Sugli scalini bagnati della metro

Quando i piedi trovano spazio tra la folla che si accalca sulle scale, quelle normali, nonostante una buona parte intasi sempre l'ingresso di quelle mobili, mentre c'è chi nella fretta saltella sugli scalini con fare spesso goffo, ci son voci, nella metro di Bruxelles, che si mescolano nella ricerca d'armonie complicate, ci son accenti francesi che cadono lievi tra la signora che si muove a fatica e il ragazzino che chiama l'amico, ci son suoni italiani e spagnoli che il tuo filtro cerebrale riconosce distinti, inevitabilmente, e c'è sempre chi al telefono diffonde un inglese cordiale mentre intorno altri alfabeti provano maldestri a danzar insieme, c'è qualcosa di fiammingo e di polacco, probabilmente, interrotto da risate arabe e la musica di chi prova a stonare i pensieri con cuffie in esplosione, ci dev'essere anche qualcosa di portoghese, sicuramente, ma si confonde, mimetizza, in mezzo alla babele d'eco intrecciate. Non appena quel coro ininterrotto di voci mal orchestrate giunge alle pareti grigie della metro, negli angoli sporchi però silenziosi, tra gli ultimi scalini che lasciano spazio al crescendo di parole e sequenze innaturali di nuove lingue appena nate, ecco quel gran rumore, baccano di gente senza sosta, ognuno nel suo destino a respirare, se ti fermi ad ascoltarlo, quel rumore incessante d'api laboriose, quei passi pieni di vocali e quelle consonanti che rompono frontiere, è la voce di Bruxelles. E ce ne sono altre, altrove, quando il passaggio del treno verso Gare du Midi incontra sul ponte il clacson del traffico intasato o quando il mormorio di un bar affollato al Parvis de Saint-Gilles apre le porte alla fermata vicina dell'autobus in ritardo, se ti fermi ad ascoltarlo, quel rumore che stona e magari disturba, non appena la calca di turisti si ritrova in un'esclamazione nel mezzo della Grand Place o subito dopo il passaggio di un'auto diplomatica a Schuman e le sirene d'esasperata sicurezza, c'è quel frastuono di vibrazioni di tram e qualche dittongo smarrito, la respiri leggermente poi la ignori disattento perché è solo il chiasso della città mal organizzata, e invece anche quello è la voce di Bruxelles.

3 commenti:

Sabina ha detto...

Immagine molto cosmopolita! Mi pare di sentire la voce di Bruxelles

Anonimo ha detto...

oggi una collega che ogni anno visita una capitale ue mi ha detto che brux le è piaciuta molto... mi chiedo cosa vedono che io ancora nn ho visto. deve aver sentito le voci di cui parli tu. epperò però, anche a me la metro affascina, quando ci son dentro mi sento al cine, una continua prima visione.
grazie per quel ke racconti :)
lidia

Gianmarco ha detto...

Bello.