Selezioni aziendali (e razziali)

Così quando meno te lo aspetti scopri che ci sono selezioni nell'azienda in cui lavori che vanno ben oltre le semplici conoscenze tecniche e rivalutano molto quelle parole di qualche tempo fa in cui si esortava alla non importanza della propria provenienza.

io: Quindi sono stati preparati alcuni questionari per tastare un po' le conoscenze Java ai colloqui?
il manager: Sì, ma saranno utilizzati nei prossimi mesi, per il momento siamo ancora all'approccio classico.
io: Hm, va bene. Il nuovo ragazzo belga mi sembra in gamba.
il manager: Sì, si erano presentati altri due ragazzi prima di lui, ma li abbiamo scartati.
io: Come mai?
il manager: A dir la verità - e abbassa leggermente il tono di voce - non avevano origini europee, erano marocchini e... sai...
io: ...
il manager: Insomma, non li abbiamo presi per mantenere l'ambiente omogeneo, evitare contrasti troppo forti di cultura ed abitudini, per evitare di avere qualcuno diverso in ufficio che possa creare incomprensioni.
io: Ah... beh... ma siamo già abbastanza misti... - credevo - credevo...
il manager: 4 francesi, 2 italiani e 2 belgi? Ah già, e un cinese, ma praticamente è invisibile per quanto è timido.
io: Beh... è un po' silenzioso, è vero, ma è davvero un bravo ragazzo.

il manager: Certo, certo, nessun dubbio. - Si guarda l'orologio e già intuisco le prossime parole - Ah, senti, devo andare dal cliente. A dopo.

Quindi meglio europei, meglio simili, magari anche a scapito delle capacità e non importa se poi per una battuta (va bene, una battuta da nerd, lo so) devo stare a spiegare al collega francese chi sia James Gosling, nonostante vanti anni di esperienza in Java (che sarebbe un po' come capitarvi di dover spiegare Dio a un prete da diversi anni in attività, va bene, non dubito che possa accadere, sono d'accordo), insomma meglio così, per evitare incomprensioni con il diverso. Peccato che adesso quello che si sente un po' diverso rispetto a prima son io e anche alquanto pieno d'incomprensioni a dir il vero.

37 commenti:

Anonimo ha detto...

Scendi dalla nuvola, il mondo funziona così

andima ha detto...

Beh poi però non lamentiamoci della cattiva integrazione

TopGun ha detto...

Andima continua ad essere una persona per bene, giù dalla nuvola.
Altrimenti il mondo continuerà a funzionare così.

Anonimo ha detto...

In Belgio il razzismo viene punito dalla legge e questo tipo di pratica si puo' denunciare.
Per esempio qui: http://www.diversite.be/?action=klachtenformulier&melden=1

Anonimo ha detto...

Beh pensa come ci si sente a lavorare in altri campi, dove ci sono meno parametri certi per la valutazione della conoscenza di ciascuno....

Superpiccione ha detto...

ma come ti meravigli?

ma se in Belgio risiede la Commissione europea, l'istituzione che vieta la discriminazione per nazionalità (ricordare Bosman per esempio), cosa che poi invece lei pratica quotidianamente quando deve reclutare personale con concorsi aperti SOLO a cittadini di determinati paesi...

O vogliamo parlare del fatto che in commissione i lavoratori stessi sono discriminati per residenza, con alcuni che, a parità di età e funzione, guadagnano fino al 16% in più dei colleghi?

shinkansen82 ha detto...

Se e' vero che esiste una legge che vieta questo tipo di pratica adesso la mossa tocca a te. Puoi denunciare il tuo datore di lavoro per discriminazione razziale. Se sei stoico e non vuoi replicare il sistema allora denunciali, anche se ci vogliono i coglioni per farlo (tanti e grossi).

Sfortunatamente il mondo e' così, ma non significa che tutti siano razzisti, sono sicuro che molti abitanti del Belgio non sono razzisti per niente.

andima ha detto...

