L'altra sera al pub la ragazza americana parla dell'Europa come fosse un solo paese, perché loro, gli statunitensi, vanno in vacanza in Europa anche se poi si fermano solo a Parigi e sono stati in Europa anche dopo una settimana a Londra; e parla anche degli europei, lei, come fossero un solo popolo, come fosse una sola razza.
Ma scusa - le domanda la ragazza spagnola - per te non c'è nessuna differenza tra gli europei?
No! - Risponde lei - E per di più siete tutti bianchi! Per me siete tutti uguali!
No, aspetta - intervieni tu - ma davvero tra un irlandese ed un greco o tra uno svedese ed un portoghese - giusto per prendere qualche opposto - non vedi nessuna differenza?
No, no... - ti risponde lei, sincera - davvero...
Nel frattempo la ragazza giapponese ascolta silenziosa, lei che non parla mai tantissimo e sicuramente avrà per la testa cose più serie a cui pensare. E proprio fissando lei per qualche secondo pensi che in fondo neanche tu sapresti distinguere tra un giapponese ed un coreano, tra un cinese ed un vietnamita e invece magari per loro, tra di loro, ci son tante differenze, come per te tra uno scozzese ed un siciliano, ma anche tra un siciliano ed un calabrese. Abitudini e punti di vista.
E se domani sbarcasse un alieno sulla terra - pensi - non ci sarebbero tante differenze per lui, saremmo tutti umani, due braccia, due zampe, due occhi e tanti versi, senza troppe differenze tra un cileno e un turco o un canadese e un somalo. E anche una formica, che ci guarda da laggiù, non vedrà mica tutte quelle differenze, saremmo tutti uguali, due grossi piedi da scansare e tanto cemento da evitare.
Ed è bello anche così, ognuno nella sua cultura, tradizioni, lingua e storia, che si crea diversità e ricchezza da condividere, solo che poi troppo spesso ne rimaniamo quasi incastrati, nella nostra (e sono tanti quelli che), ci fermiamo a quello conosciuto, educato, tracannato fin da piccoli, e come un gorilla a marcare il territorio che batte forte i pugni sul petto che diventa un tamburo tribale, così poi la mano al cuore quando parte l'inno nazionale quasi ci fosse un diversificante nel sangue e invece di base siamo tutti uguali, se ne accorgerebbe anche l'alieno stanco del viaggio di anni luce e lo sa anche lei, la formica, che se potesse leggere tutti quei I'm proud to be italian, oggi, su facebook, magari sorriderebbe un po'. E io c'ho passato ore a immaginarmelo, il sorriso di una formica.
3 commenti:
Succede spesso pure nelle famiglie: due fratelli o sorelle diversissimi tra loro anche fisicamente, si sentono dire dai conoscenti "sei identico a tuo fratello/tua sorella"... ps
Molto interessante e curioso il punto di vista dell'americana, certo un pò superficiale ma indicativo.
Sarà che personalmente non generalizzo così facilmente e quando sono andato negli States le differenze tra persone di Boston, New York, Las Vegas, San Francisco, Los, Angeles o Honolulu le ho notate eccome, modo di parlare, comportamento con gli estranei piuttorto che tra loro, abitudini etc.etc.
Vero è che ... alla fine siam tutti della stessa famiglia e quindi ... uguali! ;)
@Anonimo
sì succede anche nella famiglia, però volevo intenderlo nel complesso più ampio di nazioni e patriottismo, il giorno del celebratissimo anniversario:)
@RobiFocus
Sì, il punto di vista della ragazza statunitense è sicuramente superficiale, ma nella sua semplicità è stato uno spunto utile per altre considerazioni, un po' come applicare il rasoio di Occam.
Non so se la via è quella giusta, ma personalmente dopo 3 anni e mezzo all'estero non riesco più ad essere patriottico come una volta e mi domando spesso che senso abbia, perché il pericolo di rimanere "incastrati" in un superlativo (la più, la migliore,...) è sempre altissimo, con il rischio di non vedere bene il resto e non capirlo.
Posta un commento