Espulsi in Europa pur essendo europei, FAQ

Il caso di Silvia Guerra, italiana a Bruxelles espulsa da un paese comunitario, ha fatto un po' il buzz in rete perché - dicono - un cittadino un europeo non può essere espulso da un altro paese europeo, ma è vero?
Dicono, pensano e scrivono, (pseudo)giornalisti e commentatori d'impulso, ma pochi si documentano, questo è il male di gran parte del giornalismo da titoloni e anche di una parte della rete (questo blog compreso). No, non è vero che un cittadino europeo non può essere espulso da un paese comunitario. Sì, può essere espulso eccome, è tutto nero su bianco [link a pdf]. Succede, per esempio, anche a cittadini francesi in Belgio.

Ma come è possibile, che Europa è questa?
L'Europa reale, spesso diversa da quella idealizzata o da quella supposta, è quell'Europa che ancora consideriamo sotto "politica estera" ma che ci sorprende quando non si comporta come credevamo, quando non è abbastanza comunitaria, unita, e allo stesso tempo rinegghiamo quando s'intromette troppo negli affari nazionali. Vogliamo che sia l'Europa di tutti, ma non la nostra. Oppure, vogliamo che sia la nostra, ma non sempre. Per il momento è un'Europa in costruzione.

Quindi quali sono le regole da rispettare per un cittadino europeo in uno stato membro?
Non sono molte. Bisogna dichiarare la propria presenza dopo i primi 3 mesi per studio, lavoro o turismo, o dopo 6 mesi se in cerca di lavoro (da dimostrare, in qualche modo). Altrimenti? Si rischiano sanzioni, ma non l'espulsione. Questa è la mobilità nell'area Schengen: non ci sono controlli tra frontiere interne (non sei obbligato a mostrare la tua identità, ma devi sempre aver con te i documenti necessari, nel caso sia richiesto).

E dopo i tre o i sei mesi?
Dopo quel periodo possono prolungare la propria residenza tutti i lavoratori, dipendenti o indipendenti (o non lavoratori ma vittime di incidenti, registrati come alla ricerca di lavoro, studenti che abbiano risorse sufficienti al proprio sostentamento, perché sì, potrebbero altrimenti diventare un peso per il welfare del paese membro). Per disoccupati (o pensionati) bisogna inoltre dimostrare di potersi auto-sostenere ed essere coperti da un'assicurazione medica. E qui sorge il problema.

Quale problema?
Che se queste condizioni non sono rispettate o se si giudica che non siano ragionevoli (o addirittura in caso di ordine pubblico, pubblica sicurezza, motivi sanitari), il paese membro ha diritto ad esaminare il caso e procedere, qualora lo ritenesse opportuno, all'espulsione. Vale per tutti i paesi europei, quindi sì, un paese membro può espellere un cittadino europeo. Però attenzione: c'è un però..

Però?
L'espulsione non è un bando! Si può ritornare nel paese membro in qualsiasi momento, è un nostro diritto, ovviamente rispettando le condizioni di prima. Inoltre, dopo 5 anni di continua residenza legale, si può acquisire il diritto di residenza permanente e quindi non più soggetti alle condizioni di cui sopra (attenzione: si può però perdere questo diritto per un'assenza più lunga di 2 anni).

Questo cambia un po' il caso di Silvia Guerra quindi?
Lo cambia e non lo cambia. Lo cambia, perché sappiamo qualcosa in più, o meglio che l'Europa è diversa da quella immaginaria. Non lo cambia, perché di tutti gli articoli in rete si ripetevano 3-4 frasi sotto titoloni allarmanti e considerazioni imbarazzanti, nessuno forniva in realtà dettagli che potessero aiutare a capire di più (o giustificare certe affermazioni, in caso i dettagli non si potessero divulgare per motivi di privacy o legali). Di certo, questa storia non aumenta la nostra fiducia nella qualità di un certo tipo d'informazione. E buona Europa a tutti.

3 commenti:

Matteo ha detto...

Tutto vero.
Inoltre, in Italia dovrebbero ricordare bene quanto bello è espellere cittadini comunitari (come i rom romeni).
C'è però da dire che più di una volta il Belgio è stato richiamato da vari organi internazionali (Commisssione UE compresa) per la facilità con cui rilasciano fogli di via.
E' successo a una mia amica anni fa: lei l'ha semplicemente ignorato, vivendo nell'ombra (come molti qui a Bruxelles che dopo anni non sono ancora registrati al comune - e credo che questo non aiuti la causa di chi immigra) e rientrando nel sistema una volta trovato un nuovo lavoro.
Penso che di storie ben peggiori di quella di Guerra sia pieno il Belgio (per non parlare dell'Italia...), solo che non emergono.
Io personalmente, in questa faccenda vedo tanta ignoranza, ipocrisia, e anche un po' di vittimismo alla "nonèggiusto!".

andima ha detto...

@Matteo
Vero, il Belgio ogni tanto ci va di mano dura e di sicuro storie come questa sono all'ordine del giorno.
Con il "nonèggiusto!" ho riso davvero molto, lo giuro.

andima ha detto...

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