Tempi moderni
"Grazie alla nuova tecnologià mi informo in tempo reale e lo dimentico all'istante". Da uno dei vignettisti de El Pais. Ce ne sono altre e vale la pena un'occhiata. |
Cortometraggi urbani
Poi ti ritrovi nel finestrino opaco del treno fermo alla stazione, a guardare gli altri a pochi metri in attesa sulla piattaforma affollata, ciascuno nella sua vita importantissima a respirare, ognuno inconsciamente impegnato nel suo destino da decifrare, e il finestrino diventa un televisore temporaneo che trasmette live frammenti scomposti di vita altrui, spiando con sguardi curiosi dettagli sottili seminati da chi riempie l'attesa a cercare risposte tra le unghie indisciplinate o immerso in mondi alieni tra le pagine di un libro dal titolo troppo piccolo anche se sforzi gli occhi e impegni l'immaginazione, non si legge e poco importa mentre c'è chi controlla ripetutamente l'orologio in preda ad un'ansia da ritardo, ma qui in Belgio sarebbe meglio farci l'abitudine - pensi - perché conta più interpretare la voce rauca di chi annuncia cambi di binari e orari saltellanti che il tabellone luminoso ed i suoi numeri arrossati da incrociare. Quando un altro treno si ferma davanti al tuo schermo, a cambiar bruscamente canale, il finestrino inquadra veloce altre comparse, in questa quotidianità di cortometraggi urbani, attraverso altri finestrini, c'è chi parla, chi ascolta musica e chi sbadiglia, mentre le tue cuffie accompagnano l'ennesima scena di sguardi incrociati, che repentini si schivano, per poi rincontrarsi, nel controllo che non fosse solo una coincidenza, nel delirio che stessi guardando proprio lui, più volte, per qualche motivo, non farà in tempo a capirlo, perché il treno ripartirà sbuffando i suoi ritmi metallici e spostando la camera, di nuovo, verso altre scenografie, immortalando altri antagonisti. Appena alla stazione successiva intravedi il ragazzo che fissa un manifesto di Justin Bieber, in concerto da qualche parte in Belgio, muovi subito la cinepresa oculare per concentrarti su altri personaggi nei dintorni per poi non riuscire a sottrarti al dubbio atroce però rilevante, perché in questo gioco d'oscar metropolitani ognuno è regista e comparsa allo stesso tempo ed il tuo finestrino trasparente diventa presto scenario per chi dall'altro lato t'osserva invadente e tu figurante involontario, lì dalla finestra di un treno di passaggio, dalla piattaforma in attesa d'altre destinazioni, c'è chi ti stava registrando su pellicole d'inerzia, la scena del ragazzo che sporge il capo dal finestrino del vagone mentre parte dalle cuffie del regista la colonna sonora del momento, l'ultimo pezzo di Justin Bieber, mentre tu, proprio tu, reciti la tua parte involontaria e qualcuno ha scelto per te di mandarti in onda abbinato a Justin Bieber. E la smetti, ti volti, rapidamente, basta: a volte - concludi - c'è veramente troppa parità di diritti in questo mondo.
Cose a cui non ti abitui
Poi vai ad un ristorante africano a Bruxelles a mangiare carne di coccodrillo e banane fritte, l'orologio del sud, si chiama il ristorante, e ti siedi, ti guardi intorno con sguardo curioso, osservi le decorazioni caratteristiche e l'atmosfera calorosa, mentre al tavolo a fianco parlano spagnolo, a quello alle tue spalle francese, al tuo italiano, inglese, qualche pensiero in greco, qualcosa sussurrata in spagnolo, e arriva la cameriera, di pelle scura, giustamente, in un ristorante africano, a Bruxelles, e ti parla tranquillamente in italiano. Appunto.
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