Gli italiani all'estero di cui non si legge in giro
Faceva freddo ieri sera a Bruxelles, alla Porte de Namur, c'era quella pioggerellina sottile, continua, che accompagna ogni smorfia. E c'era una ragazza sul marciapiede, mentre ti affrettavi a raggiungere la scuola, per gli esami del quinto livello di francese, tra il traffico, il semaforo, persone e pioggia. Aveva il classico cartello da mendicante, quella ragazza sul marciapiede, j'ai faim, diceva il cartello, ho fame, ti ripetevi in mente. L'hai guardata di sfuggita, tra il marciapiede nero, di pioggia, di passi, di fretta e di città, e l'hai guardata per un attimo prima che lo sguardo cadesse di nuovo al cartello, j'ai faim, ho fame, diceva. Era giovane, giovanissima, non più di 25 anni probabilmente, e d'istinto ti sei fermato per far cadere un euro in quella specie di ciotola, vuota in attesa di speranze. Hai sempre avuto come un sentimento sommesso per i mendicanti, d'indifferenza, d'incomprensione, magari riassunto in quell'espressione comune, andassero a cercarsi un lavoro, oppure meglio non dar loro nulla, meglio non illuderli di poter andar avanti così oppure mah. Quando però la gravità ha risucchiato il tuo euro in quella specie di ciotola, lei ha reagito con un merci, un grazie che non ha lasciato equivoci, la pronuncia, l'accento, ci sono cose che anche tra il rumore del traffico, i passi della gente e il ritmo della pioggia, ci sono cose che non lasciano dubbi: era italiana. Ma sei italiana? Le hai chiesto, sì, sono italiana, t'ha risposto, e cosa ci fai così? cosa è successo? a quel punto ti fermi, tutto intorno scompare, siete tu e lei e basta. Lei, italiana a Bruxelles, 25 anni, probabilmente, avrebbe potuto essere tua sorella, probabilmente, non ti saresti fermato se fosse stata più grande, dal colore di pelle diverso o dai lineamenti troppo stranieri, si chiama empatia probabilmente, è lo stesso motivo per cui si piange per la morte di un cantante ma non per i cento bambini giornalieri in Africa. Non ho trovato lavoro, ci ho provato, ma niente e... ecco, ti dice, ecco. Ma da quanto tempo sei a Bruxelles? Sei, sette mesi forse. E perché non torni in Italia? No, in Italia no, sarebbe peggio. Quando si volta per non guardarti più, come a voler chiudere la conversazione, già sicuramente troppo intima e imprevista, le lasci 5 euro cercando di abbozzare un sorriso maldestro d'incoraggiamento e domandando, quasi fosse quello il prezzo per un'ultima domanda, come ti chiami? Gaia, ti risponde. Buona fortuna Gaia.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
16 commenti:
un amico ha condiviso questo post su facebook. io l'avrei letto comunque su google reader, ma facebook ha fatto prima.
che storia. quante domande vorrei rivolgere a Gaia per capire com'è finita lì e come tutti noi siamo finiti lì.
anch'io avrei voluto farle tante altre domande e tante altre me ne son fatte, a dir il vero, ma lei non sembrava più disposta e io dovevo scappare agli esami, ero già in ritardo di 15 minuti. Quando poi son uscito dalla scuola, lei non c'era più.
Non so che pensare, problemi in famiglia, problemi in Italia, problemi di droga, non so. Sicuramente Bruxelles non facilita le cose per chi magari non parla francese, non ha qualifiche e non ha un budget per aspettare qualche mese nel frattempo.
Ho sentito la pioggia, nel tuo raccontare...
e questo introduce un capitolo interessante...l'Estero non è sempre l'eldorado, spesso non ce la si fa, per una serie di sfighe o motivazioni più o meno oggettive. ma tornare ha sempre il sapore della sconfitta. e poi, tornare dove? bel post.
forse la nostra America non è più alla portata di un volo Easyjet. Forse bisogna andare più lontano...
Ho scoperto il tuo blog questo pomeriggio, per caso come sempre avviene per le cose belle.
Ti ho postato subito ovunque. E' bello leggerti. Anche io ho vissuto in Germania e a Dublino. Da un po' sono approdata qui a Bxl e dopo un bel po' di annetti iniziavo a scocciarmi della città e della pioggia che non sa di vaniglia, quando...
non so... io un controllo sul sito di "Chi l'ha visto" ce lo farei..
magari c'è qualche genitore in lacrime in Italia che non sa dove sia finita la figlia...
se puoi, falla una verifica...
@dancerjude
parte di questo post è finito su Italians, qui, e sembra che un altro italiano a Bruxelles l'abbia incontrata e ci abbia parlato un po'. Se domani la ritrovo, cerco di avere più informazioni. A quanto pare la mia idea, di inviare qualcosa a Servegnini per avere più visibilità per Gaia, ha funzionato, anche se quello stile "letterario" avrei dovuto evitarlo su Italians, ma va beh, son fatto così.
