Un italiano messo a nudo

Qualche settimana fa al corso serale di francese la prof ha chiesto ad ogni studente di preparare una presentazione di 10 minuti per parlare di qualcosa di tipico del proprio paese. Qualcosa di tipico. Nel descriverlo, la prof si riferisce a qualcosa di turistico, qualcosa che si esporta, di conosciuto, qualcosa che appartiene al proprio paese. La prima presentazione è stata della ragazza della Repubblica Dominicana: una presentazione di spiagge naturali, palme e paesaggi paradisiaci, campi da golf immensi e tante altre info che alla fine veniva davvero voglia di partire il prossimo fine settimana e tuffarsi in quelle acqua chiare e trasparenti (e tu, appena arrivato a casa la sera, hai anche controllato i voli, dopato da quella presentazione ben riuscita). Poi tocca a te. Qualcosa di tipico dell'Italia. Ma a te non piace parlare di pizza, di pasta e mandolino o di mete turistiche sicuramente da apprezzare o di tante altre cose magari già conosciute o forse ignote, degne di nota, ma non c'è voglia di pubblicizzare il meglio, quasi fosse l'ennesima propaganda del paese del sole o del governo di chi ha addirittura salvato il mondo dalla crisi. E allora si parla della mafia. Qualcosa di tipico.

Quando raggiungi la lavagna, vuota in attesa di scarabocchi, un po' come la testa per un attimo vuota in attesa di un sospiro, la classe ti guarda impaziente, piena in attesa di notizie. E allora inizi, si parla della mafia, qualcosa di tipico in Italia, con espressione seria, partendo dall'Unità d'Italia, dai proprietari terrieri e l'approccio ancora feudale, passando per il fascismo e lo sbarco americano in Sicilia, per poi andare al dopoguerra brevemente, elencare i tipi di organizzazioni mafiose del Sud d'Italia e cercare di spiegare cosa sia un modo mafioso di pensare, di agire, di essere. E allora eccoli, gli scarabocchi alla lavagna, una mappa della penisola, la faccia di Marlon Brando e poi qualche freccia, tante parole e le facce di chi magari si perde tra il tuo francese imperfetto ed il tempo a disposizione, mentre qualcuno fissa l'orologio perché ha l'autobus che parte e altri che invece sono un fiume di domande, insaziabili. E tu sei lì, a cercare di rispondere, in quell'argomento troppo complesso (che incosciente) da poter essere affrontato in 10 minuti, che poi però diventano 30 perché le domande non si fermano e si passa a Mangano, a Dell'Utri, agli eroi moderni, perché il discorso continua e i ragazzi si appassionano. La ragazza albanese vuole sapere di più sulla Sacra Corona Unita, il ragazzo libico vuole conoscere le opinioni sulle amicizie con Gheddafi e la ragazza americana non si accontenta delle risposte su Berlusconi, i ragazzi tedeschi vogliono più dettagli sulla Ndrangheta. E tu parli, parli, purtroppo senza contraddittorio, dimenticando regole di grammatica e accenti e dittonghi, mentre la prof annota, qualche volta ti corregge, continuandoti a guardare con due occhi grandi e comprensivi, gli occhi di chi ascolta problemi mentre magari si aspettava sorrisi.

Ed eccolo là, un italiano messo a nudo. Senza la barba di Galileo o lo stile del Rinascimento, senza la coppa del mondo alla mano o il sorriso di Valentino Rossi, senza pizza e senza gelati, senza l'oscar di Benigni o la scollatura di Sofia Loren, senza spiagge e senza sole, via tutto quello di tipico che potrebbe far pensare ad alcuni di venire dal paese più bello del mondo o ad altri di vantarsi, esserne fieri, gonfiarsi il petto e cadere in facili sciovinismi e stereotipi centenari, gli stessi che probabilmente i ragazzi della classe si aspettavano di vedere, ascoltare, ammirare. E invece no. Adesso sanno qualcosa di più sull'Italia, qualcosa che non è il solito film di sparatorie e popcorn, un'Italia che non è solo turismo e foto, che non ha soltanto piazze luminose e piatti invitanti, ma anche conflitti d'interessi, mancanze di pluralità d'informazione, tasso di corruzione altissimo e quella mafia, tipica, di organizzazione e abitudini.
Poi vai via, tu che non volevi affatto sputtanare il tuo paese, ma soltanto mostrare qualcosa di tipico, vai via con quel senso di nudità imprevisto, un nodo alla gola, una tristezza profonda, quasi a non credere a tutte quelle verità raccontate, tutte d'un colpo, tutte insieme, forse troppe; e vai via con la consapevole amarezza che era davvero qualcosa di tipico.