@TopGun
ci provo;)

@Anonimo delle 17:16
grazie per il link, io ne conoscevo anche un altro, la mia scuola di francese è totalmente tappezzata di questi . Il fatto è che certe questioni, sicuramente delicate, non sono affatto semplice da gestire secondo me: è stata una chiacchierata tra due colleghi, la mia parola contro la sua, dovrei reperire i due possibili ragazzi scartati e poi dovrei dimostrare che non son stati scartati per capacità o esperienze lavorative ma semplicemente a causa delle loro culture/nazionalità, il tutto in un'azienda che poi dovrei lasciare, per quieto vivere, ovviamente. Preferisco invece (e non mi importa se a qualcuno possa suonare come codardia) cercare di cambiare certi punti di vista, con il tempo, giorno dopo giorno, con commenti, riflessioni, fino a dichiarazioni chiare e sincere. Perché ad una denuncia magari dopo si reagisce in modo diverso per paura, per non essere denunciati di nuovo, io invece vorrei che certe persone lo capissero in modo diverso, per acquisire una certe coscienza e non per ordini aziendali o paure varie. Certo, non renderò giustizia ai due ragazzi sopra citati e magari neanche al prossimo tra un mese, ma magari la prossima volta potrebbe pensare a qualche mia parola e cambiare atteggiamento al prossimo colloquio. Forse, ovviamente.

andima ha detto...

@Anonimo delle 17:16, il secondo
Provo ad immaginare alcuni scenari, sicuramente la malizia di una discriminazione può alleggiare in chissà quanti casi, bisogna sempre capire dove sia vera o frutto di lamenti/supposizioni/fraintendimenti. E non è facile, lo ammetto.

@Superpiccione
non conosco con precisione le prassi per accedere a posizioni all'interno della Commissione Europea quindi non so, mi limiterei a commentare voci e fonti di cui non sono sicuro, quindi preferisco evitare. Mi puoi fare qualche esempio di discriminazione per residenza di cui parli?


@shinkansen82
Ma io ti posso dire che credo che la maggioranza degli belgi non siano affatto razzisti, ovviamente non bisogna generalizzare dalle parole di un manager (non belga) di una singola azienda a Bruxelles.
Per quanto riguarda i coglioni tanti e grossi, come ho già detto al secondo anonimo, beh sì quello sarebbe un approccio, diretto e deciso, ma non tanto per un Davide contro Golia, quanto più per un fatto di coscienza delle cose, siccome dopo un anno e mezzo di contatto di lavoro credo in questa persona, dopo una delusione iniziale, credo si possa fare qualcosa, magari non un miracolo, ma far capire certe cose, perché no o almeno perché non provarci?

gattosolitario ha detto...

Guarda che qui in Scandinavia in alcuni posti é anche peggio. Ho sentito storie in cui la prima selezione si fa con il cognome, ed anche se sei belga, tedesco, francese o italiano... out!

ImmoraleMaSincero ha detto...

ma scusate un attimo, di che discriminazioni stiamo parlando? Non è possibile che una azienda abbia politiche aziendali interne e che proprio in base a certi equilibri decida di non assumere alcune nazionalità troppo diverse dal resto dell'ufficio? Cosa interesse davvero alle aziende? La produttività!!! Vogliono mantenere un certo equilibrio, difficile da capire???? Un umore stabile, vi fanno produrre di più, produzione significa profitto!!! Meglio rischiare di perdere uno capace ma algerino, che rovinare l'equilibrio di mezzo ufficio senza tutta questa morale del piffero.
Non basta scendere dalla nuvola, bisogna pure svegliarsi!!!

Belguglielmo ha detto...

Non commento per decenza l'ultimo intervento. Rammento solo che siccome nelle democrazie occidentali la discriminazione e' vietata ovunque, anche il Belgio ha le sue leggi e strutture: le Centre pour l'egalite homme-femme e le Centre pour l'egalite des chances et la lutte contre le racisme. Ovviamente occore che le persone scartate sporgano denuncia e forniscano prove, il che e' piuttosto difficile... Comunque e' la prima volta che mi tocca sentire di tale considerazioni idiote a Bruxelles!
ps: Superpiccione non e' ben informato. La Commissione fa, talvolta, selezioni per lingua, per ovvissime ragioni. Anche se, vista la qualita' dei nuovi test d'ingresso generalisti, io quasi rimpiango le quote nazionali. Inoltre la Commissione non discrimina secondo la residenza, bensi' attribuisce una percentuale di remunerazione in piu' a chi proviene da un altro paese, come si fa presso varie organizzazioni internazionali. Sono d'accordo sul fatto che sia una misura discutibile, ma la discriminazione e' un'altra cosa, ed e'una cosa seria. Vuol dire vedersi negate delle possiblita' a discapito dei meriti effettivi. Lo puoi fare a casa tua, ma non in ambito pubblico o lavorativo.

andima ha detto...

