Pink

Poi quando arriva la primavera Bruxelles si colora di chiazze rosa qua e là, di ciliegi giapponesi sparsi per la città a rallegrare l'umore di chi passeggia sotto un cielo grigio o a contorno di giornate all'improvviso estive, durante due, forse tre settimane al massimo, prima di dissolversi in fiumi di delicatissimi petali rosa su marciapiedi impuri.





Cose molto brussellesi

Della sicurezza sui cantieri aperti e delle norme della UE, a pochi passi dagli stessi uffici che le hanno redatte, etc. Ma quando riappare il sole a Bruxelles, ogni altra cosa passa in secondo piano.
Foto presa da qui. Foto scattata qui.

Tre storie brussellesi

Era un'altra la famosa Maison du People di Bruxelles: non l'affollato caffè che oggi troviamo al Parvis di Saint-Gilles, ma un edificio enorme d'art nouveau ideato da Horta sotto commissione del Partito dei Lavoratori Belgi dell'epoca e situato nei pressi di Sablon dal 1899, un'opera d'arte dell'architettura del tempo che combinava vetro, acciaio e mattoni in un esperimento unico per quei tempi. Un'opera poi demolita nel 1965 perché Bruxelles è così, pazza, nella foga di modernizzare tutto, sotto l'effetto di quella brussellizzazione divenuto poi dispregiativo nel gergo architetturale mondiale, nonostante petizioni di più di 700 architetti dell'epoca, nonostante lo sdegno comune, fu considerata old fashion con gli anni e rimpiazzata da un banalissimo edificio moderno. Bravi. Alcuni dei suoi resti si trovano oggi nella fermata del tram Horta, sopravvissuti allo sciacallaggio belga. Quale? Un'altra tipica storia di surrealismo belga: parti di decorazione art nouveau dell'edificio furono salvate per un'ipotetica esposizione e per ricostruirne frammenti altrove, ma furono lasciati prima a Tervuren al coperto, poi a Jette abbandonati nei campi, preda dell'ossidazione, di tempistiche altalenanti e cambi di progetti, d'incapacità viscerale d'amministrazioni inconcludenti. Bravissimi.


C'è un cinema enorme nascosto al Parvis di Saint-Gilles: e si chiama Aegidium, con grandi sale e scalinate in stile neo classico aperto nel lontano 1906, ci sarete passati mille volte davanti, ma dall'esterno è oramai solo una porta bianca, sporca, usurata, chiusa dal 1985 in attesa di lavori di ristrutturazione che passano da una società all'altra, tra l'amministrazione comunale che prova a trovar una soluzione e gli anni che accumulano polvere e tristezza. Dopo 30 anni forse si è accesa una luce e l'Aegidium potrebbe presto tornare a splendere. Ma in una città in cui le impalcature per rinnovare il Palazzo di Giustizia devono essere rinnovate perché troppo vecchie (perché i lavori durano - o sono bloccati - da 36 lunghissimi anni), la parola presto assume sempre connotazioni molto surrealiste. Vedremo.



La Galleria Inno del centro un tempo era d'art nouveau: e si chiamava À l'Innovation, sempre su rue Neuve, sempre ad opera di Victor Horta, inaugurata nel lontano 1901, ma tutto andò perduto nell'incendio più catastrofico della storia del paese, nel 1967, in cui morirono più di 250 persone e l'intero edificio andò distrutto. A mezzo secolo di distanza, le cause rimangono ancora incerte. Una foto, di una signora che si getta nel vuoto con la sua borsa, fa il giro del mondo e sembra quasi ricordarci quella del falling man delle Torri Gemelle. Per fortuna, lei, è ancora viva.