Referendumonio

Insomma c'è chi non vuole andar a votare e c'è chi si batte per trascinarne di altri, ai seggi, in un nome del raggiungimento di un quorum che in realtà non è mai avvenuto negli ultimi referendum, tant'è che pur di raggiungerlo si pensa subito anche di annullare il voto degli italiani all'estero, per l'ennesimo pasticcio italico, dopo che la Cassazione ha cambiato il testo della domanda sul nucleare e allora non si sa che fare, con quegli altri italiani all'estero, quelli lontani, quelli che si indignano, quelli a cui non importa in fondo o semplicemente quelli che vogliono votare perché torneranno quest'anno, no, l'anno prossimo, no, l'altro, forse. Chi non vuole andare si rifiuta perché il referendum, come concetto, non ha senso, visto che poi cambiando qualche virgola loro, i politici, ripresenteranno il loro volere immutato, perché funziona così, è tutta apparenza e finzione, il cittadino soddisfatto del proprio contributo al cambiamento e il politico soddisfatto di avergli dato quella fittizia, temporanea, sterile soddisfazione; o si rifiuta perché disincantato da ogni forma di cambiamento, perché non andando a votare manifesta (in che modo?) il proprio sdegno e lancia (o crede di lanciare) un segnale ben chiaro, ma in realtà lascia decidere agli altri, i politici, s'intende. C'è chi invece vuole ad ogni costo votare e lo fa in preda a mille interpretazioni e propagande, che il referendum è contro il governo, che il referendum è per l'acqua pubblica, che il referendum è per un mondo migliore senza nucleare e tante altre semplificazioni errate ma convincenti, o semplicemente per raggiungere il quorum, che è come una lotta di tutti contro i pochi del potere. Eppoi ci son quelli che si dibattono sul quorum: il quorum è un concetto democratico perché permette solo alla maggioranza di poter cambiare qualcosa, il quorum è un concetto antidemocratico perché permette a chi si disinteressa delle sorti del paese di influenzare o addirittura decidere lo stato delle cose. Eppoi c'è chi vede il referendum come un'occasione per lanciare un messaggio, manifestare la propria voglia di cambiare e sottolineare (si spera) la presenza di massa nella vita politica del paese, per dar un senso ai lamenti quotidiani e un domani poter dire d'averci provato, almeno, ed essere andato in quella cabina elettorale anziché al mare, in vacanza o attaccato ad un'ideologia politica di destra pensando di difendere un governo che ha fregato un intero paese, dicono.
C'è da perderci la testa, insomma, ma si spera non il buon senso, che chi abbia davvero voglia di cambiare non si fermi a un semplice referendum ma dimostri la medesima volontà anche altrove, di fronte ad altri quesiti o in quei pochi spiccioli di potere che la democrazia lascia al popolo, sovrano forse della propria pensione, un giorno, magari incanalando le risate settimanali per le battute di Crozza in uno spunto per la rivoluzione, non di sangue ma costanza e coerenza, che quella manca spesso, tanto.

5 commenti:

pedro ha detto...

"o si rifiuta perché disincantato da ogni forma di cambiamento, perché non andando a votare manifesta (in che modo?) il proprio sdegno e lancia (o crede di lanciare) un segnale ben chiaro, ma in realtà lascia decidere agli altri, i politici, s'intende".

secondo me i disincantati sono quelli che ancora credono che sia la politica a decidere e loro ad influenzarla, andando a votare, quando i politici lo decidono e se lo vogliono (vedi referendum).

sono molto ignorante eppure capisco che la politica è semplicemente al servizio dell'economia che è l'UNICA padrona.
Poche persone, chiamali oligarchi, lobby, multinazionali, cartelli...che decidono su tutti, anche su culo flaccido e l'abbronzato americano che crediamo essere cosi' importanti.

Tutta questa partecipazione mi ricorda quando ero un illuso tifoso di calcio, pensavo che con la mia presenza, il mio tifo, potessi aiutare la mia amata squadra di calcio.
Poi sono cresciuto ed ho capito che sponsor, tv, scommesse, interessi leciti e soprattutto meno leciti, inflenzano molto di piu', anzi decidono per le sorti della mia squadra.

Il tempo lo reputo prezioso, non mi va di sprecarlo e lo utilizzo a fare qualcosa di davvero utile.
Mentre si votera' provvedero' a tagliarmi le unghie dei piedi :D

senza rancore! ;)

andima ha detto...