@gattosolitario
mi lasci esterefatto :/

@ImmoraleMaSincero
è che ho provato a darmi qualche pizzicotto ma niente, proprio non riesco a svegliarmi

@Belgugliemo
grazie per il commento dettagliato. In effetti, se esistono le diverse strutture citate sarà per via del mix vivente nel territorio e, immagino, perché casi del genere non sono affatto isolati (esempio stupido: se in Italia abbiamo la commissione AntiMafia, è perché esiste la Mafia). Ovviamente, nel caso specifico, non so (e non credo/spero) se si tratti di decisioni aziendali o delle scelte di un singolo manager; lavorandoci da un anno e mezzo, mi aspettavo qualche stereotipo, qualche generalizzazione, ma non fino a questo punto onestamente: quello che posso fare è, secondo me, sensibilizzare nel quotidiano. Magari ci riesco, magari no (oh, in alcuni casi, non posso mica trasformare il legno in spugna).

Grazie per le info sulla Commissione, ammetto che lì le mie conoscenze si fermano alle facciate del Berlaymont! Ma sarebbe ora che mi legga qualcosa di dettagliato, devo solo trovare quella cosa, come si chiama, ah, sì, il tempo;)

Superpiccione ha detto...

Niente di più semplice:

Andima e Superpiccione (A e S) vivono tutti e due a Bruxelles. A da 5 anni e S da 6.

Cominciano lo stesso giorno alla Commissione europea, con lo stesso grado. Andima riceve una "expatriation allowance" del 16% del lordo dello stipendio, perchè proviene da un paese terzo oppure è in Belgio da meno di 5 anni e mezzo. S non prende niente per le ragioni di cui sopra.

La differenza è quindi il 16% dello stipendio...una quota consistente.

La beffa è che questo 16% andima lo riceve per tutta la sua carriera, mica solo per tre o cinque anni, ma per sempre!

ora se questa non è discriminazione proprio non saprei cosa lo sia allora...

max ha detto...

Io vivo in irlanda ed ho vissuto prima negli UK.
Sono dirigente in una multinazionale IT e vi posso assicurare che da queste parti le cose sono piu' serie.
Mi occupo molto di recruiting ed ho seguito vari training per prepararmi sulle metodologie di interview e sulla legislazione.

Vi posso assicurare che qui si valuta una sola cosa su uno straniero rispetto ad un locale. La competenza della lingua.
Per legge ad un colloquio non posso chiedere eta', nazionalita', religione, status, problemi familiari, se hai figli, se vuoi sposarti. ecc.
E vi posso assicurare che le aziende sono attente su questo aspetto. Facciamo interview anche telefoniche a ragazzi da ogni parte del mondo.
Di fatto, anche ambienti lavorativi molto "irlandesi" (tipo le aziende di consulenza come la mia) hanno un 20/30% di stranieri da ogni parte del mondo.
In quelle dove i "comunication skills" sono meno importanti, "the industry" come si dice da queste parti, la quota stranieri tocca anche il 60%, tranquillamente.


Episodi di razzismo qui se ne vedono pochi. E spesso riguardano le fasce degradate dlela popolazione vs i ghetti dei quartieri polacchi.

Abbiamo altre tipologie di problemi, che conoscerete sicuramente leggendo i giornali.

Mi stupisce comunque di sentire queste cose. Soprattutto in belgio
Non mi stupisce il commento di gatto solitario dalla scandinavia.
Ho visto documentari dove le famiglie svedesi vanno in giro al parco con la maglietta:"pura famiglia svedese".

andima ha detto...

@Superpiccione
Guarda, se è per questo andima nella realtà lavora con alcuni sgravi fiscali, il famoso RSI, per il solo fatto d'essere straniero al primo impiego in Belgio ed assunto dall'estero con skills particolari, ora non sto qui a descrivere le modalità, ma praticamente il governo belga fornisce questi sgravi per richiamare persone con in certo cv. Dove volevo arrivare? Beh il collega belga a parità di skills prende in netto molto inferiore al mio. Questa è discriminazione?

andima ha detto...

@max
Ho lavorato in anno in mezzo a Dublino e ti potrei fornire alcuni controesempi di episodi di razzismo nella mia ex azienda da irlandesi verso polacchi. Questo cosa significa? Niente, non bisogna generalizzare, certe cose possono accadere ovunque, ovviamente con diverse proporzioni, secondo me.