@Fra
ci ho pensato anche io, molto, di quanto l'estero sia spesso troppo pubblicizzato come la terra promessa e invece non ti regalano nulla, la maggioranza va avanti perché è qualificata o perché fa sacrifici, ma se non appartieni alla prima fascia, quella dei qualificati, e parli soltanto italiano, beh in una città come Bruxelles, va bene che ci sia una grandissima comunità italiana, ma non è facile trovare lavoro, sistemarsi, migliorare la propria situazione.
@Anonimo
Quando.. qualcosa sarà successo che ti ha cambiato l'umore, immagino/spero:)
p.s. le tue parole mi hanno fatto molto piacere, grazie.
tornata oggi, letto adesso.
ho letto i commenti su italians e onestamnete preferisco scriverti qui, che di la mi sembra ci siano tutti i maestri di vitae i supergfiudicatori...hai fatto bene a fare come ti sentivi e ancora più bene a scrivere per condividere con altri questo momento, ad ognuno poi la sua sensibilità
grazie
@andima
L'umore! sì quella cosa lì, quello da addomesticare con fatica... quello nero come la vaniglia, ma poi alla fine è dolce quando è nero, e poi cambia gusto, a volte è grigio come Bruxelles e tira fuori una vocina che chiede il sole caldo del sud, i pesciolini appena pescati, i pomodori quelli che non sono belli ma sono rossi davvero perché il sole, insistente, li ha fatti arrossire, e poi il motorino, l'aria che ti viene addosso, la pelle salata e quei mazzetti di erbe profumatissime che crescono sul bordo della strada in estate quando tutto è diventato paglia intorno e di verde ci è rimasto poco. Ecco quelle erbette ancora verdeggianti sono forti, resistono a tutto e ti frustano le ginocchia come a volerti punire mentre spegni il motorino per approfittare del silenzio della montagna e del mare prima di tornare a casa. E così l'umore diventa colorato, e può avere qualsiasi gusto, come il "parfum" di un gelato. Che poi in tedesco non si potrebbe fare la metafora col parfum che ti ritrovi con una parola del tipo Eissorte, che lo uccide il profumo e il colore del parfum!
Ecco sì, stasera ho deciso pizza e gelato, poi torno e ti leggo che sono in rattrapage e anche questo in tedesco non c'è!
@tutti,
ma questo blog da addiction anche a voi? ;)
La storia che hai raccontato l'ho letta ieri notte quando ho trovato per la prima volta il tuo blog. C'ho pensato nel letto fino a quel momento quando tutto scompare e ricompare confusamente la mattina dopo. Un'infinita tristezza .... ma poi ho pensato che tutti i giorni, in Italia, trovo ragazzi (e parlo di italiani, non consideriamo ora gli immigrati!) che elemosinano o che ti vogliono vendere i calzini "pe' nun gli a ruba'"! Per loro non mi sovviene lo stesso senso di tristezza della tua storia e ho sempre sbagliato del tutto sotto questo punto di vista!
@Valentina
Grazie. Sì, in effetti su Italians alcuni commenti mi han lasciato un po' sconcertato, ma va beh, fanno parte di una discussione, ognuno ha il suo modo di decifrare le cose.
@Anonimo
il tuo commento mi ha ricordato una canzone di Rino Gaetano, "Ad esempio a me piace il sud" e qualche vecchio post che trovi seguendo il tag "a sud".
addiction no dai, non esageriamo adesso!
@sandrokhan80
Hai ragione, di storie simili ce ne sono tantissime, se ne dimentica facilmente però, ognuno nel proprio vortice quotidiano, né spesso si riesce a fare molto. Nei commenti alla lettera su Italians, qualcuno è riuscito a ritrovare Gaia, altri hanno segnalato centri d'accoglienza qui a Bruxelles, io lunedì ho provato a cercarla di nuovo, lì dove l'avevo incontrata la prima volta, ma niente, non c'era. Stasera ci riprovo, certo non potrò fare miracoli, ma almeno qualche parola e magari segnalarle uno di quei centri.
Piace o non piace... l'infanzia te la porti dentro. La mia è stata un'infanzia a sud.
In che parte della città l'hai vista Gaia?
p.s. lasciami esagerare! Per la lettura funziona così, certi scritti danno addiction. Io sono per le farmacie e le librerie di turno! :D
@Anonimo
in Porte de Namur, dove c'è praticamente la mia scuola di francese e passo ogni lunedì e mercoledì sera, stasera per esempio la cercherò di nuovo.
p.s. va bene, esageriamo, ma sottovoce, nei p.s. va bene :)
ti è capitato di rivederla?
@Top
sì, due volte, sempre insieme ad un ragazzo, anche lui italiano, enorme, sempre ubriaco, almeno all'apparenza, anche lui facendo l'elemosina, la prima volta litigavano, per strada, gridando, ho preferito non mettermi in mezzo, la seconda volta lui la portava per mano non so dove e lei era visibilmente e completamente sotto l'effetto di qualcosa, non so se alcool o droga, mi è venuta una rabbia solo a vedere la scena, ma anche impotenza, tanta. E forse un po' di vigliaccheria.
brutta storia.
"non ho la soluzione". tag indicatissimo.
Posta un commento