8 commenti:

dancerjude ha detto...

ti apprezzo moltissimo... hai avuto un coraggio enorme, primo perchè parlare di questi argomenti in generale richiede uno sforzo notevole, proprio perchè si parla di argomenti veramente dolorosi, e secondo, perchè hai dimostrato secondo me quanto vale un Italiano vero con la I maiuscola, un Italiano COSTRETTO a lasciarsi tutto dietro, famiglia, amici, storia, cultura e quant'altro per andare in un paese dove magari ci sono molte cose in meno ma sicuramente molto rispetto in più, e tu l'hai spiegato sicuramente in maniera molto onorevole... grande Antonio!

andima ha detto...

@dancerjude
grazie per il supporto:)
onestamente non mi andava per nulla di presentarmi lì e parlare di qualcosa di tipico già magari ripetuto cento, mille volte, non volevo neanche però lasciare un'immagine troppo dura e magari personale delle cose, senza contraddittorio appunto, e rispondere a domande come se avessi la conoscenza assoluta o fossi l'oracolo tanto atteso. L'argomento era sicuramente delicato, da affrontare con più tempo e con maggiori conoscenze linguistiche (mie e dei presenti), ma ci ho provato e devo dire che non mi aspettavo un interesse così appassionato.
Questo non vuol dire che la ragazza della Repubblica Dominicana abbia sbagliato, sono scelte, lei ha preferito mostrare solo il bello, la cartolina e il paradiso che tutti vorrebbero vedere, io ho preferito parlare d'altro, qualcosa che non si legge sulle guide turistiche ma che c'è e che è indubbiamente tipico.
All'uscita del corso però mi ha assalito un senso di amarezza profondissimo, che quasi mi son pentito d'averlo fatto.

kalojannis ha detto...

Bravo.
Circa 10 anni fa, in quel di Bxl, un ragazzo di Barcellona mi chiese: "ma davvero in Italia il Presidente del Consiglio è proprietario di alcune televisioni?"
Già, sorprendente che non ti si chieda del sole e del mare, ma di qualcosa di (purtroppo) egualmente tipico :-(

Anonimo ha detto...

Come ti capisco! Mi ricorda quando io vado al corso di francese e proprio non mi riesce di parlare bene dell'Italia. Non perché pensi che in Italia sia tutto male, ma ammetto che c'è un po' di astio dentro di me, verso una paese del quale non riesco a sentirmi orgogliosa come invece vorrei.

Pensa che il mio prof francese (di origini italiane) da giovane ha vissuto molti anni in Italia (e s'è pure laureato in Italia) e mi diceva che gli sembravo lui da giovane quando non riusciva a parlare bene della Francia! :D

andima ha detto...

@kalojannis
sì, diciamo pure che alcuni conflitti di interessi che si son creati son davvero casi unici, che ovviamente sorprendono chi ci vede da fuori, ma a cui noi siamo quasi abituati e quell'abitudine è letale per il progresso, per il miglioramento delle cose.

@Daphnae
Sì, probabilmente ognuno tende a lamentarsi sempre un po' del proprio paese, che tu sia italiano o francese o tedesco, non importa quanto progredito sia il tuo paese, probabilmente avrai sempre di che lamentarti. Ma il mio non voleva essere un lamento, non voleva essere un parlar male, ma un diffondere notizie che magari dalle labbra di un italiano acquisissero un interesse diverso, cercando di scavalcare qualche luogo comune, evitando di dipingere tutto come sole e piazze.
Neanche io penso che in Italia sia tutto male e anzi, c'è sempre rispetto verso la terra che mi ha cresciuto e dove vivono famiglia, amici e tante altre persone che voglio bene, ecco il rispetto per un luogo passa anche attraverso il rispetto per chi ci vive, a maggior ragione se conosci. E se ogni tanto sembra che ci si scagli troppo contro, è perché si vorrebbe che le cose migliorassero, cercando di non cadere in una rassegnazione tanto letale quanto quell'abitudine di cui parlavo sopra con kalojannis.

andima ha detto...

[aggiornamento]
caspita, devo stare attento, se la Brambilla legge questo post, mi denuncia di sicuro, visto le ultime vicende! :/

p.s. ovviamente sono ironico

TopGun ha detto...

Bel post.
se la brambilla ti denuncia, noi denunciamo lei :)

Unknown ha detto...

Come capisco la sensazione... Molto spesso, quando scoprono che sono italiana e mi chiedono "Berlusconi?", partono delle discussioni che molto spesso mi sfuggono di mano e mi ritrovo con la stessa identica sensazione, con la stessa identica amarezza...