Probabilmente nella tua azienda si applicano certe metodologie, ma non possiamo dirlo di tutta l'Irlanda, ho i controesempi, così come non possiamo dirlo di tutto il Belgio soltanto in base a questo episodio.

andima ha detto...

Chiedo scusa per gli errori ma devo scaricare una tastiera migliore per Android, sto rispondendo dal cellulare e non è il massimo.

max ha detto...

@andima

possibile.
Bisogna capire se si tratti di razzismo dell'azienda, come policy interna nascosta, o sfotto' tra colleghi.
Sono due cose diverse.

Come ti dicevo. Sono sorpreso dell'episodio che ti e' capitato e credo si tratti di casi isolati.

Sono invece convinto che in altri paesi nord europei il problema sia diffuso piu' di quanto si possa immaginare.

Superpiccione ha detto...

@Andima: e scusa questi sgravi dureranno per tutta la tua vita lavorativa, anche fossero 40 anni?

che io sappia ci sono anche in Olanda questi vantaggi, anche in australia, ma dopo qualche anno svaniscono (logicamente)

@Belguglielmo: forse sei male informato tu. Fino a dicembre 2009 la commissione poteva (ed ha fatto) tranquillamente richiedere una sola nazionalità ai suoi concorsi, con la scusa che doveva riempire i suoi uffici di gente dei nuovi Paesi. Tra l'altro basta andare sul sito EPSO (specialmente qui: http://europa.eu/epso/apply/on_going_compet/hou/index_en.htm) per vedere che la solfa continua. Si reclutano capi unità Romeni..non che siano madrelingua romeno (il che sarebbe più logico), ma proprio Romeni della Romania. Se provassi a mettere un annuncio del genere "Cercasi esperto manager, selezione aperta solo a nazionali UK" vorrei vedere quanto ci metterebbero certe associazioni benpensanti a denunciarmi...

Secondo punto, il 16%. Sei ancora male informato Belguglielmo, la percentuale di remunerazione aggiuntiva non dipende dlla nazionalità o da dove eri quando sei stato reclutato, ma da dove sei stato negli ultimi cinque anni e mezzo. Se eri già in Belgio allora sei considerato "residente" e prendi il 6% (che, per inciso, è quello che prendono i Belgi), se invece sei di Roma e magari hai fatto già 4 anni in Belgio nel privato becchi il la quota del 16%. Ovviamente becchi anche 5 giorni ddi ferie aggiuntive (perchè sei di Roma che è a 1,500 km da Bruxelles) e pure una mini-tredicesima (ma se chiedi in Commissione negano di averla) che è un versamento annuale per "aiutarti" a tornare nel tuo paese, anche questo dipendente dalla distanza chilometrica (per Roma sono comunque più di 1,000 euro).

Ancora aggiungo: tutto questo vita natural durante. Cioè tra 30 anni, a parità di grado, ci sarà sempre questa differenza. e non ti sembra discriminatorio?

Facciamo cosi: pubblichiamo un annuncio a Palermo. "Cercasi manager per azienda IT. stipendio €100,000 se residenti in sicilia, €116,000 se residenti in altre regioni (più altri benefit).

andima ha detto...

@max
Sono convinto anche io che fossero casi isolati e sicuramente non politiche aziendali, tra l'altro ho ricordi bellissimi dell'ambiente lavorativo a Dublino e di Dublino. Volevo soltanto porre l'attenzione sul non generalizzare, su entrambi i paesi, sia chiaro. Non avrei mai immaginato certe pratiche nei paesi nordici, ma conosco poco quindi mi fermo qui e poi... devo ancora scendere dalla nuvola ;)

andima ha detto...

@Superpiccione
Durano fin tanto che rimango con il primo datore di lavoro, se cambio lavoro perdo gli sgravi, che comunque diminuirebbero se comprassi casa ed in altre casistiche, ma sicuramente non per periodi di 40 anni.

Belguglielmo ha detto...