@pedro
nessun rancore, ma allora vale la scelta del lanciare un messaggio, almeno, se non si crede nell'effettivo cambiamento.
Se annulliamo, per assurdo, la partecipazione, se nessuno va a votare, si lancia il messaggio del disinteresse, si lancia il messaggio del "è tutto nelle vostre mani, fate voi" alla classe politica. Meglio questo?
Lo so, è tutto nelle loro mani ad ogni modo, ma tra il votare e il non andare a votare (ma tenere le unghie dei piedi perfette), dove fai di più il loro gioco?

Zax (Andrea) ha detto...

probabilmente avete ragione entrambi (Pedro + Andima). Credo che il referendum sia stato caricato di significati che non appartengono a questo stumento. Questo (probabilmente) è dovuto alla impossibilità di arrivare agli stessi 'traguardi' per la via (che dovrebbe essere la più adatta) politica.
my 2 cents

Andrea
PS: ma chi li raccoglie tutti questi cents ??? :-)

vinzInBxl ha detto...

Spunti molto interessanti. Provo a dirti brevemente la mia.

E' vero che molti referendum del passato sono stati poi disattesi dalla politica. Soprattutto quelli sulla casta, abolizione di misteri, finanziamento ai partiti, legge elettorale. Non sempre peró. L'Italia è ancora una repubblica, centrali nucleari non ce ne sono, aborto e divorzio fanno ancora parte dell'ordinamento. Ci penserei prima di buttare via lo strumento referendum come un ferro vecchio.


Questione quorum. Andrebbe abolito senza alcun dubbio. Primo è inconcepibile rendere decisivi gli ignavi che non votano. Ma soprattutto assegnare ai NO tutta l'area del non voto è una vera assurdita. I NO ai referendum partono con un incredibile vantaggio di partenza del 25/30%. E' troppo facile farli fallire.


Sugli italiani all'estero la questione è abbastanza controversa. Perchè da un lato ci siete tutti voi che state facendo i salti mortali per votare e meritate il più sincero apprezzamento. Dall'altra ci sono quelli che magari vivono all'estero da decenni, che hanno tagliato i ponti con l'Italia e che di norma non votano. Alle politiche, per dirne una, vota si è no il 30%. Ora è giusto che a decidere della costruzione di una centrale nucleare, ad esempio, a Foce Sele debba essere uno che vive in Giappone da 30 anni? Il problema onestamente esiste.

andima ha detto...

@Zax
Caricare di significati che non appartengono è uno sport nazionale, secondo me, in cui casciamo tutti, dalla semplice opinione alla propaganda, il referendum è come una partita di calcio. Però non ho smesso di aggiornarmi sul tema e alla fine nel post ho riassunto un po' (tramite i link) alcune reazioni al tema, ma ce ne sarebbero tante altre, impossibile elencarle tutte!
p.s. Hey, i tuoi cents sono una donazione al blog! Come ogni opinione condivisa, non fanno altro che arricchire queste conversazione e si spera qualcosa di più:)

@vinz
Sì, il referendum come strumento è ancora qualcosa di valido, ovviamente si dovrebbe andare al voto con una fiducia maggiore nella classe politica, pensando di non vedersi annullato il proprio volere dopo qualche mese. Poi c'è un'altra questione, quella del "sì, ma il popolo non può decidere su tutto" che se per assurdo indici un referendum del tipo "pensione per tutti a partire dai 40 anni?" l'economia del paese crolla senza batter ciglio. Ma questa è un'altra storia:)

Sul quorum sono d'accordissimo, i No partono partono nettamente in vantaggio e si lascia decidere agli altri, i politici, e non agli altri, il popolo che si interessa al paese.

Sugli italiani all'estero, beh sì il tuo esempio descrive benissimo una situazione strana, probabilmente andrebbero limitati nel tempo alcuni diritti (magari a vantaggio degli immigrati che vivendo nel paese dovrebbero acquisire il diritto di voto con più facilità). Però se penso ai miei nonni che dopo 39 anni in Germania poi son tornati in Italia, beh loro avrebbero voluto (ed hanno) continuato ad interessarsi al loro paese e quindi partecipare, anche dopo decenni, ad alcune scelte importanti. Sicuramente non è una questione facile, certo a lasciarla così com'è neanche funziona: disorganizzazione, ritardi e pasticci italici vari.