Sul treno verso Roma

E tu, bambino di appena 2 anni seduto tra le braccia della mamma, in questo treno affollato che ci porta a Roma Termini, tra gli sguardi curiosi che lanci intorno e le esclamazioni nascoste in ogni smorfia che regali al mondo, non ricorderai nulla di questi momenti, dell'adesso già passato, del signore qui a fianco che per mezzora ha cercato di attirare la tua attenzione rubando anche qualche sorriso non porterai memoria con te né di questo viaggio natalizio tra valigie ingrassate e panorami inaspettatamente soleggiati, non ci sarà posto tra le tue registrazioni celebrali di questo sconosciuto che t'osserva con fare sospetto interrompendo una lettura di Calvino e cercando tra la tua pelle arrossata riflessioni che non t'appartengono ma di cui forse sarai l'ispirazione; saranno altre le cose che ricorderai nella giustizia d'equilibri d'emozioni, saranno altre le cose che non vorrai dimenticare, che il tuo istinto di sopravvivenza conserverà con prudenza, che il tuo cuore ancora intatto porterà come cicatrice, perché adesso è il tempo dell'attesa, della crescita necessaria, del riempire i giorni di sapori, di tatto e carezze e puntare già al prossimo richiamo, che sia un suono, un colore o la novità d'un oggetto inerte agli occhi altrui. No, non ricorderai nulla di quest'adesso, perché ci saranno cose più importanti da accumulare tra memorie e connessioni neurali, né potrei mai fartene una colpa - non avrebbe senso -, ma sarai colpevole semmai un giorno, se tra qualche decennio continuerai a non accumularne, se le tue ore passeranno di continuo senza un'identità da raccontare, lasciando a digiuno raccoglitori d'emozioni lì programmati a registrare e ricordare, sarebbe semmai una colpa non approfittare degli adesso futuri e lasciarli passare in quel modo, a meno che tu non voglia, un giorno, tornare bambino.

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