Si', la storia dei cinque anni la conoscevo, la ragione storica doveva essere un vantaggio economico a compensare lo svantaggio di trasferire vita e famiglia e soprattuto rendere piu' attrativo l'impiego. Son d'accordo con te che sia discutibile, irragionevole o quant'altro, e che possa essere considerata una misura discriminatoria quando le condizioni a cui dovrebbe ovviare vengono meno o sono irrilevanti. Piu'grave e'quando la discriminazione si manifesta per esempio come un mancato rinnovo di contratto in caso di gravidanza, e ce ne sarebbero di casi da enumerare... I concorsi per nazionalita' alla Commissione ci sono sempre stati ad ogni ingresso di nuovi paesi, non vedo come non debba essere cosi', l'antidiscriminazione prevede anche le cosidette "misure positive" volte a garantire la rappresentanza minima (tendenza emersa negli USA legata al concetto di massa critica).

andima ha detto...

@max
volevo giusto chiarire alcuni punti perché oggi non potevo scrivere molto, scrivere da un palmare non è la cosa più comoda del mondo:)
Ho lavorato un anno e mezzo a Dublino e no, non ho mai sentito di episodi come quelli raccontati, ciò non esclude che nella mia azienda non abbia visto qualche episodio di razzismo, ma alla fine l'intollerante di turno ci può essere ovunque, è chiaro, in Irlanda così come in Belgio, come descritto nel post. Volevo soltanto porre l'attenzione nel non generalizzare nei due estremi e cioè: il posto x non è assolutamente razzista, quello y è totalmente intollerante.
In questo caso non credo si tratti di policy aziendale, quanto più delle scelte del selezionatore di turno che a quanto pare pensa a preservare non so cosa nel gruppo evitando di assumere persone "diverse". Purtroppo capita anche questo e son rimasto abbastanza deluso da quelle parole. Spero di poter dimostrargli che si sbaglia, ma non è una cosa facile, lo so.

@Superpiccione
credo che questo vecchio post potrebbe piacerti.
Per quanto riguarda la discussione in corso, volevo aggiungere che sono contento che diversi punti di vista vengano espressi in modo civile.

@Belgugliemo
Sulla gravidanza ne ho uno fresco fresco di oggi: ragazza italiana incinta presso un'azienda fuori Bruxelles e la proposta è stata: così non ci conviene, ti dovremmo licenziare, fatti fare un certificato medico di 9 mesi, ti paghiamo in malattia all'80% e poi tra 9 mesi ti licenziamo pagandoti altri 3 mesi, poi puoi pensare allo chomage (la disoccupazione, per chi non fosse pratico di Belgio).
E poi si lamentano che la gente non faccia figli..

kalojannis ha detto...

Solito intervento politicamente scorretto: ma in casa mia sarò libero di far entrare chi dico io? Traduco: nella mia azienda sarò libero di assumere solo impiegate con i capelli rossi e le unghie verdi senza per questo essere tacciato di razzismo?

Belguglielmo ha detto...

La risposta è molto semplice: no. Cioè, "no" se vivi in uno stato di diritto. Se uno vuole invece prescindere da secoli di riflessione filosofica e politica, di evoluzione storica, di battaglie sociali e mutamenti delle infrastrutture e dei mercati, puo' andare a lavorar in una fabbrica cinese o su una barca somala.

andima ha detto...

Quoto Belguglielmo

vinzInBxl ha detto...

La risposta è no, aggiungo, se non si ha una concezione feudale del diritto di proprietà che prevale su tutto il resto.

Ma dato che invece si tratta di un diritto relativo che la società ti consente di esercitare, allora deve sottostare a regole e limiti. Anche in una società capitalistica.

kalojannis ha detto...

Ragazzi, qui parliamo di un'azienda privata!
Visto che l'esempio del politicamente scorretto vi fa tanto scandalizzare, ve lo pongo in maniera diversa: se ho un bar (azienda-proprietà privata) sarò libero di assumere una cameriera che piace a me? O devo assumere quella che piace a voi?
Belguglielmo (e Andima): cosa c'entra lo stato di diritto? E sopratutto, che c'entrano le fabbriche cinesi o le navi somale? Non stiamo parlando di condizioni o sicurezza sul lavoro (quelle si imprenscindibili) ma di libera scelta nell'ambito di una libera iniziativa economica.

andima ha detto...

