Ti voglio bene, nonna

Quando al telefono ti dico che ci vedremo tra qualche settimana ma che sarà soltanto per una settimana e che no, non starò lì, a sud, ad agosto, quasi ti prende un colpo, nonna, se per un attimo il tuo acuto è riuscito ad attraversare anche il più impensabile tunnel gelminiano dal Cilento a Bruxelles, e perforare rapace i timpani innocenti del vicino di casa, soltanto perché per te, nonna, non è normale che io lavori ad agosto, tutto il mese d'agosto, come se poi fosse ancora la normalità, prendersi addirittura un mese di ferie e non lavorare ad agosto, come se in questi tempi di crisi irrisolvibile e disoccupazione rampante fosse ancora uno degli ambiti traguardi, un mese di ferie ad agosto, come se poi quella sorta di tradizione italiana si dovesse applicare inderogabilmente anche a me che vivo fuori, dove agosto non è lo stesso agosto, per fortuna, e non devi immaginarmi qui ad immolarmi eroicamente in un ufficio deserto soltanto perché, ad agosto, sarei di colpo stacanovista ammirevole, immigrato sofferente, ma poco importa perché tutto il mondo è il tuo orticello, sintetizzato e semplificato, nonna, e in applicazioni banali d'equazioni elementari tutto il mondo si dovrebbe fermare, ad agosto, non perché faccia troppo caldo o perché secondo teorie dubbiose non varrebbe neanche la pena lavorare, se tutti gli altri vanno in ferie, ad agosto, ma semplicemente perché è agosto ed agosto, nonna, nei tuoi schemi fa rima con vacanza, degli altri, nelle tue abitudini non si colora di lavoro e come pilastri biblici è una verità per fedeli devoti che non si discute nemmeno nel tuo orticello, figuriamoci per telefono.
In realtà non c'è logica nella leggerezza delle tue affermazioni memorizzate, nonna, quasi fossero intercalari che parlano di tradizioni e passato, impregnati di ricordi quasi centenari e legislazioni di luoghi comuni, come frasi aggiunte a condire un copione già recitato, ma bello da ripetere, come ritornelli a riempire silenzi altrimenti stonati. E sbaglio, a farmela poi tornare in mente, quella domanda leggera sul mese d'agosto, con un sorriso sottile che nasconde una tua immagine nella smorfia accennata, sbaglio perché era una domanda che non cercava nemmeno risposta, era un pezzo di sud, era un pezzo di te, nonna, che un giorno racconterò a chi spero tu possa vedere, era una di quelle frasi che, se poi non me l'avessi detta, ci sarei forse rimasto male. E ti voglio bene anche per questo, nonna.

3 commenti:

elle ha detto...

Che bella lei.
E bello tu, nipotino tanto legato!

rafeli ha detto...

poi dici "non mi leggi". mi racconti il post a voce in anteprima...

Maria Laura ha detto...

Era il primo marzo... Da qualche parte avevo letto un tuo post riguardante i tuoi nonni. Le telefonate, le solite frasi: "quando torni?, copriti, mangia..."
Ricordo di aver pianto e di essermi promessa di telefonare i miei adorati nonni maltesi.
Non ho fatto in tempo.
Lui, la mia guida, quanto di più bello mi abbia dato la vita... se n'è andato qualche giorno dopo. Il rimpianto di quella telefonata mancata mi accompagnerà sempre...