, l'ennesima e poi via, prima di chiudere il sipario nelle solite frasi ed un abbraccio caloroso, non tornerai, pensa la nonna mentre ti ripete di tornar presto, mentendosi tra consapevolezze già accettate e bisogni naturali di contatti familiari. Non tornerai dall'estero, lo mastica la madre pensierosa quando sfoglia giornali di crisi affannate e conseguenze ben prevedibili, mentre qualcuno in tv riempe goffi palinsesti sfornando statistiche e qualunquismo mal camuffato, non tornerai, lo sa, e lo vuole, non lo vuole, lo preferisce, lo ripudia, perché l'estero è soltanto una parola piena di distanza, ma la distanza ci sarebbe stata anche tra le pareti nazionali, condita però d'altri sacrifici, alleviata forse da consapevolezze educate di una patria supposta unificatrice. Sciocchezze. Uniscono di più gli amici, anche quelli che non vedi da anni, anche quelli nuovi, anche quelli che lo sanno, che non tornerai dall'estero, perché nel tuo sorriso leggono già equilibri consolidati e opportunità arricchite, perché non tornerai dall'estero non è una condanna se estero è parola piena di possibilità e a volte basta soltanto provarci, crederci, volerlo, se per ogni prima o poi ritorno non detto c'è un prima o poi ti raggiungo che fa eco. Echeggia nello specchio un non tornerai dall'estero ad ogni smorfia stentata, sei tu, non sei più tu, sei un altro, perché estero è una parola piena di cambiamenti e lo sai, non lo sapevi, te lo avevano detto, non lo avevi letto, che non sei più tu nemmeno nei rientri a casa, anche a casa sei straniero, anche casa è un po' estero, per questo, anche per questo, non tornerai dall'estero perché l'estero sarà con te, come seconda pelle, come abitudini oramai assorbite, alfabeti estesi, scoperte collezionate, non tornerai dall'estero per non rinnegarti, perché si son confusi, estero e patria, non son mai esistiti, si son persi tra tabelloni d'aeroporti affollati e suoni d'accenti indossati. Non lo confidi a chi sussurra ipotesi, non lo confermi a chi chiede promesse, ma non tornerai dall'estero rimane così sospeso, lì con te. E non disturba.

La sorpresa

Idea originale e carina, bella la prima parte, la seconda un po' meno con le solite accuse agli altri, stancanti e opinabili, non ci fosse stata molto meglio.

Cose brussellesi

Il nome di un panino americano (hot-dog) tradotto letteralmente in francese, in una versione latina (italiano? spagnolo? portoghese?). Foto scattata qui.