@kalojannis
ti rispondo per quanto ne sappia io, ma un parere esperto sarebbe migliore e, anzi, lo preferirei :) L'azienda privata, o il bar dell'esempio, non viene aperto in uno Stato senza leggi, senza diritti e doveri, aprire un'attività privata non vuol dire avere pieno titolo su qualsiasi cosa riguardi l'attività, dalle interazioni con impiegati alle interazioni con altre aziende. Esistono leggi che valgono anche per le attività private e che, in quanto esistenti, hanno aderito a determinate condizioni. Aprire un'attività privata non vuol dire "adesso faccio quello che voglio, l'attività è privata, è mia, assumo chi voglio io e come voglio io". No. Non funziona così e, aggiungo, per fortuna non funziona così, altrimenti non sarebbe affatto uno stato di diritto. Ecco, lo stato di diritto c'entra eccome. L'iniziativa economica non è libera ma deve sottostare a determinate condizioni, è libera in alcuni ambiti. Qui nessuno si scandalizza del politicamente scorretto ma ci sono dei concetti di base che mi sembrano ovvi.
Tu proprietario del bar, hai un'attività privata ma non puoi fare tutto e assolutamente quello che vuoi, non puoi inventarti un contratto così come non puoi dire "no, a te non ti assumo perché sei cinese, questa è la mia attività e decido io, è privata, sono libero di farlo". No, si chiama discriminazione ed è punibile, grazie al cielo, in Europa, ma non in altri stati, purtroppo. Eccolo, lo stato di diritto.
Esempio su cui mi sono documentato: parità tra uomini e donne. Se non assumi una donna soltanto perché pensi che, in gravidanza, potrebbe darti problemi, fai una discriminazione, giusto? Ecco, in Europa si applica la normativa 92/131 Cee secondo la quale tale discriminazione all'atto dell'assunzione è punita. Se stai discriminando, con la tua presunta libertà di scelta, sei punibile. Ovviamente dipende dalle casistiche, puoi pensarla in questo modo ma giustificarla in modo diverso, ci sono sicuramente delle sfumature, nelle quali quella libertà di cui parli potrebbe rientrare come discriminante tra diversi candidati magari, ma qualora esplicita discriminazione, esplicita, beh allora è punibile.

Ovviamente mi piacerebbe il parere di un esperto in materia, ma mi sto informando anche io, per quel che leggo sul web, e ad ogni modo questa è la mia opinione.

Belguglielmo ha detto...

Esatto. Riassumerei dicendo: il lavoro risponde al diritto del lavoro. Anche perché di "privato" c'è la proprietà dell'azienda, non il personale. In Belgio per fare un esempio, ogni struttura è tenuta a fornire un rapporto annuale, a titolo puramente descrittivo, all'Instituto per l'Uguaglianza Donne-Uomini (ma nessuno ne è informato).

Unknown ha detto...

Salve a tutti!!!! ritengo questo post molto interessante e sopratutto il commento di immorale ma sincero...
-Effetivamente credo che abbia proprio ragione, non si tratta di discriminazione si tratta semplicemente di criteri basati su "politiche aziendali" e lo dice uno che di questo tema se ne intende...Perche secondo me se un ragazzo come me che "perfortuna" e di nazionalita ITALIANA ma!!!!!!!! di origini marocchine si presenta in un colloquio di lavoro come ad esempio nel posto dove lavora Andima nel quale vengono applicate queste famose "politiche aziendali", saro valutato facendo riferimento sopratutto alle mie competenze e si trascurera il tema della nazionalita dato che sono ITALIANO... in questo caso non importera il colore della pelle, la religione, le orgini, la fama che si ha dei marocchini come ad esempio i miei genitori perche questo non rientra tra i criteri di valutazione basata sulla famosa "politica aziendale" della impresa...... Signori miei fino adesso ho scritto in maniera ironica ma parlandovi seriamente preferisco che si dica che in alcune imprese non si vuole a gente marocchina o tutto cio che possa sembrarlo punto e basta!!!!!!!!!!...invece di parlare di mantenere un certo equilibrio,umore stabile ma che assurditá?????????????

vinzInBxl ha detto...

Niente da fare.
Questa concezione feudale della proprietà privata in Italia è maggioritaria.
'Ho un terreno, è il mio e ci posso costruire sopra l'empire state building'.
Questo spiega un sacco di cose. Abusivismo edilizio, città che sembrano delle scatole di lego rovesciate, regioni intere ridotte a discariche di rifiuti tossici, evasione fiscale fuori controllo.

TopGun ha detto...

Mi accodo a quello che dice Vinz.

non è che se ho un capannone, ho uno spazio, di cui sono proprietario, ci posso aprire un forno crematorio.

L'esempio è duro mi rendo conto.

