Scintille postelettorali
Le facce dei manifesti elettorali, che rimangono lì appese dopo settimane dalle elezioni, con i loro sorrisi da vincenti, con i loro sorrisi da perdenti, con i sorrisi da abbiamo vinto tutti, ti continuano a fissare, quando il tram ci si ferma affianco, quando lo sguardo ti ci cade sopra, e ti continuano a sorridere, nonostante il sole inizi a mangiarne i colori, nonostante qualcuno abbia aggiunto baffi, occhi neri, firme strane e street art da interpretare, e ti continuano a promettere, come se oramai avessero vita propria, come se ci credessero davvero, in quelle parole decorate di loghi e punti esclamativi; qualcuno dovrebbe salvarle, le facce dei manifesti elettorali, un po' come per i nani da giardino, per cui esistono gruppi che si organizzano per liberarne cento in una notte e poi seminarli in parchi, spianate, boschi, così dovrebbero liberare quelle facce dei manifesti elettorali dalla condanna del tempo che li sbiadisce, che trasforma il sorriso in paralisi, la promessa in contraddizione, il colore del partito in controparte politica, o più semplicemente salvarle dai loro proprietari, da se stessi, e dall'ennesima perdita d'onestà, dovrebbero organizzarsi di notte e strapparli via da pareti, cartelli, esposizioni abusive, raggrupparne tutti i sorrisi, le parole, gli slogan, e formare una sola grande risata, un'enorme mosaico di lettere e garanzie per il futuro, per dare vita ad un'unica grande bugia. E poi darle fuoco.
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