Certi regali son per sempre, o quasi

Poi ti ritrovi con gli scatoloni del trasloco che sembra infinito, quelli con la priorità più bassa e perciò delegati agli ultimi fine settimana, quelli rimasti ancora chiusi e di cui nessuno sa cosa mai possano contenere, quasi fossero degli scrigni segreti di popoli estinti o meteore piombate in notti ignote da mondi lontani, che loro, i mondi lontani, buttano cose così, nell'universo, a casaccio, e questo cose poi cadono dal cielo, prendono fuoco, sembrano comete, da lontano qualcuno dedica loro pure un desiderio e le indica col dito, e invece loro, nei mondi lontani, avevano magari semplicemente buttato la spazzatura e tu invece l'hai trasformata in sogni. Che siamo spesso così, coprofagi inconsapevoli.
E insomma ti avvicini ad uno degli scatoloni quasi con fare premuroso, che un movimento maldestro potrebbe innescare una reazione imprevista e micidiale, che ad aprirlo le pareti celebrali ti si riempiono di incognite ed ipotesi che puntualmente cadranno di fronte all'inatteso quanto inutile oggetto portato dietro di trasloco in trasloco e invece dopo aver spostato questo e lasciato cadere quell'altro, ecco che ti ritrovi tra le mani un foglio di carta che non lascia dubbi per forma e consistenza: è lui. Lo avevi davvero dimenticato ma salta fuori, quasi diffondesse una luce propria, come fosse il Santo Gral da alzare al cielo in segno d'idolatria, senza neanche scartalo inizi a ridere e t'accorgi subito dell'errore, dall'altra stanza lei ti domanda perché ridi, che non bisogna mai ridere senza calcolarne le conseguenze, quando si fruga negli scatoloni. E dici niente, niente, che hai trovato le solite cose inutili, che sarebbe bene buttarle e liberare spazio, bisogna sempre liberare spazio, che altrimenti si sta stretti, che sennò respiri la polvere degli oggetti del passato e ti droghi di ricordi anche quando sei in armonia con il tuo presente e non lo sai. Scosti un po' il foglio di carta e lo rivedi, lì, rosa, erano anni che non lo contemplavi così, che quasi ti mancava, regalo di laurea d'amici d'università, chissà perché portato con te dall'Italia a Dublino, dall'Irlanda a Bruxelles, per ricordare quella banda di esauriti dei tuoi amici, quasi fosse una foto di alcuni di loro, una sintesi, un contenitore di concetti, di tempi passati. Ah se potesse parlare! Per un attimo vorresti quasi accenderlo ma poi il rumore sarebbe troppo sospetto, più della risata di prima, e allora no, niente, con fare deciso lo rinchiudi di nuovo nella sua veste di carta e lo getti nella busta della spazzatura, quasi con rigetto, come fosse il più brutto dei rifiuti. Veloce, senza guardare, senza fiatare. Addio, vibratore a tre velocità.

4 commenti:

Zax (Andrea) ha detto...

cioè ... i tuoi amici ti hanno regalato un vibratore per la tua laurea ? dei grandi !

Andrea
PS: giustamente hai specificato 'a 3 velocità', i dettagli fanno la differenza :-)

andima ha detto...

@Zax
ehehe sì, tra i tanti regali c'era pure quello, che poi è diventato protagonista di tante cazzate che non posso raccontare in questa sede :)

Alla fine l'ho dovuto buttare, non era il caso conservarlo ancora in casa come souvenir degli amici... :S

EFM ha detto...

Stupendo AH AH!
L'inizio del post è così "creativo"...
Il passaggio del "creare spazio" così saggio!
Compliments!

andima ha detto...

@EFM
ispirazioni vibranti :)