Semplicemente, siccome l'azienda è mia io posso violare il diritto al lavoro di uno che viene da una nazione che non mi piace?
pure se è bravo, è tranquillo, è competente?

Non c'è bisogno di invocare la legge o il diritto.
Basta una nticchia di buon senso.

kalojannis ha detto...

Mi sembrava di essere stato chiaro ma evidentemente non è così.
Non intendo fare un contratto ad hoc che sottoponga il lavoratore a carichi di lavoro non consentiti o lo sottragga alle condizioni di sicurezza legislativamente previste.
Intendo - e la legge me lo consente - assumere chi mi pare e piace (tranne i casi di collocamento obbligatorio).
Senza ovviamente violare le norme in materia di discriminazione: in altre parole non verrò mai a dirti che non ti assumo perché hai poco seno, l'apparecchio ai denti o sei verde, giallo o rosso.
La proprietà feudale non c'entra niente e mi fa pensare che qualcuno non abbia letto il mio intervento con sufficiente attenzione posto che non si parla di esercitare il diritto sugli uomini (ho precisato che la tutela sul lavoro è imprenscidibile) ma di avere la libertà di assumere chi si ritiene più competente (o più bello, se preferite, secondo la valutazione dell'imprenditore).
Ma tutto ciò mi sembrava già chiaro nei miei precedenti interventi.

andima ha detto...

@MOH1984
per un attimo ho pensato che non fossi affatto ironico :/
Comunque ancora non so (e non credo) se sia davvero una politica aziendale (no, non ci credo), ma credo sia più un modo di pensare di uno dei selezionatori, che ovviamente può apparire come politica aziendale, perché in quei casi, ai colloqui, rappresenta l'azienda. Ad ogni modo, sì, è un'assurdità, mi trovi d'accordissimo!

@kalojannis
Ecco, è a questo che mi riferivo quando parlavo di alcuni discriminanti, mi rendo conto che spesso la soglia tra discriminazione e scelta può non essere chiara, può essere confusa o mal interpretata. Se stai facendo discriminazione, probabilmente lo sai soltanto tu, perché ovviamente non dirai (spero) a Tizio "no, scusa, non ti assumiamo perché vieni dal paese x", anche se in realtà pensi esattamente questo. Ecco, in questo caso stai facendo una discriminazione, tua, personale, ma gli altri non la percepiscono perché hai detto di volere un cv con più competenze o perché y o z. Di scuse se ne possono trovare tante. Hai discriminato, ma non sarai punibile. Hai applicato quella che tu hai chiamato "libera scelta".

Però, però. Se il giorno dopo assumi Caio, che é il fratello gemello di Tizio ma non viene da x, per esempio, beh a quel punto la discriminazione è palese. La tua "libera scelta" può essere accusata di discriminazione e potresti essere punibile. E non lo decido io, né il mio buon senso, ma le condizioni a cui una libera attività commerciale si sottomette all'apertura dell'esercizio (ma, ancora, vorrei tanto la parola di un esperto).

Se riprendo la tua domanda del tuo primo commento "Traduco: nella mia azienda sarò libero di assumere solo impiegate con i capelli rossi e le unghie verdi senza per questo essere tacciato di razzismo?" e applico per esempio la normativa 92/131 Cee, la risposta è NO e probabilmente rischi da qualche multa fino a conseguenze più gravi (chiusura dell'attività? Non lo so). Perché è No? Si chiama Stato, altrimenti sarebbe anarchia. Un po' come la classica frase: libertà non è il diritto di fare tutto quello che si vuole, ma di farlo nel rispetto della libertà altrui. Chi gestisce queste relazioni tra le diverse libertà è la legislatura.

Certo, la legge ti consente di assumere chi ti pare e piace, senza violare le norme in materia di discriminazione - come hai scritto - ma allora qual è il punto? Che è discriminazione soltanto nel momento in cui ti scoprono o che non esiste affatto discriminazione ed è soltanto una questione di scelte?

vinzInBxl ha detto...

La questione per me è semplice. Il comportamento del manager di cui si parla nel post è discriminatorio e quindi giustamente illegale e sanzionabile. Punto. Che poi sia difficile da dimostrare, che sia più frequente di quanto si pensi è un altro paio di maniche.
Ma era e resta illegale.

Del resto anche il 95% degli autori di furti la fanno franca. Che facciamo? legalizzamo il furto?